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I Racconti del Commissario – Un Mondiale Targa(to) Ferrari

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Giunti a maggio, il Mondiale Sportprototipi 1972 aveva preso la sua fisionomia definitiva. L’ alloro sembrava già confezionato e spedito in direzione Motor Valley, nello specifico presso via Abetone Inferiore a Maranello. La Ferrari aveva fatto sue le prime sei prove di campionato grazie alla velocissima 312 PB ed una formazione di piloti stellare. Il bersaglio finale era una semplice formalità, la settima prova iridata era diversa da tutte le altre, una gara dal nome leggendario che sembrava un fossile cristallizzato nell’automobilismo moderno: l’anacronistica e affascinante Targa Florio. Una corsa da disputarsi sulle strade delle Madonie tra due ali di folla appassionata, curve attorcigliate sui monti per salire nell’entroterra prima di scendere in picchiata verso il mare per lanciarsi sull’infinito rettilineo di Buonfornello. La Sicilia aspettava con calore “’a Cursa”, pronta a festeggiare il titolo del Cavallino Rampante. Ma in Ferrari sembrava non ci fosse nessuna voglia di assecondare le speranze isolane.

Una spedizione improvvisata

Per non scontentare appassionati ed organizzatori, la Scuderia scese a Palermo con una formazione inedita. Venne approntata una sola biposto da gara affiancata da un muletto per Arturo Merzario e Sandro Munari, ovvero un pilota impiegato a mezzo servizio dalla squadra ed un rallista prestato dalla Lancia. Dalla casa torinese arrivava anche il Direttore Sportivo “una tantum” Cesare Fiorio per sostituire il titolare Peter Schetty, lasciato sorprendentemente a riposo proprio quella settimana. Infine, sempre in quei giorni, Mauro Forghieri ed i titolari Ickx e Regazzoni erano impegnati per delle prove al Nurburgring con la 312 B2 di Formula 1. Alla Targa “Furia” venne sostituito da Giacomo Caliri, un ingegnere siciliano che non aveva mai visto la gara simbolo della sua terra. Dall’altra parte l’eterna rivale Alfa Romeo aveva intuito le indecisioni ferrariste e fiutato l’occasione di risollevare con una sonante vittoria alla Targa una stagione deludente. L’ingegner Chiti aveva preparato un’armata di quattro vetture con piloti come Elford e Stommelen (già vincenti in Sicilia), gli olandesi volanti Hezemans e Van Lennep oltre all’idolo locale Nino Vaccarella, colui che conosceva il “piccolo” delle Madonie come il tinello di casa. Ma la vera scheggia impazzita era l’equipaggio dei giovani e veloci Nanni Galli ed Helmut Marko, pronti a rimescolare le carte in una corsa che sembrava già nelle mani di un’ Alfa in netta superiorità numerica.

Vic Elford ci porta a spasso sul “piccolo” delle Madonie con la sua Alfa Romeo 33tt3 (Motorsport Muse su YouTube)

Anatomia di un duello

La 56° Targa Florio partì alle 9,30 di domenica 21 maggio con le cinque vetture destinate a giocarsela che presero il via a un minuto una dall’altra. La solitaria Ferrari sembrava facile preda delle quattro 33tt3, ma la corsa prese immediatamente una piega inattesa per l’Alfa Romeo. Nei primi quattro giri la casa milanese perse due pezzi da novanta come Elford e Vaccarella, entrambi per rottura del motore, mentre Merzario si era issato in testa. Seppur non impiegato a tempo pieno dalla casa di Maranello, Arturo era un sopraffino stradista che aveva affinato le sue doti negli anni da pilota Abarth. Il suo occasionale compagno Munari era passato con disinvoltura dai 160 CV della Fulvia Coupè ai 440 della 312 PB, aumentando gradualmente il ritmo e stando alla larga dai guai con una strategia intelligente. Al sesto degli undici giri in programma la lotta era ristretta a due sole vetture: la Ferrari numero 3 e l’Alfa numero 5 di Galli-Marko.

