Altri Sport
I racconti del Commissario – Stefan Bellof, una meteora nella Motor Valley
Il Gran Premio di Monaco 1984 viene universalmente ricordato per avere rivelato il talento di Ayrton Senna che al volante della modesta Toleman stava ridicolizzando i grandi della Formula 1. Riguardando la corsa non è soltanto il recupero del paulista a colpire chi vi scrive, ma anche una rimonta fotocopia compiuta immediatamente alle sue spalle da un altro esordiente in quella annata con un’altrettanto modesta Tyrrell. Si trattava di un ragazzo nato nemmeno 27 anni prima a Giessen, allora Germania Occidentale, che stava scalando le gerarchie dell’automobilismo mondiale con una velocità pari a quella mostrata al volante di qualunque oggetto con almeno quattro ruote. Il suo nome era Stefan Bellof.
Troppo veloce
Dopo un inizio sui kart, Stefan esordì in monoposto vincendo subito il campionato tedesco di Formula Ford 1600 per poi ripetersi l’anno dopo a livello internazionale esordendo parallelamente in Formula 3. Già al terzo tentativo il biondo giovanotto venuto dall’Assia si piazzò davanti a tutti, ripetendosi in due gare successive. Nel 1982 passò in Formula 2 sulla artigianale Maurer spinta dal potente motore BMW. Nessun problema per Bellof, che vinse sul bagnato a Silverstone e ad Hockenheim. Sembrava evidente che si fosse davanti ad un talento purissimo e in breve arrivò la conferma anche con le vetture sportprototipo. Dopo il debutto nel campionato nazionale tedesco con una Porsche del Kremer Racing all’Hockenheimring arrivò anche quello nel mondiale alla 1000 km di Spa. Bellof mise in mostra capacità sconcertanti e la Rothmans, sponsor principale della squadra ufficiale Porsche, non se lo fece sfuggire. Affiancato all’esperto Derek Bell come “tutor” per il 1983, arrivò una tripletta di vittorie a Silverstone, Fuji e Kyalami, ma soprattutto l’impresa che lo consegnò per sempre alla leggenda delle corse. Nelle qualifiche della 1000 chilometri del Nürburgring sui 20.835 metri della mitica Nordschleife, Stefan mise a referto il tempo di 6’11″13 a 202,073 chilometri orari di media. 5,7 secondi meglio del compagno di squadra Jochen Mass, mezzo minuto più veloce della Lancia LC2 di Patrese–Alboreto. Nessuno avrebbe fatto meglio di lui in un evento ufficiale dopo quel 28 maggio 1983.
La Porsche 956 di Bellof e Stuck vincitrice della 1000 km di Imola 1984 (Wikipedia – Pubblico Dominio)
Tra F1 ed Endurance
Dopo queste prestazioni incredibili arrivò l’attenzione delle squadre della massima Formula. Dopo un positivo test con la McLaren, la Rothmans si oppose a cedere Stefan ad una squadra patrocinata dalla concorrente Marlboro. Il tedesco venne quindi ingaggiato dal “boscaiolo” Ken Tyrrell per il 1984 ed il 1985. Il materiale tecnico non era di prim’ordine, ma arrivarono altri due splendidi piazzamenti: sesto posto sotto la pioggia di Estoril nel giorno del primo trionfo di Senna e un quarto a Detroit. Le soddisfazioni fioccavano invece nel Mondiale Endurance, dove si alternava tra la Porsche 956B ufficiale e quella della Brun Motorsport. Nel 1984 Stefan si impose a Monza, Nürburgring, Spa-Francorchamps, Fuji, Sandown Park e si fece notare dagli appassionati della Motor Valley vincendo la 1000 chilometri di Imola in coppia con Stuck. La 956B nell’arancione Jagermeister che trionfò quel giorno in riva al Santerno è già parte della leggenda dell’impianto romagnolo. Inutile aggiungere che Bellof si laureò campione del mondo tra i piloti e, già che c’era, si prese anche il titolo tedesco.
Il mix perfetto
Ormai era chiaro a tutti che Bellof era il pilota che univa l’istinto e l’incoscienza di Villeneuve alla diabolica capacità sul bagnato di Senna, sommandovi la straordinaria capacità di saltare da una vettura all’altra di Jacky Ickx. Proprio il belga, stella indiscussa della squadra Porsche, si era ritrovato in casa questo velocissimo tedesco che venne estromesso dal gruppo dei piloti ufficiali per il 1985. Forse i vertici della casa volevano cercare di calmare l’ardore agonistico di Bellof o evitare discussioni interne, difficile dirlo. Sicuramente Stefan anche al volante della più datata 956 della Brun Motorsport al settantottesimo giro della 1000 chilometri di Spa era riuscito ad annullare il distacco dalla più recente 962 di Jacky Ickx sentendosi pronto per tentare un attacco alla prima posizione. Non in un punto qualunque ma nella curva simbolo del tracciato di casa dell’avversario: la mitica Eau Rouge. Peccato che Ickx stesse già impostando la traiettoria migliore anche in vista della successiva “esse” in salita del Radillon e il contatto tra le due vetture fu inevitabile. La biposto del belga si girò e colpì le barriere con il posteriore, senza alcun problema per il pilota. Quella di Bellof invece le colpì frontalmente ad una velocità di circa 260 chilometri orari, demolendosi all’anteriore ed incendiandosi. Il camera-car della vettura di Ickx mostra come Jacky fu il primo tra i soccorritori del collega, ma fu tutto inutile. Bellof rimase imprigionato nell’incendio con gravissime lesioni al torace, alle gambe ed alla spina dorsale che lo portarono alla morte prima dell’arrivo in ospedale. La storia di Bellof si chiudeva così a nemmeno 28 anni, senza i successi in Formula 1 che lo avrebbero fatto cristallizzato nella memoria del grande pubblico ma con il ricordo indelebile di quel tempo mostruoso al ‘Ring. Personalmente mi piace ricordarlo con la risposta data da John Watson ad Autosprint, quando alla domanda su chi fosse stato il più grande talento dimenticato della storia delle corse rispose semplicemente: Stefan Bellof.
La rimonta di Bellof al Gran Premio di Monaco del 1984 (Formula 1 Amarcord su YouTube)
Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook