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Il Semaforo Rosa – Rossi e Marquez, onnipotenti ma umani
Eroi che sanno essere fragili
Siamo abituati a vederli fare cose spettacolari in pista. Cadono e si rialzano. Quasi fossero fatti di gomma. Vanno oltre il dolore compiendo gesti e prestazioni sportive che noi comuni mortali non saremmo mai in grado di fare. Eppure anche loro sono esseri umani allenati alla paura ma che quando sentono il dolore, quello forte, rischiano di incrinarsi e non riuscire a tornare più gli stessi di prima. A volte i colpi subiti portano i piloti a cambiare il proprio approccio o stile di guida, ma a volte scatta anche quel click nella testa che li fa ragionare diversamente, una lampadina che si accende quasi come un avvertimento che poi rimane lì. Di esempi ed imprese nel passato ne è ricca la storia del mondo a due ruote, ma oggi voglio soffermarmi su due piloti che hanno scritto pagine e pagine di gloria del Motomondiale e che forse possono essere considerati i due centauri più forti della loro generazione. Rivali in pista, quasi amici per poi diventare nemici: Valentino Rossi e Marc Marquez. I due personaggi più distanti nel mondo della MotoGP ma allo stesso tempo accumunati da una grandezza eterna che li porta nell’albo d’oro della competizione. Il primo si è ritirato da pochissimo, il secondo si trova a lottare nella stagione 2022 per tornare a conquistare quella corona che ha fatto sua per ben sei volte di cui quattro in fila. Però sono accumunati da una cosa. Due infortuni gravi che forse hanno rischiato di abbuiare gli ultimi anni della loro incommensurabile carriera.
Si è incrinato qualcosa
Conosciamo la storia di Valentino. Forse, se non il più forte motociclista italiano e uno di quelli che ha è diventato leggenda sulle due ruote. Ha dominato per molti anni in MotoGP così come nelle categorie minori vincendo il titolo sia in 125cc che in 250cc. Dal 2001 al 2005 non c’era storia per nessuno ha vinto 5 Campionati del Mondo di fila a cavallo di Honda e Yamaha tra 500cc e MotoGP. Il suo strapotere interrotto nel 2006 e nel 2007 per noie tecniche e avversari formidabili riprende nel 2008 e 2009 sempre con la casa di Iwata quando vince i suoi due ultimi titoli. Da lì in poi qualcosa è cambiato. Certo l’età che avanza, la scelta di sposare una Ducati non competitiva all’epoca e altre situazioni hanno fatto si che il decimo titolo non arrivasse mai. Un aspetto secondo me da non sottovalutare è il brutto infortunio arrivato al Mugello nel 2010. Il primo grande infortunio della carriera di Valentino che lo ha visto stare lontano dalle piste tra i quattro e i sei mesi per la prima volta nella sua carriera. La rottura di tibia e perone di quell’anno magari non è il solo motivo del calo successivo di Rossi, anzi sicuramente non è stato solo quello, però c’è da considerare il fatto che proprio quel brutto episodio è coinciso con l’inizio della fase calante del Dottore che da quella stagione al 2021 si è rigiocato il titolo solo nel 2015 in maniera concreta. Dopo l’infortunio del 2010 Valentino si è rotto anche la gamba destra, però in allenamento e in una dinamica diversa da quella avvenuta tra le colline toscane, e che lo ha tenuto lontano dalle piste per molto meno tempo. Sicuramente l’avventura con il marchio della Motor Valley tra il 2011 e il 2012 e la scarsa competitività insieme al poco feeling con la M1 tra il 2017 e il 2021 non hanno aiutato Valentino a tornare ai suo albori però non è un mistero che un infortunio così importante possa influenzare l’atteggiamento di un pilota che a seguire con il passare degli anni comincia a fare più calcoli non sentendosi più onnipotente come quando era giovane.
Tornerà?
Quella di Marc è invece storia molto più recente. Nel primo gran premio del 2020 a Jerez è stato protagonista di una caduta nella quale la moto gli ha colpito il braccio causandogli una brutta fattura. Infortunio pesantissimo che gli è costata l’intera stagione e ben tre operazioni. Marc dopo quel brutto episodio è ritornato in pista nel 2021 presentandosi alla prima gara con ancora i postumi di un annata terribile. Nonostante il dolore e le sofferenze ha raccolto tre vittorie in Germania, ad Austin e a Misano. Sembrava in netta ripresa e che potesse tornare sui ritmi tenuti fino al momento dell’incidente ma un infortunio in allenamento a fine stagione gli ha risollevato un vecchio problema già affrontato, la diplopia. Già nel 2011 in seguito ad una brutta caduta dovette terminare la stagione in anticipo perché vedeva doppio. Dopo forti dubbi legati alla sua salute, Marc di è ripresentato ai test di Sepang pronto ad iniziare la nuova stagione anche come uno dei favoriti ma con molte incognite all’orizzonte. Marquez ha sempre vissuto un aura di onnipotenza anche nelle categorie minori quando era capace di fare cose formidabili sulla moto, che per gli altri erano impensabili. In MotoGP ha vinto il titolo al debutto assoluto e dopo è stato un dominio crescente con l’unica eccezione del 2015. Sembrava inarrestabile, la moto era un perfetto prolungamento del suo corpo al quale faceva fare ogni cosa lui volesse. Nel corpo a corpo devastante, sul passo gara un martello, nelle strategie astuto come pochi. Insomma ci hanno provato tanti ma in sette stagioni per ben sei volte il campione del mondo è stato lui. Nelle ultime stagioni tra il 2018 e il 2019 sembrava veramente protetto da un aura particolare perché era in grado di fare cose che prima non si vedevano sulle piste. Su tutte ci ricordiamo i salvataggi con il ginocchio o il gomito che hanno fatto scuola agli altri piloti, complice anche una moto che lo assecondava ma che nelle ultime stagioni si era mostrata molto fragile, ma lui ai problemi ci guidava sopra. Questo fino al Gran Premio di Spagna nel quale è occorso il terribile incidente. Poi un calvario durato moltissimi giorni, tanto dolore e tanta incertezza se mai il vero Marc potesse ritornare, perché da luglio del 2020 il pilota baciato da onnipotenza divina che avevamo conosciuto fino a quel momento non si è più visto. È stato lui stesso a dichiarare che il suo stile di guida è cambiato e non sarà più quello di prima, andrà alla ricerca di uno stile più pulito e preciso, ma non meno aggressivo che gli consenta di tornare a lottare per il mondiale. Insomma solo il tempo ci dirà se Marquez riprenderà il suo cammino da dove lo aveva interrotto ma in modo diverso e soprattutto se questo infortunio non sarà il limite che segna l’avvio verso la fase discendente della sua carriera.
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