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Storie Olimpiche – Berlino 1936, le Olimpiadi della propaganda Nazista

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La sconfitta nella Prima Guerra Mondiale non permise a Berlino di ospitare i giochi nel 1916. Nel 1931, anno in cui vennero designate le città per ospitare i giochi del 1936, le città rimaste in competizione erano Barcellona e Berlino. Il Cio voto con 43 voti a favore della città tedesca. Così prese vita una delle edizioni più controversie della storia dei Giochi Moderni. A livello organizzativo, sportivo e commerciale rappresentarono uno dei massimi vertici mai raggiunti, grazie alle infrastrutture moderne, alla massiccia partecipazione e alla prima presenza della televisione in un’Olimpiade. Tutto bellissimo, ma purtroppo la manifestazione fu utilizzata da Goebbels come strumento di propaganda per il regime nazista di Adolf Hitler

Spagna e Unione Sovietica non parteciparono alla competizione in diserzione al regime del Fuherer. Presenziarono invece gli Stati Uniti che dovettero inoltre abbandonare il primato nel medagliere dopo quasi 30 anni di dominio. I tedeschi infatti conquistarono ben 89 medaglie (33 ori) contro le 56 degli americani (24 ori), non salendo sul podio solo in tre discipline: calcio, polo e il neo-ingresso basket. Gli azzurri, dopo il grande successo di Los Angeles, non riuscirono a posizionarsi altrettanto bene anche in questa edizione, dove comunque arrivarono al quarto posto nel medagliere generale, conquistando 22 medaglie complessive di cui 8 ori. Gli italiani primeggiarono come solito nella scherma, collezzionando 4 ori su 7 e 9 medaglie sulle 22 totali. Inoltre, vinsero il torneo di calcio, dopo la vittoria ai mondiali del ’34 e del ’38, confermandosi di fatto come la migliore squadra del decennio. L’oro più importante fu quello però di Ondina Valla negli 80 a ostacoli: si trattava del primo oro femminile azzurro alle Olimpiadi. 

Fu però americano il personaggio copertina di questa edizione: Jesse Owens. L’atleta afroamericano che si aggiudicò 4 ori nei 100m, 200m, 4x100m e salto in lungo. Un’incredibile impresa che verrà replicata solo da Carl Lewis quasi 50 anni più tardi. Secondo la tradizione Hitler, furibondo per il successo di un atleta di colore, si rifiutò di salutare Owens. Lo stesso velocista però ha sempre negato l’episodio. Tuttavia, il Fuhrer lasciò lo stadio prima della cerimonia di premiazione e qualche giorno dopo inviò al “fulmine d’ebano” un suo ritratto firmato.  “Quando sono tornato nel mio paese natale, dopo tutte le storie su Hitler, non ho potuto viaggiare in autobus. Dovevo andare alla porta di servizio. Non potevo vivere dove volevo. Non sono stato invitato a stringere la mano a Hitler, ma non sono stato nemmeno invitato alla Casa Bianca per stringere la mano al Presidente.” Ha successivamente dichiarato Owens, subendo così le conseguenze delle sue gesta.

I giochi della IX Olimpiade furono anche gli ultimi a cui assistette il barone De Coubertin che l’anno successivo morì, come da lì a poco anche altri milioni di persone. La guerra stava per cominciare e di sport si sarebbe riparlato solo 12 anni dopo. 

 

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