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Chiacchiere da Bar…bieri – Dobbiamo parlare dell’AlphaTauri

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Durante le fasi precedenti il Gran Premio del Qatar, è accaduto un piccolo fatto simbolico, assolutamente non grave, che mi ha fatto drizzare le antenne. La griglia dell’autodromo di Losail era zeppa di ex calciatori, voluti dai sovrani qatarioti quali testimonial per l’imminente Campionato Mondiale di calcio, in programma a fine 2022. Tra questi c’era Marco Materazzi il quale, intervistato da Mara Sangiorgio, ha affermato che avrebbe tenuto per le scuderie italiane, quindi la Ferrari. Imbeccato dall’intervistatrice, ha anche aggiunto che avrebbe fatto il tifo naturalmente per Antonio Giovinazzi.

Ora, è chiaro che non sto considerando l’ex calciatore dell’Inter come un massimo esperto di automobilismo, ci mancherebbe altro. La sua uscita mi ha però fatto accorgere che qualcosa strideva in questo dialogo, facendomi balzare all’occhio un elemento mancante che già aveva colto la mia attenzione in passato. Non è infatti la prima volta che noto che la Scuderia AlphaTauri, con sede a Faenza, Emilia-Romagna, quindi in Italia, che corre con licenza sportiva italiana, venga trattata quasi come se non fosse un team del Belpaese. Se poi ci aggiungiamo che in mezzo al deserto Gasly partiva in prima fila, questa mancata considerazione grida quasi vendetta.

“Cosa c’è di italiano oltre alla Ferrari in F1? Ah già, l’Alfa Romeo! Ah no, quella in realtà è la Sauber… Ah, ci sono… La Pirelli!” (source sky.it, copyright Sky)

 

Credo fermamente che quanto fatto storicamente e negli ultimi anni dall’AlphaTauri (già Toro Rosso) sia degno di nota. Solo alla terza stagione in F1, nel 2008, colse la prima vittoria, bissata poi nel 2020, entrambe le volte nel Gran Premio d’Italia. Per una scuderia erede della Minardi, piccolo grande team poco considerato al tempo e poi, giustamente ma tardivamente, rivalutato come l’ultima piccola realtà nella storia della Formula 1, sono risultati di tutto rispetto, per rimanere cauti. 

Nonostante questi dati, l’AlphaTauri viene considerata dalla gran parte dell’opinione pubblica meno italiana dell’Alfa Romeo Racing Orlen che, a dispetto del title sponsor, è sempre la buona cara vecchia svizzera Sauber (e personalmente mi piacerebbe venisse chiamata e considerata come tale), altra realtà degna di rispetto ma con pochissime parentele tricolori.

Che sia la Ferrari (e l’universo che le orbita attorno) ad oscurarla? Sicuramente, visto che la Casa del cavallino rampante è uno dei brand più importanti al mondo. A volte sembra che “o sei con la Ferrari o sei contro la Ferrari”, ma non è solo questa la motivazione. Io credo che la poca considerazione in patria dell’AlphaTauri sia dovuta anche alla sua proprietà. La scuderia romagnola è infatti al 100% di proprietà di Red Bull, azienda tra i leader del settore delle bevande energetiche che possiede anche il Red Bull Racing. L’allora Toro Rosso nacque infatti come junior team della Red Bull e, finchè i regolamenti lo permettevano, schierava la Red Bull dell’anno precedente.

Basta questo per non porre la giusta attenzione sul secondo team italiano? A mio avviso no. Ok, i capitali sono stranieri. Ok, la proprietà è la stessa di quella di un team diretto concorrente della Ferrari. E quindi? E’ sufficiente questo a considerare l’AlphaTauri una delle tante scuderie di centro classifica, senza riservarle un occhio di riguardo? No. AlphaTauri, così come in precedenza fece il Minardi Team, ha avuto il merito di lanciare piloti e tecnici di livello assoluto. Un pilota italiano scalderebbe maggiormente i cuori da corsa della nostra penisola, concordo, ma ciò sta tutto nel programma giovani di Helmut Marko, che non è il primo degli stupidi. Un super consulente come lui, voluto da Dietrich Mateschitz in persona oltre vent’anni fa, ha mostrato alcuni lati deboli, ma certi talenti non se li è fatti scappare. Due su tutti Sebastian Vettel e Max Emilian Verstappen. Entrambi sono passati dalla Motor Valley lasciando indubbiamente traccia del proprio cammino, anche se pare non abbiano mai toccato il suolo italico. Quindi, se non ha ritenuto opportuno che, oltre a Vitantonio Liuzzi, nessun altro italiano corresse per la seconda scuderia del gruppo Red Bull, un motivo ci sarà.

Vista aerea della sede della Scuderia AlphaTauri, a Faenza, Emilia-Romagna, ITALIA. Ricordiamocelo. (source: www.automotorinews.it, copyright to the owners)

 

Anche all’indomani della vittoria di Gasly nel GP d’Italia 2020 ci fu qualcosa di stonato. Si diede più eco alla debacle Ferrari che al successo dell’altra casa tricolore. Un trionfo di una scuderia italiana sul suolo natìo dovrebbe fare notizia, ancor più se non si tratta della “scontata” Ferrari. Invece no. Un po’ di stupore iniziale e nulla più, come se fosse stata qualsiasi altra cenerentola del mondiale ad arrivare prima.

Sarà pur vero quello che diceva Enzo Ferrari, quando affermava “date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un’automobile, sicuramente la farà rossa”, ma se magari non nascondessimo il bianco e il blu, questo bambino avrebbe la libertà di emozionarsi anche per altre grandi imprese del motorsport tricolore.

Il dietro alle quinte della vittoria a Monza del 2020 (source: YouTube – Scuderia AlphaTauri, copyright to the owners)

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