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Racconti Rari – Divina Nigro: un’italiana all’Olympiakos
Racconti Rari – Tra le tante storie che Bologna porta con sé quella di Divina Nigro, venticinquenne cosentina, è veramente particolare: un amore totalmente folle nel confronti della pallanuoto, accompagnato parallelamente da sei anni di studio presso l’Alma Mater di Bologna nella facoltà di Veterinaria. Un percorso fatto di alti, bassi, cambiamenti e stravolgimenti, con un’unica costante, la pallanuoto, che ad oggi ha portato la classe ’97 calabrese ad essere parte di uno dei club più prestigiosi d’Europa, l’Olympiakos Pireos.
Una personalità poliedrica, dai mille interessi, con una forza di volontà fuori dal comune e dall’immenso talento tra i pali, che ha portato Divina a giocare in diversi club italiani (Cosenza, Pescara, Milano, Verona, disputando proprio con la società scaligera per la prima volta l’EuroLeague) ed europei, toccando la Francia, a Lille, e la Grecia, dove dopo l’esperienza dello scorso anno all’Aek è arrivata la chiamata da una squadra senza bisogno di presentazioni come l’Olympiakos.
«Ho iniziato a giocare da piccola quasi per caso – racconta Divina – senza pensare di potermi innamorare così tanto di questo sport. A Cosenza eravamo un gruppo giovane, composto da ragazze del posto, che nel giro di pochi anni è riuscito a raggiungere risultati incredibili. Il nostro allenatore, scherzando, ci chiamava “bimbe terribili, proprio per ricordarci come noi ragazze venute dal niente fossimo arrivate a giocare per vincere scudetti giovanili e promozioni in massima serie, categoria che è arrivata nel 2014. La mia prima partita di A1 è stata a 16 anni, contro il fortissimo Orizzonte Catania, e ricordo come se fosse ieri le emozioni che ho provato al momento del mio esordio: non potrò mai dimenticarle, anche perché sono le stesse che, a distanza di 10 anni, provo ogni volta che scendo in campo per giocare una partita».
«È arrivato il momento, poi, di lasciare casa mia, sia perché avevo voglia di sperimentare la vita nelle grandi città, sia perché sentivo Cosenza essermi stretta. Ho così abbandonato il gruppo con la quale sono cresciuta e mi sono trasferita a Bologna, giocando però in altre realtà, come Pescara, Milano e Verona, continuando parallelamente i miei studi universitari: il mio unico punto fisso, in quegli anni, è stata la pallanuoto. A Verona credo di aver vissuto i miei anni più belli, qui ho disputato per la prima volta l’EuroLeague, giocando in campo contro alcune delle più forti giocatrici del panorama internazionale, ma soprattutto ho trovato nella mia squadra una vera e propria famiglia, capace di capire le mie difficoltà di dover gestire una vita “parallela” tra università e pallanuoto. Grazie a loro sono stata capace di gestire continui viaggi in treno, allenamenti da sola, lezioni ed esami. La mia vita era veramente folle in quel periodo – sorride – ed ero perennemente di corsa per riuscire a fare tutto: volevo dimostrare a me stessa che sarei riuscita a studiare e parallelamente laurearmi in tempo».
Il talento porta cambiamento, così come è accaduto nel 2021, quando è arrivata per Divina la chiamata di uno dei club transalpini più forti d’Europa, il Lille, squadra che disputa anche la Coppa Europea. Non una nazionale top in Europa (anche se la Francia sta, negli anni, affermandosi nel panorama pallanuotistico continentale in maniera sempre più convincente) ma una perfetta occasione per sperimentare, cambiare e fare esperienza sia in ambito universitario che sportivo. «La stagione 2021/2022 l’ho trascorsa in Francia, sia per giocare, sia per completare il mio percorso universitario – spiega – perché un mio professore mi aveva proposto di effettuare un tirocinio tra Parigi e Londra. La mia scelta è caduta su Lille, città dove avrei potuto giocare ad alto livello e parallelamente viaggiare tra l’Inghilterra e la Francia. È stata la stagione più difficile della mia vita, perché, secondo accordi, la mia presenza sarebbe stata limitata al campionato europeo, senza disputare partite nella Lega francese: non essendoci qualificate alla seconda fase di EuroLeague, sono tornata in Italia a gennaio. Giocare solo la metà di una stagione a 23 anni per me è stata psicologicamente una batosta. A Bologna ho terminato i tirocini, continuando ad allenarmi in vista dell’anno dopo, ed ho avuto la fortuna di essere stata circondata da persone che mi hanno aiutata e supportata, in primis i ragazzi della De Akker Bologna, che a suo tempo militavano ancora in serie A2, e Stefano Posterivo, allenatore del Plebiscito Padova. Col senno di poi, credo che tutte le difficoltà di quell’annata siano state legate alla mia testardaggine, perché non ho mai voluto rinunciare a nulla. Tuttavia, credo che sia stato proprio merito dell’esperienza a Lille se ora so quello che desidero per ora realmente dalla mia vita» aggiunge, sincera.
