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Rugby – Passione ROSSOBLU e il sogno accarezzato !! – 5 Giu

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Il Cammi Calvisano è campione d’Italia 2013/2014 di rugby Eccellenza. Ma la storia che Vi andiamo a raccontare è il punto di vista degli”sconfitti”, di una passione che nasce da bambino e che cresce fino a sfiorare il sogno, quello di 5 giorni fa. Onore ai vicecampioni e a Renato che ce ne ha raccontato le gesta.

 

 

Ho imparato ad amare lo sport a 4 anni grazie a mio nonno e a papà che ogni tanto mi accompagnavano a sbirciare fuori dallo stadio della mia città per vedere gli allenamenti e le partite della squadra locale.

Una squadra vera, che gioca nello stadio della tua città, davanti al proprio pubblico che tu inizialmente osservi con il naso incollato alle reti di recinzione per vedere quei giocatori che lottano e corrono sul campo con la divisa sgargiante alla ricerca della vittoria!!

Un giorno poi decidi di entrare in quello stadio. Inizi dal terreno di gioco e provi anche tu a dare un calcio a quel pallone, ma capisci subito che quel gioco non fa per te. E allora finisci per entrare lo stesso allo stadio pagando il biglietto e salendo sulle tribune per veder la tua squadra del cuore: una sola maglia, due soli colori…. Il rosso e il blu!!

No, non stiamo parlando del Bologna calcio ma bensì della Rovigo Rugby, la squadra della mia città natale che dopo tanti anni ancora oggi mi fa provare brividi ed emozioni uniche quando scende in campo.

Per una strana coincidenza del destino, i colori sociali sono gli stessi del Bologna e chissà non sia stato proprio il destino o qualcosa di inconscio a farmi adottare da Bologna dove vivo ormai da vent’anni. 

 

Chiedere a un tifoso di uno sport, cosa prova quando assiste personalmente alla vittoria di 4 scudetti (il primo dei quali a 4 anni) e quando, a 18 anni appena compiuti, si ritrova in piazza a sventolare le bandiere e a fare il bagno in mutande nella fontana del centro storico, trova da sé le risposte. Capisci che quei momenti saranno unici e si fisseranno in modo indelebile nella tua mente per tutta la vita!!

E lo capisci nel momento stesso in cui li stai vivendo!!

Quando poi la festa passa, nei giorni successivi alla vittoria, già pregusti poi i nuovi momenti vittoriosi che verranno!! La “fame” di nuove vittorie ti prende e ti assale in maniera automatica. E per un tifoso che vede vincere la sua squadra, diventa tutto così  incontrollabile!! Ho provato tante volte a spiegare a un non appassionato di questo sport, o anche a un “non sportivo”, quali sentimenti e quali emozioni si possano provare in quei momenti e ho sempre cercato di trovare il giusto paragone. Così, a chiunque me lo chiedesse, ho sempre detto “Prova a chiudere gli occhi e prova a ripensare a un momento di gloria che hai vissuto nella tua vita!! A un tuo successo personale!!” Chi di noi non ha avuto un momento vincente nella vita? Un momento in cui si è sentito un idolo o ha condiviso con qualcuno un successo? A quella domanda chiunque ha sempre trovato nel suo cuore la giusta risposta con sospiri e sorrisi di emozione simili in tutti i casi. So che non è un gran paragone ma sono sicuro che il momento della vittoria, suscita in ognuno di noi una gioia irrefrenabile sia esso vissuto nella sfera personale come in quella lavorativa o sportiva, sia esso un successo singolo come di gruppo.

 

E per un tifoso gli anni e la fame di vittorie sembrano non passare mai. Ma in realtà non è così! Ad oggi sono trascorsi ben 24 anni da quel 26 maggio 1990, quando vincemmo lo scudetto nr.11 della storia della Rugby Rovigo. E adesso che la mia squadra del cuore ha battuto in semifinale i campioni italiani uscenti, mi preparo già psicologicamente per la finale, la settimana successiva. Le emozioni nel rivedere i miei beniamini scendere nuovamente in campo per affrontare una finalissima scudetto, sono sempre le stesse di un tempo.

Come tutti i i tifosi, sento che anche questa volta, come le altre, la squadra ha bisogno più che mai di me e del mio supporto, soprattutto ora che la finalissima la si va a giocare sul campo del Calvisano con una tifoseria di casa completamente ostile tutta vestita di giallo-nero.

Riprendo così i contatti con i vecchi amici di allora per sentire se si stanno organizzando per la finale e per raggiungere il campo, ma tristemente scopro che le tribune dello stadio sono  piccole e non potranno ospitare un numero eccessivo di tifosi. I biglietti vanno a ruba ma poco importa se questo accade e non mi dò per vinto. Organizzo così una cena con amici che condividono la mia stessa passione per assistere in diretta tv all’evento.

La settimana di attesa fa crescere la tensione e l’adrenalina in corpo. Questa è la quarta finale dopo quella del 1990 da quando amo questa squadra, senza mai più riuscire a rivivere le emozioni della vittoria. 

E stavolta sento che è la volta buona. La squadra è carica. La tifoseria rodigina arrivata allo stadio, anche se poca, comunque è presente e si fa sentire. Il resto della Rovigo rossoblu è sicuramente come me, tutta davanti alla tv a tifare per i 15 giovanissimi “bersaglieri”, come vengono chiamati da sempre i giocatori della squadra.

L’atmosfera è fantastica. Il momento è unico e irripetibile e voglio godermelo nuovamente.

 

Poco importa se lo scudetto non arriverà. Poco importa se l’arbitro ci metterà del suo a complicare la prestazione dei “bersaglieri” con qualche espulsione piuttosto opinabile. Poco importa se la paura di perdere ad un certo punto ha il sopravvento sulla voglia di vincere. Poco importa se la rimonta del Calvisano è talmente travolgente da ribaltare il risultato  proprio nei minuti finali dell’incontro. Della cronaca della partita ormai hanno parlato abbondantemente tutti i giornali.

Ciò che conta è aver vissuto nuovamente emozioni uniche. Ciò che conta è aver accarezzato per 75 minuti un’altra volta l’emozione dello scudetto nr.12. Aver visto una squadra di ragazzi fantastici lottare, anche in inferiorità numerica, per cercare di non perdere la partita più importante dell’intera stagione.

Ma il lieto fine in questa favola comunque c’é e se alla fine non siamo stati noi i Campioni d’Italia, è stato come esserlo quando in campo, dopo il fischio finale, non si sono visti musi lunghi o lacrime amare versate da parte dei ragazzi rossoblu ma solo tante bandiere rossoblu tenute in mano e sventolate assieme a quelle dei vincitori.

E mentre si stringono le mani agli avversari che fanno il loro giro di campo con il trofeo, le bandiere dei vinti sventolano per uno scudetto comunque accarezzato fino all’ultima meta….

Bravissimi ragazzi. Ci avete regalato nuovamente un sogno.

Sono sicuro che l’appuntamento con lo scudetto è solo rimandato e il prossimo anno sarà quello giusto perché sarà l’anno ROSSOBLU.

 

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