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Rugby Test Match – Scozia v. Italia 34-13 – 12 Giu

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Nel futuristico quanto umidissimo impianto del “National Stadium” di Singapore, la sperimentale Italia schierata da Conor O’Shea regge l’urto anglosassone per circa un tempo, salvo poi squagliarsi inesorabilmente come neve al sole.  La Scozia, seppur priva dei suoi migliori talenti, resta comunque un competitor drammaticamente distante dal  nostro piccolo orticello e può bastare leggere il salatissimo conto pagato nel recente doppio confronto per farsene una ragione (appena 13 punti segnati contro i 64 subiti). Che altro aggiungere? D’altronde anche il “World Rugby Rankings” sembra sempre pronto a ricordarci implacabilmente come fra noi e gli Highlanders guidati da Towsend, ci siano la bellezza di 9 posizioni di differenza. Tante. Troppe.

La Partita dicevamo, vive in equilibrio giusto per una quarantina di minuti prima di genuflettersi davanti ai veri valori messi in mostra sul campo. Al piazzato iniziale di Russell (dopo la grazia di quattro punizioni concesse dagli azzurri in quattro minuti!), risponde quasi immediatamente  il piede di Tommaso Allan per un ben augurante 3 a 3. Partita equilibrata? Neanche a pregare. Prima dell’intervallo infatti, arriva il più classico 1-2 scozzese a sbriciolare ogni singola ambizione italica. Al 39’, Price sull’out sinistro è bravo (e per la verità anche fortunato) a trovare il pertugio giusto per il sorpasso. Un minuto più tardi tocca a Vissel – sul visionario calcetto a scavalcare la difesa di Russell – schiacciare l’ovale oltre l’ultima linea. Applausi.

Una sfuriata veemente. Una doppia sberla che affossa la flebile autostima azzurra, costringendo i nostri ad infilarsi negli spogliatoi sotto di 12 punti (15 a 3)

Nella ripresa il filo d’Arianna non cambia, anzi  è praticamente il medesimo. Nel giro di 6 minuti (42’ e 48’) Ford insacca una doppietta fulminea che congela definitivamente il risultato. Russell arrotonda dalla piazzola solo la prima marcatura, ma poco importa; l’incontro ormai non è più in discussione.

Al 65’, sul 27 a 3,  l’Italia batte un colpo. M’banda intercetta un passaggio a metà campo, pesta l’erba e poi regala un off- load straordinario per l’ incalzante Campagnaro che vola in meta. Un sussulto orgoglioso, nato più dal talento dei due migliori giocatori in maglia azzurra che da uno schema preventivamente studiato. Se non altro, un piccolo sorriso in questo buio pomeriggio.

Nel finale di match, con le bandiere già ammainate e la testa altrove, c’è spazio anche per la meta Hoyland (trasformata da Horne) e per quella di Esposito, pescato sul lungo linea destro dal millimetrico passaggio alla mano di Carlo Canna per un risultato conclusivo di 34 a 13.

Titoli di coda e tanti saluti alle ambizioni.

Da questo primo test match estivo emerge veramente poco sul fronte azzurro, se non la necessità di un ennesimo cambio di rotta, sottolineato anche dal selezionatore irlandese al termine dell’incontro: “la nostra indisciplina è stata la chiave del match, non è possibile essere competitivi a livello internazionale concedendo quindici calci piazzati e due cartellini gialli alla quinta miglior squadra al mondo”.  

È chiaro che dopo  quest’ ennesima delusione stagionale, trovare un briciolo di positività diventa complicato. La squadra senza i senatori è profondamente insipida e francamente gli unici a salvarsi dal baratro di questo pessimo pomeriggio orientale sono  Canna, M’banda e Padovani. Oltre ovviamente a Michele Campagnaro (fresco campione d’Inghilterra) ed unico vero talento italiano in assenza di Favaro e Parisse.

Adesso azzeriamo per la milionesima volta il contatore delle figuracce e concentriamoci sulle Fiji. Di meglio, al momento, non si può fare.

 

 

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