«Mi sono laureata a luglio 2022, e dopo aver raggiunto quel traguardo ho deciso di darmi un’altra possibilità di giocare all’estero: la telefonata dell’Aek, squadra di Atene, ha dato così il via alla mia esperienza in Grecia, dove ho potuto anche approfittare della mia doppia cittadinanza, perché mia mamma è greca. Qui ho cambiato ogni aspetto della mia vita, a partire dalla lingua e dalla routine: il campionato disputato mi ha permesso di farmi notare da altri club ellenici, e in estate è arrivata la chiamata dall’Olympiakos, una delle società più prestigiose d’Europa. L’Olympiakos – sorride – è la sfida più stimolante della mia carriera: è un club di altissimo livello, oltre che un punto di riferimento culturale per il mondo greco, del quale faccio parte anch’io».
«Il mio percorso sportivo mi ha permesso di vivere e visitare posti in ogni angolo del mondo, assorbendo modi diversi di concepire la pallanuoto e i valori che questo sport ha di paese in paese. L’esperienza più bella del mio curriculum è stata certamente quella in Zimbabwe, dove in un camp al quale ho partecipato due anni fa ho avuto la possibilità di confrontarmi con un mondo ed una mentalità totalmente nuove, insieme ad un modo di vivere ed insegnare la pallanuoto molto diversi da quelli ai quali sono stata abituata, trattandosi di un paese dove questo sport è in via di sviluppo. Mi sono allenata in tantissimi posti, sfruttando le mie conoscenze nell’ambito, e ho conosciuto tantissime squadre in questi anni in giro per l’Italia e per l’Europa».
Un percorso sportivo accompagnato, in tutti questi anni, da una brillante carriera universitaria, terminata per tempo e col massimo dei voti nel luglio 2022. Non è facile eccellere tanto nello studio quanto nello sport, men che meno farlo vivendo una vita movimentata come quella che Divina ha avuto negli ultimi 6 anni, seguendo lezioni e prendendo subito dopo il treno per raggiungere Pescara, Milano o Verona, oppure scrivere la tesi volando tra Londra e Parigi. «Lo studio ha accompagnato tutta la mia carriera: per me ha rappresentato sempre la possibilità di avere un futuro che prescindesse dalla pallanuoto ed il fatto di avere una vita fuori da quell’ambiente che spesso tende a “risucchiare” anche la vita privata delle persone. Sono una persona con tanti interessi ed attualmente sto frequentando un master online per cercare di rimanere aggrappata al mondo del lavoro, ma – ammette sorridendo – è la pallanuoto il vero motore di ogni mia scelta. Ho dedicato la mia vita a questo, e mi sono resa conto che per puntare al vertice è necessario fare tante rinunce: sono sempre riuscita a mantenere sport e studio su due linee parallele, ma si deve arrivare ad un punto in cui uno dei due ambiti deve prevalere sull’altro».
Tanti anni passati in giro per l’Italia e per l’Europa, ma con un solo punto di ritorno, Bologna. «Bologna è stato un punto fermo nei miei anni dove tanto ha vagato – dice la classe ’97 – ed occupa un posto importante nel mio cuore, perché è stato il mio luogo di crescita per ben sei anni, dove ho vissuto fasi anche molto complicate che tuttavia mi hanno anche molto formata. Sento Bologna come una parte integrante del mio percorso, sede dei miei studi e punto di ritorno dopo ogni allenamento o stagione. Per me lasciarla per trasferirmi in Grecia è stato forse più traumatico che lasciare Cosenza, per quanti legami ed esperienze ho vissuto lì».
Capita a chiunque, nel proprio percorso di vita, di fermarsi per riflettere se quello che sta accadendo sia giusto, sbagliato, frutto di un capriccio o di una passione, di un investimento corretto o totalmente errato. «In uno sport come il mio, capita spesso di domandarsi se le scelte che si fanno sono quelle giuste, ed io personalmente non mi sono ancora data una risposta. L’unica cosa della quale sono certa è che questo sport fa parte di me visceralmente, mi rende la persona che sono e che amo la sensazione del buco nello stomaco che ho un momento prima che il fischietto sancisca l’inizio di una partita. Amo la stanchezza dopo un allenamento impegnativo, ed ogni giorno lavoro per essere più sicura di me e di sentirmi all’altezza delle cose che faccio. In questo momento, sebbene io abbia sempre cercato di essere anche “altro” oltre ad un’atleta, sto scegliendo in maniera consapevole di esserlo, scoprendo giorno dopo giorno tutto quello che è associato a questo termine».
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