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Storie Olimpiche – Il trionfo di Los Angeles 1932 e “Babe”, l’atleta poliedrica
Una seconda occasione non la si nega a nessuno. Nel 1932 a Los Angeles gli americani furono chiamati a far dimenticare a tutti la vergognosa Olimpiade di Saint Louis. Riuscirono nel loro intento e diedero vita a una delle edizioni dei giochi meglio organizzate fino ad allora. Il Memorial Coliseum, uno stadio da 101mila spettatori, e la costruzione del primo vero Villaggio Olimpico, con oltre 500 bungalow e cowboy a cavallo a sorvegliare la zona, furono il fiore all’occhiello della manifestazione.
Le colline di Hollywood fecero da sfondo a questa X Olimpiade. Un’edizione a cui parteciparono 1408 sportivi, meno della metà degli atleti impegnati ad Amsterdam nel 1928, ma che vantò la massiccia presenza di star del cinema e dello spettacolo, sia alle gare sia nelle serate degli atleti più scapestrati.
Oltre all’Olimpiade di Saint Louis, i padroni di casa dovevano anche farsi perdonare la deludente prestazione di Amsterdam 1928. E anche questa volta ci riuscirono: conquistarono il doppio delle medaglie rispetto all’edizione di quattro anni prima, ben 103, di cui 41 medaglie d’oro. A sorpresa subito dopo gli yankees nel medagliere si posizionò l’Italia collezionando la bellezza di 36 medaglie, dodici per metallo.
A causa delle difficoltà economiche legate alla Grande Depressione del 1929 venne concordato che le Olimpiadi sarebbero durate due settimane (30 luglio – 14 agosto), esattamente come accade oggi. Inoltre, vennero introdotte discipline come l’atletica, i 50km di marcia e il lancio del giavellotto. A causa della poca popolarità di cui godeva in America il calcio venne escluso dal programma olimpico. Infine, vennero introdotti due grandi elementi: il podio e gli inni nazionali suonati durante le premiazioni.
Emblema dello sport femminile Usa fu Mildred “Babe” Didrikson, norvegese d’origine e soprannominata “Babe”, paragonata a Babe Ruth per le sue grandi imprese nel baseball. Mildred Didrikson disputò durante la sua carriera quasi tutte le prove del programma atletico e si cimentò anche in tuffi, tiro, equitazione, canottaggio, calcio, hockey, polo, biliardo e golf (nel quale vincerà 17 tornei). Un aneddoto emblematico della sua poliedricità la vede su un taxi, imbottigliata nel traffico, e per riuscire ad arrivare in tempo ai Trials di Evastnson, si cambiò in macchina e corse a piedi fino allo stadio dove vinse da sola la classifica a squadre dei campionati, disputò 8 delle 10 gare in programma e ne vinse 6, sfiorando il bronzo nel lancio del disco e venendo eliminata solo in semifinale nei 100. A Los Angeles iniziò vincendo la prima competizione olimpica di lancio del giavellotto, dopo aver rimontato vinse gli 80 metri ostacoli, perse uno spareggio molto discusso con la connazionale Jean Shiley e poi chiuse con l’atletica. Una donna dalle mille risorse che non smetteva mai di stupire, un atleta a tutto tondo che disse che l’unica cosa con cui non ebbe mai giocato furono le bambole.
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