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Corriere di Bologna, Virtus una serata attesa 20 anni

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Questa sera alle 19, prima dell’esordio all’Europeo dell’Italia contro la Turchia, la Virtus si gioca il primo match point che può valere lo scudetto: un’attesa lunga 20 anni, pieni di ansia e speranza, ma soprattutto di ricordi per l’ultima vittoria arrivata il 29 giugno 2001, nella seconda finale tutta bolognese della storia (dopo quella del ’98). Era la Kinder del grande slam, con Manu Ginobili ad illuminare in campo con le sue giocate ed Ettore Messina in panchina. Guardando ai numeri, è curioso come la Virtus non abbia mai aspettato più di 20 anni fra una vittoria e l’altra: il periodo più lungo senza scudetto è stato dal 1956 al 1976, gli anni compresi fra lo scudetto targato Nino Calebotta e quello vinto dall’amatissimo Dan Peterson. 
 
Per quanto riguarda la pallacanestro giocata, questa serie è stata caratterizzata da due squadre attualmente agli antipodi: la Virtus, fanatica e carica come non mai, e Milano, consumata fisicamente dalle 90 partite stagionali, mentalmente in grado di giocarsela alla pari ma che non ha retto negli ultimi quarti di queste prime tre partite. Messina ha fatto i complimenti a Djordjevic, non era per niente scontata una finale tra i due, soprattutto visto come era iniziata la stagione per l’allenatore serbo. Adesso è proprio questa incredulità a tenere tutti coi piedi per terra. 
 
Niente spavalderia, dunque, stasera conta solo vincere. Coach Djordjevic aveva anche pensato di ritirare i cellulari ai suoi giocatori per evitare ogni tipo di distrazione esterna, ma ci hanno pensato i tifosi e i loro clacson a trasmettere l’entusiasmo della città alla squadra mercoledì scorso all’uscita della Segafredo Arena. 
 
Potrebbe essere lo scudetto di Marco Belinelli e Milos Teodosic, i due fenomeni che hanno conquistato l’NBA e l’Eurolega, ma anche lo scudetto di Alessandro Pajola, che nel 2001 aveva appena 2 anni, e degli americani, che hanno girato il mondo solo per poter giocare a pallacanestro. Potrebbe essere lo scudetto di coach Sasha Djordjevic, il primo della sua carriera da allenatore, alla prima finale disputata. Ci era già andato vicino con la sua nazionale, prima al mondiale spagnolo del 2014, poi 2 anni dopo alle olimpiadi di Rio, ma in entrambe le occasioni si è dovuto piegare in finale a team Usa. Lo scorso dicembre era stato esonerato, salvo essere poi richiamato il giorno dopo; nonostante i play off, ad Aprile mezza Bologna chiedeva il suo esonero: ma coach Djordjevic ha saputo reggere e stasera può vincere lo scudetto. E sopratutto, ha saputo dare un’anima alla sua Virtus, che gioca adesso una gran bella pallacanestro e si dimostra una squadra energica, solida, con la calma in testa e il fuoco nel cuore. Una Virtus che piacerebbe sicuramente al mai dimenticato Alberto Bucci, che di scudetti con le V nere ne ha vinti 3, ma soprattutto che si è speso fino all’ultimo per consentire al club di risorgere. Per questa serata, allora, si deve ringraziare anche lui. 
(Fonte: Daniele Labanti, Corriere di Bologna)
 
 
Corriere di Bologna, la città freme per la finale 
 
Per Gara 4 della finale scudetto di stasera la Segafredo Arena aprirà le porte a 2300 tifosi della Virtus. Per il resto, è prevista una gran mobilitazione in città: la palla a due alle 19, in occasione dell’esordio europeo della Nazionale di Roberto Mancini, infatti permetterà di vedere la partita anche in piccoli gruppi nei locali cittadini, dai luoghi simbolo del tifo virtussino a quelli più neutri. 
 
Il gruppo Vecchio Stile, una delle anime del tifo bianconero, ha organizzato infatti un ritrovo presso la Trattoria Dell’Olio in Via Scandellara, ovviamente con posti limitati; altro appuntamento per i tifosi della Virtus sarà al Vegeta Cafè & Bistrot di San Lazzaro. Ma con molta probabilità saranno molti gli schermi dei locali sintonizzati sulla partita, a partire da uno storico ristorante come il Mulino Bruciato, da sempre frequentato da appassionati di basket di tutte le età. C’è chi tiferà e c’è chi guferà, dunque, ma anche questo è il bello di Basket City. 
(Fonte: Daniele Labanti, Corriere di Bologna)

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