Underdog” alla ribalta

Tra rifornimenti e cambi pilota si giunse all’ottavo passaggio quando un imprevisto diede una svolta alla gara. Munari aveva rilevato Merzario mentre Galli stava compiendo l’ultimo giro del suo turno. Il bolognese trapiantato a Prato, ben più avvezzo del “Drago” alla guida di un prototipo, sembrava avere la possibilità di ricucire sul battistrada quando il distacco passò da 56”5 a 1’35”5.. All’ epoca “camera car” e smartphone erano fantascienza ed il tempo perso venne giustificato con un errore del pilota. Una tesi avvallata anche dal presidente dell’Autodelta Bardini, giunto in Sicilia per celebrare un trionfo quasi annunciato che stava sfuggendo dalle grinfie del Biscione. Solo nei giorni successivi arrivarono le immagini che spiegavano l’accaduto: Galli si era dovuto fermare a Campofelice di Roccella per un rabbocco presso un’ assistenza volante predisposta dall’Alfa. La postazione di rifornimento ai box non era perfettamente piana ed il serbatoio della 33tt3 non si era riempito completamente costringendo Nanni alla fermata inattesa. Ma non tutto era perduto.

La locandina della Targa Florio 1972 (Collezione Claudio Fargione)

Non basta il “Marko” pesante

Al nono giro Galli lasciò il volante a Helmut Marko, emulato al giro successivo da Munari che cedette il posto a Merzario. Restavano due tornate in cui giocarsi la corsa e da subito apparve chiaro che l’austriaco fosse in stato di grazia: in un passaggio il distacco si ridusse da 2’21” a soli 39”. Abile non solo al volante ma anche tecnicamente, Marko aveva scelto di montare pneumatici anteriori più larghi rispetto agli altri piloti: 9,4” contro 9”. Una scelta che aumentava la superficie di contatto a terra e rendeva la 33tt3 un vero proiettile nei tratti guidati, oltre che decisamente più stabile in frenata. La guida diventava tuttavia molto più fisica, con uno sforzo disumano da applicare sullo sterzo nelle tortuose strade delle Madonie. Ma Helmut sembrava non sentire la fatica e recuperava manciate di secondi ad un Merzario sempre più in difficoltà. Il finale fu degno di un thriller. Arturo tagliò per primo il traguardo praticamente stremato dopo oltre 6 ore e 27’ di corsa, attendendo l’arrivo del rivale. Il responso del cronometro fu implacabile: Marko mise a referto un eccezionale ultimo giro in 33’41”, ma non bastava. La Ferrari aveva vinto per soli 16”9.

Dritti nella leggenda

Il trionfo di quella Ferrari preparata all’ultimo momento assicurò alla casa la vittoria nel mondiale Sportprototipi, mentre l’Alfa che incolpava Galli dell’errore decisivo. La Sicilia era in festa e alla premiazione finale il presidente dell’A.C. Palermo lanciò qualche frecciata verso Enzo Ferrari, “reo” di snobbare la corsa. Quello che nessuno sapeva ma tutti temevano era che i giorni gloriosi della Targa si sarebbero chiusi quel pomeriggio. L’anno successivo il Mondiale avrebbe fatto ancora tappa sulle Madonie con Porsche 911 e Lancia Stratos a giocarsi la vittoria, ma dopo una manciata di edizioni in tono minore un grave incidente costrinse la corsa a cambiare pelle, diventando dal 1978 uno dei rallies più impegnativi in campo nazionale. Ma è bello fermare il tempo a quel 21 maggio 1972, quando una solitaria biposto portò a Maranello il più inatteso dei successi.

Una breve sintesi della gara dalla Domenica Sportiva del 21 maggio 1972 (enzomanz su YouTube)

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