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Pop&Sports – eSports, la rivincita dei nerd

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Ero bambino, andavo in terza elementare e dovevo fare la comunione. Ero a casa e mi ricordo che mio padre si avvicinò, qualche giorno prima della celebrazione, e mi chiese cosa volessi come regalo. Mai avrei pensato ad una console, ancora giocavo a Yu-Gi-Oh e quello era il mio unico pensiero, in quel momento. Non sapendo cosa chiedere fu proprio lui a dirmi che mi avrebbe regalato la Play Station 2. Era il 2006, l’anno dei mondiali, il cielo azzurro sopra Berlino e l’Italia campione del mondo! Cosa potevo chiedere se non Fifa come gioco per la console? 

Incredibile, a ripensarci, quanto siamo andati avanti con i videogames, tra grafica aumentata, velocità e potenza. E mai avrei pensato, alla tenera età di 8 anni, che una passione come i videogiochi potessero diventare una potenza della nostra cultura sportiva e, in certi aspetti, una vera e propria disciplina olimpica. Ma cos’è questa disciplina che, con l’avvento del lockdown, ha visto ampliare quello che è già il suo vasto pubblico?

Gli eSports, abbreviazione inglese di Sport Elettronici, sono quelle discipline legate al videogames, praticate in maniera competitiva, con dietro un’organizzazione di eventi riconosciuti a livello mondiale. Difatti esistono tornei che hanno pubblico, arbitri, commentatori e montepremi, al pari di un vero e proprio evento sportivo tradizionale.

Sembra una cosa giovane, vero? Una moda nata ieri per i giovani che non vogliono alzarsi dalle sedia… Non è così! Se ci pensate bene, quella delle sfide a videogiochi esistono dall’alba degli tempi. Vi ricordate gli Arcade? I giochi come Pac-Man, Space Invaders, Donkey Kong. Che brividi, che nostalgia. Bene sono proprio loro che hanno creato i primi tornei. Più precisamente con Spacewar, videogioco prodotto dall’ MIT di Boston, quando, nel ’72, l’università di Stanford organizzò un torneo tra i suoi studenti. In palio, per i 24 partecipanti iscritti, un abbonamento annuale del magazine Rolling Stone. Successivamente, nel 1980, Atari Inc., società statunitense che produce videogiochi, organizzò un evento negli USA dedicato a Space Invaders, per la console Atari 2600, dove parteciparono ben 1000 persone. Grazie a questo torneo, nascono gli eSports Tournament.

Torneo di Space Invaders – esportsitalia.com

Dalla console, dieci anni dopo, nel 1990, si iniziò a passare al PC. Tutti i videogiochi che conosciamo, nelle versioni più recenti, presero forma proprio in quel periodo. Le competizioni, anch’esse per come le conosciamo, ebbero inizio da qui. Le sfide si fecero più avvincenti, dove, per decretare il migliore, non si basava più su un punteggio, ma con una sfida diretta: “che vinca il migliore!”, come si suol dire. Poiché internet era ancora in fase embrionale, furono create le sale LAN, sale giochi 2.0, nella quale chiunque poteva accedervi e provare a sfidare gli altri partecipanti. Chiamati LAN Party, erano manifestazioni anche non professionali, che solitamente si tenevano in queste sale giochi/internet cafè, dove un gruppo di persone aveva la possibilità di di giocare insieme, senza dover scontrarsi anche con le lente connessioni internet dei tempi. Nel 1997, fu organizzato il primo torneo eSports per come lo conosciamo oggi, il Red Annihilation Tournament, raccogliendo 2000 partecipanti e permettendo la creazione di una Lega per Cyberatleti Professionisti (CPL). 

LAN Party – radioamatorepordenone.it

Con l’avanzare della tecnologia, e 48 anni dopo il torneo a Stanford, le sfide diventano sempre più alla portata di tutti: tutto il web (il mondo) può sfidarsi e mettersi in gioco. La diffusione dei videogames tra gli hobby di qualsiasi classe sociale, grazie anche al suo costo non del tutto proibitivo, l’evoluzione di internet, grandi sponsor come Red Bull e l’organizzazione, su scala globale, degli spettacolari tornei professionistici hanno fatto sì che gli sport elettronici potessero essere visti come uno sport di tutto rispetto. La parola eSports ha preso un posto importante nell’immaginario collettivo. Per farvi capire la maestosità degli eventi, lo scorso anno, a Parigi, Riot Games ha organizzato il “League of Legends World Championship”, campionato mondiale del videogioco MOBA più famoso del mondo. L’evento è avvenuto nell’Accor Hotels Arena, ospitando 20.000 spettatori. In palio, alla squadra vincitrice (delle 24 partecipanti), la Summoner’s Cup, trofeo di 32 kg, e un premio in denaro, pari a 1 milione di dollari.

League of Legends World Championship 2019, Parigi , 20.000 spettatori – esportbet.com

A differenza degli sport classici, gli eSport che vengono seguiti per la maggiore sono: gli FPS (first person shooter), gli sparatutto in prima persona; i MOBA (Multiplayer Online Battle Arena) e gli RTS (Real Time Strategy), caratterizzati da strategia e pianificazione accurata, oltre ad una velocità fulminea di esecuzione di azioni (APM: Actions per Minute). In realtà, possiamo trovare anche altri generi, come quelli sportivi classici: si fanno strada anche tornei dedicati a FIFA e competizioni di F1 e Gran Turismo.

Come si è potuto vedere in questi mesi di lockdown, le squadre di Serie A, come anche la FIGC, hanno investito sui giovani talenti degli eSport. Basti pensare alla eNazionale, la squadra gaming di Coverciano, che nel periodo buio della quarantena è riuscita a vincere la competizione UEFA eEuro 2020. Non solo calcio, ma anche la FIA, col la F1 e la Formula E, si è adattata e ha reso disponibile, a chi interessato dei piloti, un assetto corsa per gareggiare, da remoto, in casa con gli eSports, creando un vero e proprio Campionato casalingo. 

Russell, pilota di Formula 1, alle prese col campionato casalingo, durante il lockdown – formulapassion.it

Prendendo tutte le forme d’arte dei giochi tradizionali, l’eSport è arrivato ad avere diversi mezzi di visualizzazione dei tornei. Twitch, la “nuova piattaforma” social, è senz’altro il mezzo più seguito. Questo social viola (per il colore del logo) permette di vedere in live i gamers impegnati negli allenamenti e nei tornei in qualsiasi parte del mondo e, se si vuole, si può supportare economicamente, con una donazione, chi si sta vedendo. Oltre a questo, anche Sky e DMAX hanno lanciato interi canali e programmi televisivi dedicati al mondo dei videogames: Sky GINX TV per la Pay Tv e House of eSports, programma tv tutto italiano, in streaming su DPlay. 

Gli eSports hanno preso il posto degli sport tradizionali? Certamente no. In Italia, soprattutto, i videogames possono sembrare ancora giochi per soli bimbi, che portano, addirittura, ad alienarsi dalla società. Invece, nei giochi elettronici, ci sono regole ferree, gioco di squadra, allenamenti e passione. Non è forse questo l’importante? Quello che lo sport tradizionale ci ha insegnato – disciplina, mantenere gli impegni e le emozioni legate ad esse – sono i punti forti che devono portare gli eSport ad essere accettati dalla massa. Basta discriminazione come nei film americani, dove i secchioni vengo bullizzati dagli atleti, perché giocavano a Dangeons & Dragons invece che uscire con le ragazze. E’ arrivata l’ora della rivincita dei nerd!

 

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