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Wimbledon – La famiglia Williams: fame e determinazione

Dopo le prime difficoltà economiche, una nube sta per incombere sulle sorelle e sul loro padre-allenatore, per poi raggiungere vette come Wimbledon

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Dopo una vita di piani, Richard Williams era pronto a portare le figlie su un campo in cemento, superficie più diffusa in America e usata per i campi pubblici, in quanto serve meno manutenzione rispetto a terra ed erba (la superficie di Wimbledon). Proprio sul campo, impegnato nel suo progetto, il padre di famiglia veniva ripetutamente picchiato dalle gang locali, mentre proteggeva le figlie.

La ricetta del campione

La visione di un uomo non era abbastanza, e a molte ragazze non basta nemmeno il talento cristallino per entrare nei vertici del tennis professionistico. E non basta nemmeno il lavoro, migliaia di persone al mondo lavorano sette o otto ore sul proprio gioco, ogni giorno.

Ciò che le due ragazze troveranno veramente in questa realtà è la fame. Una cieca determinazione, quasi un istinto di sopravvivenza, che nasce solo in situazioni estreme e complesse. L’istinto del killer le porterà a spazzare via tutte le avversarie, perché per loro o c’è il tennis, o una realtà perigliosa e povera. Le ripetute violenze subite dal padre saranno un ingrediente importante nel carattere ed in ogni vittoria delle due ex numero 1 WTA.

L’approdo alle competizioni e un messaggio contro il razzismo

Prima di diventare professionista a soli quattordici anni, Venus si è dovuta confrontare col tennis dei club americani. Quei luoghi erano spesso sede di bianchi altolocati, rigorosamente razzisti, che urlavano contro le poche persone di colore che si trovavano davanti ai tornei.

Sempre nel padre-allenatore, però, la ragazzina trovava protezione e comprensione. Richard era bravissimo a non far notare alla figlia le grida di scherno e gli sguardi torvi subiti, mantenendola tranquilla. Le future vittorie delle due campionesse saranno anche significative per la fine del razzismo nel loro sport e per l’integrazione, sempre maggiore, di atleti di colore, fin dalle realtà più piccole. Anche nei circoli meno importanti, infatti, facevano fatica a giocare.

Il tennis che conta: il primo US Open e il primo Wimbledon

Un viaggio come quello delle due sorelle non poteva che concludersi con una precocità ammirata poche volte nel mondo dello sport. Le tante ore di allenamento le hanno rese appetibili anche alla USTA (federazione americana del tennis), che decise di donare loro delle Wild Card (inviti ai tornei per giocatori con classifica troppo bassa). Venus, così, è cresciuta in fretta, misurandosi subito con le più grandi. Nel 1997, a soli 17 anni, si è spinta fino alla finale degli US Open.

Serena, d’altro canto, dopo due anni di approccio al tennis professionistico, nel 1999 ha vinto proprio lo Slam americano, e tre anni dopo, nel 2002, arriva il primo successo a Wimbledon, nell’anno del primo “Grande Slam”.

Il successo epocale di Venus e Serena

Serena e Venus, 30 slam in due, entrano di diritto tra le tenniste migliori della storia. Campionesse senza tempo, la loro grinta e la forza senza precedenti (almeno nel circuito femminile) dei loro dritti hanno ispirato le giocatrici per le successive generazioni. Le due americane hanno cambiato per sempre questo sport, tecnicamente e tatticamente, portando maggior potenza nei colpi anche nel circuito WTA. Quello che sorprende è che, pur avendo accumulato grandi ricchezze grazie alle vittorie, non si sono mai sentite appagate ed hanno continuato a giocare. Venus a 44 anni è ancora in attività, e Serena ha giocato fino ai 41.

Che cosa sarebbe potuto accadere a queste ragazze, e al tennis moderno, senza il coraggio e la determinazione del padre, resterà ovviamente un mistero. Certo è che, nei successi delle figlie, la faccia di Richard c’è, più di quanto non possa sembrare.

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