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Un circuito al mese – Yeongam, cittadino fantasma
Prima domanda: qual è la caratteristica fondamentale di un circuito cittadino? Risposta: snodarsi all’interno di un centro abitato. Seconda domanda: può esistere un circuito cittadino senza una città a fargli da cornice? Risposta: ovviamente no. E invece proprio qui sta l’errore. Perchè in Corea, per la precisione a Yeongam, si è riusciti a realizzare un circuito cittadino in un’area dove di edifici non vi era nemmeno l’ombra, portandoci addirittura il campionato del mondo di Formula 1.
Dalla Formula 3 alla Formula 1
Nel 2009, dopo cinque edizioni tutt’altro che memorabili di un “Korea Superprix” su un cittadino (vero!) in località Changwon, in Corea del Sud si ritennero maturi i tempi per entrare nel mondiale di Formula 1. Le premesse erano tutte più che positive: un paese in grande espansione economica con compagnie multinazionali (come LG, Samsung e Hyundai tanto per non fare nomi…) che potevano vedere in questo grande evento una vetrina impagabile. La totale assenza di tradizione motoristica e interesse da parte del pubblico erano dati del tutto trascurabili davanti alla proposta economica coreana, che suonava come musica alle orecchie di Bernard Charles Ecclestone, per gli amici Bernie, che teneva le fila della massima formula. Quindi benvenuto Gran Premio di Corea, nuova entrata nel calendario 2010 in data 24 ottobre. Restava solo un particolare: la pista non esisteva ancora. Ma la potenza economica dei coreani aveva già prodotto i suoi effetti…
Una partenza difficile
Dalle parti di Seoul si era infatti già proceduto a contattare lo studio di Hermann Tilke, il famoso (o famigerato…) architetto tedesco che da fine anni ’90 aveva messo la firma praticamente su tutte le nuove piste che aspiravano ad “un posto al sole” nel panorama motoristico mondiale. Per il “Korea International Circuit” si scelse un’ area nella contea di Yeongam in cui Tilke potè dare libero sfogo alla sua inventiva realizzando un tracciato dalla doppia personalità. Esso era infatti composto da due parti, una permanente ed una temporanea. La seconda doveva essere quella più spettacolare visto che si sarebbe snodata lungo il porto (già, c’era anche il mare vicino…) e gli spettatori avrebbero potuto guardare le gare dal lungomare, dagli alberghi e dalle loro barche. Tutto estremamente scenografico in questa pretenziosa Montecarlo in salsa coreana, tranne che per un piccolo particolare: il circuito monegasco è nato sfruttando le strade che si affacciano sul mare di una delle località più esclusive al mondo. A Yeongam si iniziò a costruire il tracciato in una prateria sul mare praticamente incontaminata, costruendo il nastro d’asfalto prima della città che avrebbe dovuto abbracciarlo.
Solo qualche piccolo ritardo
Tutto bello sulla carta, peccato che nei fatti i problemi vennero a galla rapidamente. Si prevedeva infatti di completare i lavori a fine 2009, ma da subito gli organizzatori fecero slittare il termine a metà 2010, per la precisione il 5 giugno, non nascondendo qualche “problemino” di carattere economico. Da giugno si passò alla fine di agosto, per procedere all’inaugurazione il 4 settembre, giorno in cui una Red Bull di Formula 1 guidata da Karun Chandhok percorse i primi giri sul nuovo circuito. Ma parlare di inaugurazione era quantomeno ottimistico visto che a meno di due mesi dalla disputa del Gran Premio si era ancora abbondantemente all’interno di un cantiere. Lo stesso Bernie, che non avrebbe mai rinunciato al cospicuo “gettone” coreano, mise in dubbio la disputa della gara. L’ 11 ottobre arrivò la resa dei conti: Charlie Whiting giunse a Yeongam per l’ultima decisiva ispezione. Forse la decisione era già stata presa, forse Charlie chiuse un occhio o forse entrambi, ma l’agognata omologazione arrivò ed il Gran Premio di Corea potè regolarmente svolgersi il 24 ottobre. Ovviamente di un cittadino c’erano solo i muretti che cingevano l’asfalto in diversi tratti.
E se piovesse?
Il tracciato piacque a diversi piloti, eccezion fatta per l’ingresso corsia box ancora abbondantemente da rivedere: chi entrava rallentava bruscamente davanti a chi restava in pista. Per non parlare dei dubbi di drenaggio in caso di pioggia su un asfalto nuovissimo, ma per ovviare all’inconveniente sarebbe bastato che la pista restasse asciutta. Infatti al momento della partenza la pioggia arrivò in abbondanza, costringendo prima ad una partenza dietro Safety Car, poi ad una sospensione con bandiera rossa, poi ad una nuova partenza in regime di Safety per altre 17 tornate. La seconda partenza fu in pratica obbligata dall’incombere dell’oscurità, giusto per complicare le cose. La gara fu dominata dalla Red Bull di Vettel fino a quando il suo motore Renault esplose a 12 giri dal termine, spianando la strada al trionfo della Ferrari di Alonso, lanciatissimo verso il titolo mondiale prima del disastro di Abu Dhabi in una delle sconfitte più brucianti nella storia della Motor Valley.
Il contatto tra Mark Webber e Nico Rosberg nel Gran Premio del 2010 (Seba boi Motorsport su YouTube)
Gare poco memorabili
Giunti sani e salvi alla fine della prima edizione, gli organizzatori del Gran Premio di Corea videro la loro gara confermata per altre quattro edizioni in un circuito dove, pare, da un anno all’altro non si rimuoveva nemmeno la spazzatura dell’edizione precedente. Le gare non vengono ricordate per il memorabile agonismo in pista visto che Vettel comandò il plotone in tutti i giri percorsi. Si ha memoria solo di alcune disavventure tipo l’incidente Rosberg-Algersuari in uscita corsia box, l’incendio domato con abbondante schiuma ed abbondante ritardo sulla Red Bull di Webber ed il “parcheggio” contro alle barriere della Lotus di Raikkonen, condito dal celebre “team radio” del finnico “I HIT THE WALL”. Ah, dimenticavo il rapper locale PSY a sventolare la bandiera a scacchi al termine della gara nel 2012. Ma i problemi per il cittadino senza città erano di ben altra natura.
Il celebre “team radio” di Kimi Raikkonen è diventato un pezzo dance firmato da DJ Sayonara (Stefano Costa su YouTube)
Cosa resterà degli anni d’oro?
La perdita di uno degli sponsor principali provocò un danno economico notevole agli organizzatori che dapprima assicurarono la conferma della gara fino al 2016 solo in seguito ad una rinegoziazione del contratto con la FOM (ovvero con Bernie), ma dopo una prima bozza di calendario 2014 in cui il Gran Premio di Corea appariva confermato furono costretti ad alzare bandiera bianca sparendo dai radar della massima formula. Oltre che dalla memoria di larga parte del pubblico. Tuttavia il circuito esiste ancora ed è diventato il volano di un’intensa attività fatta di prove e gare amatoriali dove tanti appassionati si sfidano in pista evitando di sfogarsi” su strada. La città che doveva cingere il’impianto resta ancora un fantasma se si esclude la “deliziosa” passerella pedonale progettata da Tilke in stile tradizionale coreano a sovrastare il rettilineo di partenza. Ma in fondo è bello pensare che il “cittadino senza città” resti unico così come quando nacque.
Il Korea International Circuit ha continuato la sua attività con le gare per Gran Turismo (Ferrari – Sconosciuto)
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