Tennis
Il ruggito spagnolo e la maledizione dell’erede: il film di Monte Carlo
Il trionfo di Alcaraz, le gioie di Musetti e tanto altro: in una location iconica il 1000 del Principato regala sempre emozioni

All’interno di uno scenario fiabesco, tra il fascino del mare e la durezza delle montagne, si trova un circolo meraviglioso, unico nel suo genere. In un tennis sempre più dominato da organizzazioni massicce, con strutture da 20 e più campi di gioco, lo charme storico del Country Club di Monte Carlo sopravvive ad ogni vento tempestoso. Prima di spostarci a Madrid, torneo che inizierà tra una settimana, ripercorriamo l’iconico torneo delle gioie azzurre, ma anche… monegasche.
Principe Arneodo fa la storia
Dopo la finale di due anni fa in coppia con Tristan Weissborn, per il tennista monegasco Romain Arenodo il treno sembrava ormai passato. Nel 2023, infatti, da assoluta pecora nera del tabellone, la coppia era approdata in finale, subendo però la troppa inesperienza e facendosi rimontare, dal match point a favore, dagli esperti Dodig e Krajicek. Allora, si parlava di maledizione, di sfortuna. Ma il popolo monegasco aveva già trovato il suo prossimo idolo. Detto fatto. Dopo un anno “sabbatico”, il nativo di Cannes si è ripresentato in finale, stavolta con Guinard come compagno. Ancora una volta, contro avversari ben più quotati. E, ancora una volta, al super-tiebreak. Insomma, gli ingredienti per subire gli amari rimpianti del passato c’erano tutti. Solo che, in questo caso, il cielo ha voluto che a trionfare, finalmente, ci fosse un padrone di casa. Un rappresentante di un piccolo popolo, elitario certamente, ma che cercava invano da anni di sbloccarsi. In doppio per alcuni potrebbe valere di meno. Ma sono solamente discorsi di visibilità: l’impresa di Romain lo renderà un eroe nazionale.

Il centrale di Monte Carlo, teatro del successo di Arneodo e Guinard (©: depositphotos)
Monte Carlo enclave spagnola
Gli anni di interregno in quel del Ranieri III sono stati confusi, con tre vincitori (Fognini, Rublev ed un triplice Tsitsipas) ma, finalmente, l’erede al trono è stato designato. Dopo il dominio di Nadal, interrotto con insistenza solamente da Djokovic, la Spagna cercava infatti di riconquistare il suo Master 1000 preferito (vinto in 14 delle ultime 25 edizioni). Con pochissime insidie, complici delle goffe teste di serie e l’assenza di Sinner, Alcaraz ha vinto il suo sesto torneo di categoria. A Monte Carlo potrà aprirsi il suo regno, o sarà un ruggito senza continuità?
Azzurri agrodolci
Sei azzurri sono stati impegnati durante il torneo in signolare (Bolelli e Vavassori in doppio sono usciti subito), con risultati tutto sommato positivi. Da Fognini, sconfitto alla prima, non ci si poteva aspettare di più, mentre Cobolli è stato estromesso dal ruggente Fils. Dal canto suo, Berrettini, dopo l’impresa con Zverev, ha perso il derby con Musetti. Sonego ed Arnaldi sono stati eliminati dolorosamente all’esordio, lasciando l’amaro in bocca perché entrambi erano alle prese con avversari ostici, ma non impossibili.
A fare da contraltare in questa tendenza non esaltante ci ha pensato un altro Lorenzo, capace di battere Tsitsipas nel suo giardino di casa e De Minaur per raggiungere la finale. Proponendo il suo classico gioco su terra, fatto di variazioni e un posizionamento arretratissimo sulla riga di fondo, Musetti si è poi arreso più agli acciacchi fisici che ad Alcaraz, dopo un grande primo set. Probabilmente lo spagnolo avrebbe comunque cambiato marcia nel secondo set, ma ciò che conta è la positività ritrovata dal toscano, che ora potrebbe diventare top 10 senza giocare. Il complice sarà ogni avversario di Casper Ruud, ma la classifica è solo un numero: se son rose fioriranno.
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