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Benedetto XIV Cento – Tempo di rivoluzione

Cambiano la dirigenza, l’allenatore e la squadra: la Benedetto XIV Cento cambia, in attesa di confermare prospettive ed ambizioni.

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Benedetto XIV Cento - Cento, prima partita della fase salvezza contro Latina
Benedetto XIV Sella Cento (©Antonio Iachini - Benedetto XIV Sella Cento

Squadra che non vince, si cambia. “Fai le valigie, cara Cento, si parte per una nuova avventura” per citare una collega. È successo che una annata altalenante, dopo l’impresa Playoff di un paio di anni fa, abbia di fatto cambiato qualcosa nelle prospettive e nei piani per il futuro della Benedetto XIV Cento. E dunque, si ricomincia, tutto da capo: è tempo di rivoluzione.

Dove eravamo rimasti

Ci eravamo lasciati con i saluti di Coach Matteo Mecacci, con i quali si è chiusa la stagione. Un saluto sofferto, chiaramente dettato dall’impossibilità di continuare il percorso insieme. Altre offerte o altri obiettivi, non è importante. Dopo cinque stagioni e oltre 100 vittorie su quella stessa panchina, il tecnico senese annuncia l’addio.

Se per molti è l’inizio di una rivoluzione annunciata, per altri, che hanno continuato a credere in un rinnovo, è il triste destino di questa straordinaria storia d’amore. Che non si parli, però, di un abbandono della nave prima del naufragio. Mecacci ha guidato Cento sin dal ripescaggio in epoca Covid-19, ai migliori traguardi della sua Cronistoria.

Una nuova panchina in casa Benedetto XIV Cento

E così, poche settimane dopo la raggiunta Salvezza, in panchina si è seduto Emanuele Di Paolantonio. Da un lato, una scelta ragionata, figlia di riflessioni dovute alla necessaria urgenza di un tecnico all’altezza della categoria, in tempi brevi. Dall’altro, una decisione su cui aleggiano i dubbi. Non tanto per il singolo, quanto più per la sua capacità di adattarsi all’ambiente. Intendiamoci, non si parla di assenza di esperienza o di dinamismo, caratteristiche che Di Paolantonio ha piuttosto evidenziato sia da vice alla Germani Brescia in A1, così come a Imola come Head Coach.

Quanto, piuttosto, sulle concrete possibilità di rigenerare una squadra che, al netto del traguardo, a livello di gioco (limitiamoci al campo) in questa stagione ha perso fiducia, ritmo, e quel brio di entusiasmo e follia. Inoltre, dovrà farsi amare dal caldo pubblico biancorosso, ancora non saturo dei successi di Mecacci, che difficilmente accetterebbe un fallimento. La situazione che Di Paolantonio eredita è di una squadra da ricostruire, che deve ancora pensare ai suoi punti fermi, e che è pronta a cambiare tutto. In cui serve una grinta grossa così, per non dire altro.

Cambia la dirigenza…

Chiaro segno dei tempi, a conferma della chiara ricostruzione in atto in casa Benedetto XIV Cento, l’arrivo di un nuovo General Manager. Addio a Iozzelli (che ha salutato per motivi personali), benvenuto a Renato Nicolai: figura con “un curriculum non certo banale”, come definito dalla società. Ex Fortitudo, ma anche Torino, Sassari, Scafati e Nardò, è una figura di grande esperienza, elemento che oggi in casa biancorossa è assolutamente indispensabile. Sua la scelta dell’allenatore, come sue saranno quelle di campo: c’è chi ha salutato, chi non ha rinnovato, e chi invece resterà per tentare l’assalto ai Playoff. La scelta di ricostruire dall’alto, comunque, evidenzia la professionalità di una società che non ha intenzione di fare da spettatrice della categoria, specialmente il prossimo anno con il Girone Unico.

… e anche la squadra

Cambiano i vertici, ma anche la squadra. Qui, in realtà, più che di rivoluzione si può parlare di ricostruzione. Perché è chiaro che, della passata stagione, sono molti i valori positivi che hanno inciso. Per ora, con gli addii di Bruttini, accasatosi a Udine, e Ladurner, a Torino, però, i quali hanno terminato il proprio contratto, diminuiscono i nomi da considerare punti fermi per la prossima annata. Il primo ha tolto le castagne dal fuoco in tante occasioni ed aveva portato una ventata di esperienza sotto le plance che ora Cento sarà chiamata a sostituire approdando sul mercato, non senza difficoltà.

Il secondo, invece, al netto del minutaggio non sempre di rilievo, non ha avuto modo di emergere ma aveva comunque dimostrato, partendo dalla panchina, di poter essere un valore aggiunto. I capitoli più in dubbio restano quelli relativi agli altri titolarissimi, da Palumbo (recentemente preconvocato con la Nazionale di Pozzecco) fino a Mussini, Delfino, Archie, Mitchell. il cui destino è appeso alle ambizioni. Resta da capire se queste saranno un filo o una corda.

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