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Tour de France: VINCENZO, FINALMENTE! 

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Giovedì 25 luglio 2019, ore 21,57. Col du Galibier. 

 

Eravamo un bel gruppo di Italiani oggi, sul Galibier.
Quando Vincenzo è passato vicino a noi gli abbiamo dedicato una vera e propria ovazione, urlando il suo nome ed applaudendo tanto.
A questo punto, sentendoci, sulla faccia del campione siciliano è apparsa un’espressione insieme di perplessità e di disgusto.
Come se lui ci avesse voluto dire qualcosa che suonava come: “Grazie ragazzi per l’accoglienza che mi state dando, ma io non posso, non riesco, non ce la faccio a darvi di più in questo momento. Vi ho regalato tante gioie e tante emozioni in passato, ma ora non mi riesce proprio. Scusatemi tanto, forse non merito tutto questo, cercherò di fare di meglio in futuro per regalarvi nuovamente qualche piccola-grande gioia come ho fatto in passato”.
O almeno così l’ho letta io.
E per questo, in quel momento, ti ho visto come ancora più grande di quanto pensavo già fossi.
E ti sapevo grande, eh Enzo.
Ti applaudirò ancora domani e sabato in questo Tour per te un po’ così.
Ma soprattutto spero di farlo in futuro dopo una bella vittoria, come avvenuto tante, ma tante volte in passato.
Forza Enzo! 

 

27 luglio 2019. Val Thorens. 

 

Questo postavo meno di quarantotto ore fa sulla mia bacheca facebook. Non pensavo, non osavo assolutamente e lontanamente immaginare, che quel giorno sarebbe stato proprio oggi. Con un po’ di pessimismo, che mi pareva dettato da un sano realismo, non credevo che Vincenzo avrebbe saputo regalarsi, regalarmi, regalarci quella gioia di cui parlavo già nel corso di questo Tour, che mi pareva “andato” in malo modo. Pensavo a qualche corsa in autunno, magari al “suo” Lombardia. Sbagliavo, come spesso accade. Non bisogna mai “fidarsi” dei campioni, non bisogna mai commettere l’errore di sottovalutarli. 

E Vincenzo, che campione e anche tanto grande lo è (ah quanto lo rimpiangeremo quando smetterà per sempre di correre, altro che criticarlo!), oggi ha saputo smentirmi, smentirci tutti, andando a mettere un sigillo che dà un senso a questo suo Tour, comunque per lui complicato. Un sigillo importante. Un sigillo bellissimo. In quest’ultima tappa alpina del Tour, che passerà alla storia come una delle più brevi della storia: dimezzata per via del maltempo. 

Ed eccolo lì, Vincenzo, il quale in genere ha bisogno di tappe lunghe per esprimersi al meglio, infilarsi (come peraltro era accaduto ieri nella tappa “maledetta” dell’Iseran) nella fuga giusta, prima in compagnia di altri ventotto “avventurosi”, poi con i soli Woods, Gallopin, Zakarin, Périchon e Fraile. Vincenzo che, ai dodici dall’arrivo, prova a piazzare la botta decisiva e rimane da solo. 

“Ora arriva il gruppo e se lo pappa”. Alzi adesso la mano chi non l’ha pensato. 

Un gruppo con tutti i migliori, trainato dalla Jumbo-Visma di quel Kruijswijk che, essendosi staccato inesorabilmente “le pauvre” Alaphilippe vedeva il podio finale.

Ma Vincenzo resiste. 

Passano i chilometri, uno dopo l’altro, e il suo vantaggio di circa un minuto diminuisce ma non troppo.

Sette, sei, cinque chilometri al traguardo. Dietro attacca qualcuno. E il vantaggio scende fino a una trentina di secondi. 

“Ora lo prendono, ora lo prendono, questione di attimi, si muove qualche “pesce grosso” e lo va a prender!e”.

Invece Enzo resiste. 

Quattro, tre, due chilometri all’arrivo. 

Resiste.

Ultimo chilometro e la strada spiana leggermente.

Resiste. 

Io mi trovo agli ottocento metri e lo vedo sfrecciare come un fulmine davanti ai miei occhi.

Faccio fatica persino a fotografarlo tanto fila.

