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Storie Olimpiche – Londra 1908: l’Eroe, il Campione e lo Scrittore
Storie Olimpiche si ripromette di accompagnarvi verso Tokyo 2020 (ufficialmente le Olimpiadi manterranno la stessa denominazione). Saranno i giochi dell’Olimpiade rinviata, e pur essendo ormai previsti per il prossimo anno iniziamo da oggi la lunga rincorsa che ci porterà all’appuntamento a 5 cerchi il prossimo 24 luglio 2021.
24 luglio 1908, Dorando Pietri è alla partenza della Maratona dei Giochi della IV Olimpiade dell’era moderna: Londra 1908. Presso il Castello di Windsor, residenza estiva della Casa Reale, la Principessa del Galles Mary di Teck, diede il via alla corsa lunga 42,195 km.
Dorando Pietri, nativo di Correggio, aveva conquistato la qualificazione alla gara olimpica appena 3 settimane prima, nella Maratona di Carpi, con un tempo record per l’Italia. Corse infatti in 2 ore e 38 minuti, allora miglior prestazione italiana di sempre. Un risultato incredibile che lo promosse di diritto tra i favoriti della Maratona per eccellenza.
Quel giorno di fine luglio però era una giornata particolarmente calda, e la situazione per quanto riguarda il rifornimento degli atleti non era certamente quella di oggi. Tuttavia, la corsa si svolse su ritmi molto alti. Dorando dopo 32 km si trovava in seconda posizione molto staccato dal sudafricano Charles Hefferson. L’atleta sudafricano iniziò a calare il ritmo fino a entrare in crisi, mentre Dorando, noncurante delle condizioni climatiche, cominciò la sua progressione per rimontare sull’avversario, fino al sorpasso avvenuto al kilometro 39. Con poche migliaia di metri da coprire, Dorando era ormai avviato alla vittoria di uno storico oro, il primo nella Maratona Olimpica per l’Italia.
L’eccezionale caldo della giornata londinese però colse di sorpresa anche Pietri. L’italiano a poco più di un km dal traguardo perse completamente la lucidità. All’ingresso nel White City Stadium, che oggi non esiste più, Pietri è stremato. Le varie leggende che sono state tramandate, raccontano di testimonianze drammatiche sulle sue condizioni, alcuni dissero che sembrava quasi dover morire da un momento ai piedi della Tribuna Reale. Pietri imboccò la pista dell’ultima classica parte del percorso all’interno dello stadio dalla parte opposta. Rimesso sulla giusta via dai giudici, cadde e si rialzò, barcollante. Caldo estremo e disidratazione lo avevano ormai reso incapace di arrivare al traguardo con le sue gambe.
L’italiano aveva un vantaggio incredibile sul secondo classificato, ma impiegò quasi 10 minuti a percorrere tutti gli ultimi 500 metri. A 20 metri dalla conclusione, crolla una seconda volta, mentre allo stadio fa ingresso il secondo classificato. Allo Stadio il pubblico convinto che si trattasse ancora il sudafricano Hefferson, reagì rumoreggiando sentendo lo speaker annunciare il nome dell’americano Johnny Hayes.
Troppo per i sudditi di Sua Maestà, un americano non avrebbe mai potuto vincere la Maratona delle Olimpiadi Londra. Pietri doveva arrivare al traguardo prima di tutti. Accanto a lui, lo speaker col megafono, giudici e medici lo raccolsero e lo aiutarono a percorrere gli ultimi metri, tagliando il traguardo 30 secondi prima dell’americano.
La leggenda narra che lo speaker col megafono, primo a soccorrere il campione italiano, fosse Arthur Conan Doyle, creatore del personaggio di Sherlock Holmes. Tuttavia, testimonianze successive rivelarono la realtà dei fatti. Lo scrittore era sicuramente presente sulla tribuna, ma in veste di giornalista per il Daily Mail. Scrisse delle gesta del maratoneta, e addirittura propose un riconoscimento onorifico per Pietri, che fu squalificato su reclamo degli statunitensi.
Pietri, nonostante le ripetute richieste, non recuperò mai quell’oro assegnato all’atleta americano. Doyle scrisse sulle pagine del tabloid inglese, che l’impresa di Pietri “non sarebbe mai stata cancellata dagli archivi dello sport”. Fu effettivamente così. Della Maratona di Londra si ricordano ancora oggi le gesta, i racconti, le leggende e gli ultimi drammatici metri dell’atleta emiliano, con due co-protagonisti d’eccezione il Campione Olimpico e soprattutto lo Scrittore che nell’immaginario comune aiutò Pietri a tagliare il traguardo.
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