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Dell’Aquila e il Leone #1 – Senza Aquila e Leone

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Che sarebbe stato un anno molto particolare è stato ribadito più volte fin da subito; sarà necessario più tempo del solito (quale solito è poi da definire) ma non mancherà quella fortitudinità a lungo rimarcata. Con queste parole iniziava la stagione biancoblu non più tardi di un mese fa. La pazienza chiesta dalla società ai tifosi, però, comincia a vacillare dopo la debacle di Supercoppa.

E’ indubbio, anche perché è il mantra dei post partita di Repesa, che l’infermeria affollata non permetta ancora alla Fortitudo di esprimersi a pieno organico, ma quanto visto nelle prime gare evidenzia troppe lacune. 

La effe manca di gioco e di idee, oltre ai deficit di preparazione atletica intravisti in alcuni ruoli (ma questo si può correggere più facilmente). Il ruggito del leone, la famosa grinta orgogliosa fortitudina, ancora non è emersa se non a tratti, troppi i blackout prolungati che hanno poi deciso in negativo l’esito delle partite di Supercoppa. 

Certamente la Reyer è una squadra più forte, però ci sono diversi modi per perdere ed alzare bandiera bainca ad inizio terzo quarto è uno dei peggiori. Discorso differente parlando di Reggio Emilia? Ad oggi no, la Reggiana è qualitativamente superiore e decisamente più avanti nella preparazione. E’ scesa in campo una Fortitudo smarrita, spesso nervosa, senza avere ben in mente che tipo di gioco costruire, dalle pessime statistiche e senza uno o più veri leader in campo.

Sotto canestro Benzing, Ashley e Groselle, in attesa di Toté forse disponibile già il 26 settembre contro Reggio Emilia, hanno aggiunto centimetri e punti sotto canestro ma soffrono in difesa e devono migliorare la propria gestione dei falli. Sulle ali Richardson ci metterà del suo, ancora da capire il ruolo di Aradori e l’importanza di Procida. A far girare la palla Baldasso e Gudmundsson non paiono la miglior coppia, anzi i primi minuti dell’islandese non hanno convincono. Basterà il rientro, meno vicino rispetto a quello di Totè, di Fantinelli? I dubbi permangono e l’idea di cercare cosa di buono è rimasto sul mercato c’è.

Una effe dunque in alto mare che esce come la peggiore, statistiche alla mano, da una Supercoppa la cui eliminazione immediata è parsa subito inevitabile. Tanto lavoro da fare, il più al completo possibile, per una squadra che non può presentarsi così all’avvio del campionato.

Qualche buona notizia? Una c’è, non riguarda il parquet ma forse è anche meglio. Oggi Damiano Montanari su Stadio riporta che La Fortitudo è prossima a passare nelle mani del club Fortitudo, un consorzio di imprenditori pronto a rilevare il 100% delle quote societarie. Il cambio proprietario non dovrebbe comportare nuovi assetti nel quadro dirigenziale.

Persa l’aquila sul logo storico, persa la grinta del leone (anche sugli spalti momentaneamente), priva di sponsor, cosa rimane a questa Fortitudo a 10 giorni dall’inizio del campionato?

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