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Presentazioni F1: Aston Martin, un ritorno atteso 61 anni
Addio Racing Point, bentornata Aston Martin.
E anche se è una questione puramente di marchio – chi ci lavora, sotto la coperta, è rimasto piò o meno lo stesso della gestione Racing Point – siamo entusiasti nel vedere ripopolare la Formula 1 di marchi di valore mondiale come quello Aston Martin. Aston Martin che a differenza di un’altra scuderia che si può dire abbia aperto le porte a questo genere di partnership, e ci riferiamo all’Alfa Romeo, è quasi una novità per il Circus, ma andiamo per ordine.
Credits: SkySport
Farà un certo effetto rivedere una vettura tipicamente colorata di quel English Green (in chiave contemporanea) che ha fatto innamorare tanti tifosi, il sottoscritto compreso, della Formula 1. Se da piccolo mi aveste chiesto per quale Scuderia tifassi, avrei risposto: “Ferrari, ma se vincesse la Jaguar sarei altrettanto contento“. La Jaguar non vinse mai nelle 85 gare disputate tra il 2000 e il 2004, così non dovetti mai veramente scegliere per chi “tifare di più”. L’ultima vettura di quei colori ed eleganza fu appunto la Jaguar Racing R5, che poi lasciò il posto alla RedBull, e che se, come detto tra il 2000 e il 2004 non si aggiudicò alcun Gran Premio arrivando però a podio in due occasioni con Irvine, lasciò comunque il segno per la bellezza di quella vettura.
Figlia della Racing Point, e Nipote della Mercedes. Se la RP20 tirò su un polverone per le evidenti similitudini alla Mercedes W10 EQ che nel 2019 sbaragliò la concorrenza portando al 5° titolo iridato Lewis Hamilton, e per cui la Racing Point, oltre alla faccia, ci rimise 15 punti in classifica e 200.000 euro di multa, questa nuova AMR21 segna un passo deciso verso un nuovo sviluppo tutto originale, partendo però da quanto di buono la vettura del 2020 aveva portato. La RP20 che per buona parte della scorsa stagione fu la vera sorpresa, al netto degli incidenti diplomatici segnalati, del campionato: una vittoria, 4 podi e un giro veloce, sommati ai 195 punti totali – 122 in più rispetto l’anno precedente- conquistati nelle 17 gare ufficiali ci fanno capire il valore di quanto portato avanti dal team di Lawrence Stroll.
I piloti.
Lance Stroll, classe 1998, figliol prodigo del proprietario della Scuderia anglo-canadese, ha dimostrato nel corso degli anni di meritarsi il proprio posto nel Circus e di avere la voce per poter dire la sua. Lo scorso anno l’esplosione del suo talento, coincisa con quello della monoposto in dotazione, e la migliore stagione assoluta per piazzamento e rendimento in termini di punti, condita dai due podi di Monza e Sakhir e dalla pole position nel GP di Turchia raggiunta anche per le doti e sfrontatezza nella guida su bagnato. Così il pilota canadese a margine della presentazione della AMR21 in merito alla stagione che sarà: «Penso che il team possa lottare per le posizioni alte della classifica. Il piano è questo. Abbiamo fatto alcune modifiche aerodinamiche in alcune aree, così come prevede il regolamento, quindi speriamo che queste possano aiutarci. Dal punto di vista personale spero di migliorarmi, l’esperienza di Vettel può aiutare me e tutto il team».
Sebastian Vettel da parte sua non nasconde invece la propria voglia di ricominciare dopo l’avventura in Ferrari. Un amore, quello con la Scuderia di Maranello quasi unilaterale, con il tedesco finito per diventare il capro espiatorio dei deludenti risultati degli ultimi anni della Rossa. Critiche spesso esagerate e fuori luogo, il tedesco non ha comunque saputo essere brillante, come aveva dimostrato di essere in RedBull, nei momenti chiave del campionato, quando questo era ancora a portata di mano. Così l’ex ferrarista a margine della presentazione della monoposto del suo nuovo team: «Sono curioso di vedere come va il motore Mercedes. Qua si pensa in grande, l’obbiettivo sarà quello di arrivare alla vittoria, ma dobbiamo arrivarci passo dopo passo. Io mi sento di avere ancora un titolo Mondiale da poter vincere, l’età non c’entra in queste cose. Aston Martin per me rappresenta un progetto a lungo termine».
61 anni dall’ultima apparizione, l’Aston Martin prova a riassaporare la Formula 1. Un passato, come dicevamo, non particolarmente ricco di acuti come quello glorioso di Alfa Romeo: era la fine degli anni 50 quando la Scuderia inglese fornì il proprio supporto come costruttore alla David Brown Corporation, le due aziende avevano in comune lo stesso proprietario, proprio David Brown. Tra il 59 e il 60 si succedettero due vetture, la DBR4 e la DBR5 e tre piloti. il miglior piazzamento rimane da allora il doppio 6° posto conquistato nelle gare di Silverstone e al Circuito de Monsanto (Portogallo); il pilota più prestigioso ad aver guidato un’AstonMartin fu Maurice Trintignat.
Buona fortuna quindi al team anglo-canadese, i riflettori della stagione indugeranno senza ombra di dubbio sulla nuova vettura verde inglese, e chissà se come si vocifera, l’anno prossimo non possa davvero passare di qui un certo 7 volte campione del mondo ancora in attività. Intanto il 2021 è ancora tutto da scrivere e l’Aston Martin ha tutte le carte in regola per poter dire la sua.
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