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Paspalj: un grande che qui rimase una meteora oggi compie 54 anni

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LA ZETA DI ZARKO NON LASCIÒ IL SEGNO

Estate 1998: dopo la splendida accoppiata Eurolega-scudetto, le V nere rinunciano a Savic, che tantissimo ha vinto in carriera, con la nazionale e con i club, in Yugoslavia, in Spagna, in Grecia e in Italia, molto anche alla Virtus, oltre ai due titoli citati, anche la Coppa Italia dell’anno prima, un grande slam spalmato su due stagioni. Se ne va in Turchia a vivere, anche a causa di un grave infortunio, una stagione infelice. Al suo posto arriva il montenegrino Zarko Paspalj, altro giocatore dal palmares invidiabile: titoli nazionali in Jugoslavia, Grecia e Francia, una Coppa Korac con il Partizan, varie coppe nazionali; ancor più ricco il bottino in nazionale, con due argenti olimpici, un oro ai mondiali, tre primi posti e un terzo agli europei. E anche la soddisfazione di aver giocato ventotto gare, seppure non memorabili, in Nba, con i San Antonio Spurs. Alla Virtus, dopo qualche amichevole, esordisce in gare ufficiali il 10 settembre, a Bologna, nella gara di ritorno degli ottavi di finale dei Coppa Italia, contro Reggio Calabria. Zarko segna quindici punti: l’insolito punteggio di parità 68-68, consentito nell’ottica del doppio confronto, qualificò le V nere, ma avrebbe dovuto far presagire che non tutto stava andando nel solco delle aspettative. Quell’avventura durò poco più di tre mesi non certo esaltanti che si chiuderanno con una gara di Supercoppa in cui Paspalj segnò tre punti, 12 gare in campionato con 98 punti, 9 di Eurolega con 42 punti in tabellino e 3 di Coppa Italia in cui Zarko mise a segno 42 punti. In tutto 25 gare e 192 punti. La sua migliore prestazione andò in scena il 29 ottobre 1998, vittoria 71-58 in casa contro la Pepsi Rimini: 18 punti, 8 su 11, 8 rimbalzi, 6 recuperi e 1 assist in 25 minuti. Prima e dopo molte prestazioni anonime, tanto che a metà novembre Messina dice: ” Lo confesso sono molto preoccupato. In questa situazione di emergenza, con tanti acciacchi e malanni che a turno hanno colpito quasi tutto l’organico, sarebbe importante che Paspalj desse qualche segno di vita, se non sotto l’aspetto tecnico almeno nell’atteggiamento. E invece è il primo a scoraggiarsi, non reagisce e anche per noi diventa più difficile sostenerlo e aiutarlo in campo. In passato, alcuni stranieri discussi, come Bill Wennington e Joe Binion, avevano sopperito con la disponibilità mentale alle loro lacune tecniche e di forma, riuscendo alla fine a salvare il posto. Invece Paspalj non si scuote, non dà segnali in questo senso”. A inizio dicembre torna in Montenegro per la morte del padre, poi rientra a Bologna, ma la sua permanenza sotto le Due Torri ha le ore contate. Quando scende in campo a Verona, il 20 dicembre 1998, sa già che il suo destino è segnato, sarà la sua ultima gara con la V nera sul petto, ma, da grande professionista, si mette a servizio della squadra: la Kinder vince 79-92 e per Paspalj, in 13 minuti, 7 punti, con 3 su 4 al tiro, 4 rimbalzi e un recupero. Una prestazione che gli fa onore, come pure le parole di commiato: “Da un lato sono triste, dall’altro, invece, mi sento sollevato. Sono triste perché si chiude quest’avventura e perché mi ritengo responsabile di questo fallimento. Sono arrabbiato con me stesso per non aver sfruttato quest’opportunità che mi era stata offerta. Mi sento sollevato, invece, perché la Virus potrà trovare un elemento migliore, mentre io penserò a ritrovare la mia strada. Sono e resto un tifoso della Kinder, a Bologna ho trovato un’ottima società e un gruppo di amici che hanno cercato di aiutarmi. Mi dispiace perché avrei voluto dare qualcosa a questo gruppo”. Fu anche la fine della carriera del giocatore Paspalj, a soli trentadue anni. Tre anni dopo ebbe il primo dei suoi tre infarti e oggi, giorno del suo cinquantaquattresimo compleanno, è vicepresidente del Comitato Olimpico Serbo.

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