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Jenson Brooksby: un simbolo di speranza nel mondo dello sport

Il tennista Jenson Brooksby ha qualcosa da insegnare a tutti noi. E quale giorno può essere migliore del Natale per raccontare la sua storia?

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Jenson Brooksby
Jenson Brooksby (©: 1000 Cuori Rossoblù)

Nel giorno di Natale, che incarna il miracolo e la felicità meglio di qualsiasi altra data nel calendario, non si può non parlare di uno sportivo estremamente tenace contro ogni avversità. Gli appassionati di tennis più attenti ricorderanno il nome Jenson Brooksby, un tennista esteticamente poco esaltante, ma grintoso e decisamente promettente, nonostante qualche apertura che lasciava dubbi ai puristi. Qualche giorno fa, questo ragazzo ormai ai box da due anni, ha rilasciato sul proprio Instagram un comunicato, dichiarando che convive con disturbi dello spettro autistico da molto tempo.

La scalata di Jenson Brooksby

Il classe 2000 di Sacramento, dopo qualche stagione passata a livello ITF, si è presentato all’Open degli Stati Uniti del 2019, vincendo le Quali. Battuti Berdych e Basilashvili, il nostro protagonista si è guadagnato per la prima volta la top 300 al mondo, per poi essere fermato da un infortunio. Rientrato 14 mesi dopo, nel febbraio 2021, una partenza rapidissima lo ha fatto entrare nella top 100 per la prima volta, dopo la finale di Newport, su erba, e la semifinale sul cemento a Washington. Dopo gli ottavi agli US Open e qualche buon risultato di fine stagione, Jenson si è guadagnato così il premio di esordiente dell’anno.
La stagione successiva si è riaperta come la precedente, con due quarti turni a livello di Masters 1000: Brooksby stava diventando una mina vagante pericolosa per tutti. Tuttavia, dopo aver raggiunto la 33° posizione ATP (best ranking ad oggi), l’americano ha iniziato a sentire alcuni problemi ai polsi, alimentati all’inizio della stagione successiva. In cui verrà squalificato per 18 mesi, ma l’ITIA ridurrà la squalifica. Nonostante ciò, a livello ATP Jenson non giocherà più, almeno fino all’inizio della stagione 2025, quando tornerà all’Australian Open.

Il comunicato di Brooksby

“Da bambino sono stato diagnosticato con una forma grave di autismo. Non parlavo fino ai quattro anni, e dovevo stare a contatto con psicologi 40 ore alla settimana. Mia madre non si è mai arresa, e ha dato tutto per aiutarmi. Senza di lei non sarei qui, e sono molto fortunato ad avere genitori che non si sono mai arresi. Ho deciso di raccontare la mia storia, perché sia d’ispirazione per altre famiglie, perché non mollino. Gli ultimi due anni sono stati duri per me, circondatevi di persone brave e non arrendetevi: sono grato di tornare al tennis professionistico in Australia. Ci vediamo!”

Le difficoltà del tennis

Nei momenti chiave, per Jenson, l’autismo è un vantaggio perché può concentrarsi su pochi dettagli. Ma per il resto della partita, certi scatti d’ira possono creare problemi al giocatore, fino a causare sconfitte. Per questo, il preparatore Paul Kinney lo deve sempre monitorare, per neutralizzare certi sintomi, come il toccarsi ripetutamente i vestiti. Come ha detto Brooksby stesso, circondarsi delle persone giuste è fondamentale per vivere bene in un mondo che, in apparenza, non è il suo. Per fare si che, come il Natale insegna, l’impossibile diventi realtà, la storia del tennista americano può essere un simbolo per aspiranti sportivi, non solo con le racchette, che temono le difficoltà del percorso. Credeteci, perché lui ce l’ha fatta, e con impegno tutto può succedere.

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