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Sarah Bovy: un’opportunità inaspettata, ma cercata
A volte basta non smettere mai di credere nei propri sogni. Anche quando la vita ti porta su altre strade, lontane dall’ambiente in cui speri di vivere seguendo la tua passione più grande e realizzando qualcosa che fin da bambina desideri. Si dice che trasformare ciò che più ci piace nel nostro lavoro sia l’aspirazione massima per tutti; a conferma esiste un detto famosissimo “Fai un lavoro che ti piace e non lavorerai un singolo giorno della tua vita”. Gli sportivi e nello specifico i piloti sono donne o uomini che si guadagnano da vivere facendo ciò che più amano, anche se dall’altra parte della medaglia ci sono rischi e situazioni che magari in un normale lavoro d’ufficio non avresti. Ma accontentarsi serve a poco, per questo moltissimi decidono di lottare per i propri sogni fino a che c’è un barlume di speranza, non smettendo mai di crederci. Chissà che un giorno quella porta non si apra davvero.
Chi è Sarah Bovy?
Oggi c’è una ragazza che corre molto forte, lo fa con una Lamborghini e in un progetto solido che le permette di vivere il suo sogno ad occhi aperti. Sarah Bovy è parte dell’equipaggio tutto al femminile di Iron Dames, nato dalla mente visionaria di Deborah Mayer. La belga è una pilota affermata nell’ambiente perché è forte, concreta e costante. Particolarmente veloce sul giro secco, ha dato più volte prova del suo talento portando ottimi risultati per la squadra. La prima pole position della storia del progetto in rosa l’ha conquistata lei, così come le altre che sono arrivate dopo. La prima vittoria alla 24 Ore di Spa del 2022 e i podi tra ELMS e WEC sono tutti traguardi dove Sarah ha messo tanto di suo.
Il piano B oltre al motorsport
Lei è una di quelle che non ha mai mollato, anzi nonostante si fosse ritrovata a fare altro non ha mai accantonato la sua passione per il motorsport, mettendosi sempre in gioco. La scintilla con i go kart è scattata a tredici anni e da lì è iniziata la scalata fino alle competizioni a ruote coperte, dove ha cominciato a fare qualche apparizione, supportata da alcuni sponsor che avevano creduto in lei. L’unico problema del mondo del motorsport è il lato economico. Montagna difficile da scalare e che a volte preclude la crescita e la scoperta di veri e puri talenti, i quali passano in secondo piano o abbandonano per mancanza delle giuste risorse. Sarah, consapevole del peso che i soldi hanno nel mondo dei motori, capì subito che avrebbe dovuto trovare un piano B, che magari poteva aiutarla nel portare avanti anche la sua carriera a quattro ruote. Iniziò a studiare marketing, anche per costruirsi una strategia per trovare più partner disposti a supportarla nelle gare, ma poi tali studi gli furono funzionali per altre collaborazioni e lei finì a fare la cacciatrice di teste per un’azienda farmaceutica. Bastò un incontro poi, che le cambiò la vita.
Un destino chiamato Spa-Francorchamps
Spa, alla 24 Ore molti anni prima della sua storica vittoria sul circuito belga insieme alla Iron Dames. Questi furono luogo ed evento in cui conobbe Giorgio Sanna, Head of Motorsport Lamborghini, che gli diede la chiave di volta. Come lei stessa ha raccontato, in un approfondimento conoscitivo fatto da Lamborghini sui suoi canali digital, Sarah dopo l’incontro con il dirigente della Casa del Toro ha cominciato a svolgere qualche attività di marketing e comunicazione per il marchio di Sant’Agata Bolognese. Ma Sanna evidentemente sapeva chi aveva per le mani e le offrì anche un posto come istruttrice di guida. Da lì l’occasione di correre un paio di gare per il Lamborghini Super Trofeo e farsi notare dagli addetti ai lavori. Andrea Piccini, co-fondatore di Iron Lynx, l’ha notata subito e l’ha voluta subito all’interno della sua squadra. Una come Sarah non si lascia andare via ed infatti da lì che poi è iniziato la sua avventura con le ragazze di Deborah Mayer. Lei stessa li aveva contattati tempo prima con una lettera per capire se ci fosse la possibilità di correre insieme, così come con altri team che aveva contatto lei direttamente.
Pilota amatoriale solo sulla carta, una professionista in pista
Il resto della storia è molto semplice. Qualche anno in Ferrari fino alla passata stagione e poi il ritorno in Lamborghini. Di Sarah tutti parlano bene da paddock a paddock. Una pilota che non è ancora professionista, ma che lavora come tale, cerca sempre di migliorarsi e cogliere tutte le opportunità che le si presentano per crescere come persona e atleta. Da quando anche lei è entrata a far parte della formazione magenta ha cambiato il suo approccio al lavoro diventando sempre più metodica e attenta ai dettagli. Iron Dames l’ha aiutata a diventare una vera professionista in tutti gli aspetti e se solo si fosse immaginata tutto questo tre anni fa, non credo che Sarah ci avrebbe creduto, ma forse in fondo sapeva anche lei che la sua occasione sarebbe arrivata, doveva solo farsi trovare pronta. Ora ha la possibilità di vivere il suo sogno e goderselo a tempo pieno ed oggi lei è la dimostrazione vivente che a volte nella vita basta non demordere. Prima o poi quella porta piccola o grande che sia, si apre.
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