Il mio urlo “dai Enzoooooooo!” parte quando lo intravedo ed è ancora in corso quando sparisce là, dietro quel curvone laggiù. 

Getto gli occhi in fondo alla strada. Il gruppo dei migliori è lontano, o così mi pare.

“Non lo prendono più!” mi lascio scappare. 

Me ne pento subito dopo. 

Passati Enzo ed i migliori getto lo sguardo sul maxi schermo là in fondo. 

La strada che separa l’omino in rosso e nero dal traguardo sembra non finire mai. 

Nibali pare non avere più il passo di prima. 

Dietro lanciano la volata.

Il vantaggio si riduce, e sto benedetto-maledetto traguardo non arriva. “Ma quando arrivi? Quando czz arrivi? 

Duecento. Cento metri. 

Vincenzo si rialza e porta le braccia al cielo. Le mani rivolte verso l’alto. Come se pregasse. E l’espressione del viso che sembra dire “Eccomi! Sono qui! Finalmente!” Anche io porto le braccia al cielo. Ma a differenza di Vincenzo chiudo i pugni, perché ogni tanto, quando dopo un lungo periodo storto te ne va dritta una, il cielo va preso anche a pugni. 

Finalmente Vincenzo!

Che bello vederti sorridere. Che bello vederti vincere. Quante volte mi è accaduto di farlo in diretta.

Sempre bello. Oggi fin un po’ di più.

Applausi.

 

Applausi, e tanti, ad Egan Bernal che domani sarà il primo sudamericano a vestirsi di giallo sui Campi Elisi a Parigi, al termine di un Tour che lo ha visto partire in sordina, forse quasi intimidito anche da logiche di squadra poi ribaltate, ma chiudere alla grande ed in crescendo. 

Il primo Colombiano a riuscire là dove avevano fallito i “nonni” Lucho Herrera e Fabio Parra, e “papà” Nairo Quintana. 

Il ragazzo (udite!udite!) ha soli ventidue anni, un predestinato per il quale già un paio d’anni fa era già facile immaginare un futuro luminoso. Che è diventato presente ancor prima di quanto pensassi.  

Mi sbilancio ora, sperando di non portargli male: nel prossimo decennio saranno talmente tante le volte in cui lo vedremo sfilare in giallo sui Campi Elisi che forse ci verranno perfino a noia. 

Ma è un gran bel corridore.

Ha una bella faccia pulita e innocente da campesino cresciuto forse troppo in fretta.

E soprattutto è tanto, tanto forte. 

Talmente forte che non ne abbiamo neppure noi un’idea completa.

Talmente forte che forse lui stesso non se ne rende ancora conto. 

Felicitaciones, Egan! 

Felicitaciones Campeón

ORDINE D’ARRIVO
1. Vincenzo Nibali (Ita, Bahrain-Merida) in 1h51’53”
2. Alejandro Valverde   (Esp, Movistar) a    0’10”
3. Mikel Landa (Eus, Movistar) s.t.
4. Egan Bernal (Col) a 0’17”
5. Geraint Thomas (Gbr) s.t.
6. Rigoberto Uran  (Col) a    0’23”
7. Emanuel Buchmann     (Ger)  s.t.
8. Steven Kruijswijk    (Ned) a    0’25”
9. Wout Poels (Ned) a    0’30”
10. Nairo Quintana       (Col) s.t.
26. Julian Alaphilippe   (Fra) a    3’17”
31. Fabio Aru  (Ita) a    4’10”

CLASSIFICA GENERALE
1. Egan Bernal (Col, Team Ineos) in 79h52’52”
2. Geraint Thomas (Gbr, Team Ineos) a     1’11”
3. Steven Kruijswijk    (Ned, Jumbo-Visma) a     1’31”
4. Emanuel Buchmann     (Ger) a     1’56”
5. Julian Alaphilippe   (Fra)  a     3’43”
6. Mikel Landa (Eus)  a     4’23”
7. Rigoberto Uran (Col)  a     5’15”
8. Nairo Quintana (Col)  a     5’30”
9. Alejandro Valverde (Esp) a     6’12”
10. Warren Barguil (Fra)  a     7’32”
14. Fabio Aru  (Ita) a 27’02”
30. Giulio Ciccone  (Ita) a   1h20’20”
37. Vincenzo Nibali (Ita) a   1h36’21”

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