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I racconti del Commissario – L’occhio del terzo pilota

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Coppie di fatto

Ci sono consuetudini che in Formula 1 diventano regole così rigide da trasformarsi in legge per il grande pubblico. Una di queste è la norma che impone a tutte le scuderie di scendere in pista con due vetture. Quanti sanno che fino agli anni Ottanta nessun articolo del regolamento imponeva alle squadre quante vetture iscrivere? Pochissimi. Negli ultimi anni l’argomento “terza vettura” è stato più volte ripreso solo quando lo spettro di una griglia di partenza troppo esigua si aggirava nel paddock senza modificare lo stato delle cose per molteplici comuni interessi. Ma quando una squadra si è presentata in pista con più di due vetture per l’ultima volta? E soprattutto, per quale ragione? Per trovare risposta bisogna riavvolgere il nastro della memoria fino al Gran Premio di Germania 1985, la gara in cui Michele Alboreto e la Ferrari vinsero proiettandosi in testa al mondiale facendo sognare la Motor Valley. Ma nelle retrovie accadeva qualcosa di storico.

La Régie scende in forze

La Renault, seppure ormai prossima alla fine del suo primo impegno in Formula 1 come costruttore totale, accanto alle RE60 dei titolari Tambay e Warwick iscrisse una terza vettura per un pilota con una ventina di gran premi alle spalle. Il suo nome era François Hesnault. Francese, classe 1956, Hesnault aveva bruciato le tappe e dopo due sole stagioni in Formula 3 era approdato nel mondiale da titolare in Ligier per la stagione 1984. Visto il positivo apprendistato, il ventinovenne transalpino venne ingaggiato per l’anno successivo dalla ben più competitiva Brabham di Ecclestone affiancando Nelson Piquet. Peccato che Hesnault avesse offerto un rendimento giudicato insufficiente nelle prime gare del mondiale ed il “Padrino” non ci pensò due volte ad appiedarlo in favore dello svizzero Marc Surer alla vigilia del Gran Premio del Canada. Ma nel frattempo dalle parti di Viry-Chatillon qualcosa stava bollendo in pentola e François si era rivelato l’uomo giusto al momento giusto.

Visto dal volante

La casa della losanga individuò nel Gran Premio di Germania la gara giusta per mettere in pista una terza vettura un po’ “speciale”, caratterizzata da un numero 14 anonimamente bianco (e non rosso come il 15 di Tambay o blu come il 16 di Warwick) quasi a sottolineare la trasparenza di questa monoposto. Al fine di evitare eventuali discussioni con gli avversari, la Régie aveva inoltre accettato che la numero 14 potesse partecipare senza marcare eventuali punti mondiali, risultando ininfluente ai fini del campionato. Perché quindi iscrivere una terza monoposto che avrebbe costituito solo un aggravio di costi? La soluzione al quesito sta tutta in una telecamera. Quella che venne installata sulla destra dell’abitacolo e che per l’intera gara avrebbe trasmesso in diretta le immagini da un’inedita visuale: quella del pilota. La terza Renault partecipava per sperimentare il primo “camera-car” in diretta televisiva, innovazione che avrebbe cambiato per sempre il modo di raccontare le corse. Ma quale pilota avrebbe accettato di condurre in gara una vettura che non poteva marcare alcun punto? Uno appena licenziato che colse al volo la possibilità di rientrare sulla griglia. François Hesnault rispondeva perfettamente all’identikit!

Le prime immagini trasmesse in diretta televisiva da una vettura di Formula 1 in gara: Hesnault e la Renault al Nurburgring (andy hall su YouTube)

Prime ed ultime volte

Purtroppo la corsa del francese non fu esattamente un trionfo: partito ventitreesimo, fu costretto al ritiro dopo soli otto passaggi per rottura dell’acceleratore. La possibilità di trasmettere in diretta le immagini dalla monoposto fu quindi davvero breve, ma ciò che contava aprire una nuova era. Hesnault era diventato il primo pilota “cameraman” della storia, record che nessuno poteva togliergli. Ma non si trattava dell’unica motivazione che avrebbe reso storico quell’evento. Mentre la trasmissione delle immagini con le telecamere “on board” si sarebbe moltiplicata ed affinata rapidamente in tutte le categorie, nessuno avrebbe potuto ipotizzare che quella Renault RE60 numero 14 sarebbe rimasto l’ultimo caso di terza vettura per una squadra impegnata nei Gran Premi. Allo stesso modo nessuno avrebbe potuto pensare che quegli otto giri al Nurburgring sarebbero stati gli ultimi della carriera di un giovane pilota transalpino entrato in punta di piedi nella massima formula e che altrettanto sotto traccia non vi avrebbe mai più fatto rientro. Si chiamava François Hesnault.

 

 

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