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Statistiche e curiosità – Welcome to the USA

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Quartultima tappa del mondiale di Formula 1 2022, a giochi già decisi tocca al circuito di Austin portare un po’ di entusiasmo e tensione agli appassionati della Formula 1. La storia del Gran Premio degli Stati Uniti è forse la più intricata del mondiale, riviviamone insieme i vari passaggi e le statistiche.

Dalla 500 miglia al Gp di Las Vegas

Il Gp degli Usa non è solo Ausitn, e più in generale gli States non sono solo il Gp a stelle e strisce. La Formula 1 cercò di abbracciare fin dagli albori le organizzazioni motoristiche degli Stati Uniti in quel tentativo di rendere globale, o almeno occidentale, un campionato che sarebbe stato altrimenti a tutti gli effetti a completo appannaggio di squadre e circuiti europei. Nel 1950 venne così inclusa nel calendario la già celebre 500 miglia di Indianapolis, di fatto l’evento automobilistico d’oltre oceano più importante di quegli anni. Il progetto si concluse undici edizioni più tardi con poco entusiasmo e un’integrazione che non avvenne mai, un po’ per i costi, un po’ per gli interessi. Ci provarono Ferrari, Alfa Romeo e Maserati, tra i piloti ci provò Ascari, ma la 500 miglia era, ed è, fatta una filosofia troppo diversa dalla Formula 1. Nel 1960 si concluse l’esperimento Indianapolis mentre il fenomeno della Formula 1 comincia ad essere sempre più internazionale: Buenos Aires è tappa fissa del mondiale, si corre in Marocco e gli Usa si organizzano per un vero e proprio Gran Premio Nazionale.

Sebring, Riverside e Watkins Glen: tra il 1959 e il 1961 il Gp Usa cambia casa per tre volte prima che Watkins Glen diventi il circuito di riferimento per gli americani fino al 1975 e cioè fino alla suddivisione in Est e Ovest del Gran Premio a stelle e strisce. Nel 1981, l’anno dell’introduzione del Gp di San Marino e delle diatribe tra FOCA e FISA, si determinò il definitivo abbandono a Watkins Glen, gli organizzatori non versarono gli 800.000 dollari pattuiti, e l’introduzione del Gran Premio Caesars Palace di Las Vegas oltre che alla conferma di quello degli Stati Uniti dell’Ovest con sede a Long Beach, mantenendo di fatto a due il numero di gran premi attivi oltre manica. Ma si sa che non c’è il due senza il tre, e così nel 1982, per la prima volta, grazie al reintegro del Gran Premio degli Stati Uniti dell’Est, questa volta organizzato a Detroit, si gareggiò per tre volte nella stessa edizione negli Stati Uniti. 

Le pause e il ritorno ai tre Gran Premi

A Las Vegas, dove i box erano stati ricreati nell’area parcheggi del Caesars, non si corse più dal 82 e si tornò ad un unico circuito di rappresentanza dal 1985 con sede scelta a Detroit fino al 1989 quando toccò a Phoenix ospitare il gp locale fino al 1991, quando per la si decise che lo sforzo non valeva più la candela cancellando il Gp degli Stati Uniti. Dal 2000 al 2007 si tornò a correre ad Indianapolis, su un tracciato modificato rispetto all’ovale della 500 miglia, per garantire lo standard di spettacolo e performance delle monoposto di Formula 1. Standard che sicuramente non superarono le aspettative quando nel 2005, per i ritiri preventivi causati dalla scarsa affidabilità degli pneumatici Michelin, si presentarono al via solamente sei vetture con Michael Schumacher che riuscì a conquistare in quell’occasione l’unica vittoria di quella stagione. Ad oggi altre due pause, tra il 2008-2011 e nel 2020 si intersecarono alla costante di Austin come circuito nazionale e alle novità di Miami, da quest’anno, e Las Vegas dal prossimo.

Statistiche

La palma di pilota più vincente del Gp degli Stati Uniti va a Lewis Hamilton con 6 vittorie seguito da Senna e Schumacher a quota 5, mentre il costruttore con più primi posti è a sorpresa la Lotus di Senna e Clark con 10 vittorie, seguita dalla Ferrari, 8, e McLaren a 7. Un dato interessante che si evince dalla classifica costruttori è la durata e intensità del periodo d’oro Lotus per cui le 10 vittorie sono incluse in 17 podi totali, mentre una squadra più costante nel tempo come la Ferrari può sì vantare solo 7 vittorie ma in virtù di 25 podi.

Contando poi tutti i gran premi di F1 disputati nella terra di Ford e Corvette la classifica dei piloti più vincenti non cambia, cambia invece quella delle scuderie, con la Ferrari che balza al primo posto con 13 vittorie, seguita dalla McLaren, 12, e Lotus 11. 

Parlando infine espressamente del Circuito delle Americhe di Austin, le cose cambiano ancora una volta principalmente lato costruttori. Hamilton primeggia ancora con i suoi 5 successi, è anche il primo ad avere mai vinto su questo circuito, mentre è la Mercedes la Scuderia più vincente di sempre con 5 successi (4 Hamilton, 1 Bottas) . La Ferrari conta un solo primo posto nella capitale texana con Raikkonen nel 2018, mentre la RedBull due: uno con Vettel nel 2013 ed uno con Verstappen lo scorso campionato. Il record della pista appartiene a sorpresa a Charles Leclerc con il suo 1.36.169 risalente al 2019

Tra le vittorie più dolci per i tifosi italiani ricordiamo l’impresa di Michele Alboreto nel Gran Premio del Caesars Palace del 1981 a Las Vegas, la prima vittoria in Formula 1 del milanese scomparso ad inizio millennio al suo secondo anno di Formula 1 con una Tyrrell non irresistibile, e quelle di Giles Villeneuve a bordo della Ferrari nei Gran Premi d’America dell’Est e dell’Ovest del 1979, unico insieme a Reutemann ad averli vinti entrambi nella stessa stagione.

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