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Dell’Aquila e il Leone #21 – Tempi duri per dirigere l’orchestra biancoblu

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Settimane complicate per la Fortitudo, sportivamente parlando aggravate dai risultati delle concorrenti che la lasciano all’ultimo posto in classifica. Se dopo l’addio di Gentile Varese ha cominciato ad ingranare, la Cremona vista sabato sera contro la Virtus è una squadra in grado di mantenere la categoria; chi rischia di rimanere col cerino in mano prima delle altre? Esattamente.

Si cominciano a fare anche questi calcoli che, senza mezzi termini, spaventano. La cosa peggiore per i biancoblu, come ben tutti sanno e come tutti ripetono, è che a retrocedere saranno due e non una sola come nelle ultime stagioni. Non basta arrivare davanti ad una formazione e se qualche quarta incomoda sarà risucchiata nel calderone, allora il rebus sarà ancor più intricato. 

La sconfitta maturata contro l’Olimpia, presa singolarmente non sarebbe motivo di preoccupazione ma ricontestualizzata all’interno del momento che sta vivendo la squadra di Martino ne evidenzia i punti più critici.

E quali sono questi punti critici reiterati (i maggiori, almeno)? Al primo ormai si è fatto il callo ma è difficile porre rimedio, ovvero gli infortuni che danno poca tregua alla Kigili e ricadono sugli altri cioè la non presenza sotto canestro e la solitudine di Durham. Il playmaker americano, infatti, continua ad apparire spesso, per dirlo in termini musicali vista la settimana, isolato nel suo dirigere un’orchestra con pochi strumenti che suonano senza intoppi. Anche domenica scorsa sono stati necessariamente tanti, ma troppi, i minuti trascorsi sul parquet per mancanza di una riserva in grado di togliere al numero 7 delle responsabilità. Con Fantinelli oggetto misterioso, l’innesto di Frazier ha sopperito in parte a questa emergenza sebbene si noti come il suo ruolo sia primariamente quello di guardia tiratrice costretto a portare su palla ma al tempo stesso di cercare la conclusione individuale. La conseguenza è una lettura dell’azione più facile da parte della difesa avversaria. 

L’altra grande carenza arriva dal reparto lunghi, dimezzato dalla sfortuna e in probabile sofferenza anche nei prossimi confronti. Qual è la condizione, uno per uno, dei 4 e 5 fortitudini? Andiamo in ordine di canottiera. Benzing è un’ala lunga atipica, ottime doti da tiratore, preziose e decisive in molte occasione, ma non efficiente nel gioco sotto canestro, raramente lo si nota a lotta re a rimbalzo. Per Toté è una stagione che rispecchia quella dell’intera squadra, quando finalmente, dopo mesi di stop, sembrava essere tornato a piena disposizione ecco un nuovo, l’ennesimo, stop. Ancora problemi alla schiena che non sembrano dargli pace ed infatti rimane spesso seduto a guardare. Ai suoi dolori si aggiunge quello di Groselle che, a detta di Martino, contro Milano è sceso in campo stringendo i denti e si è visto. Il suo apporto è mancato come manca da diverse settimane dopo un ottimo mese di dicembre. Rimane solo Borra, fisicamente in grado di contrastare i centri avversari ma dalle caratteristiche tecniche meno spiccate e, proprio come nel caso di Durham, non adeguatamente spalleggiato da compagni di reparto.

Forse sono emersi meno nel match contro l’Armani ma la difesa necessita continuamente di una nuova registrazione generale. Buoni segnali, in questa direzione, da Procida, giocatore dall’anticipo facile e l’intensa pressione in marcatura, lo avranno notato anche gli osservatori NBA? 

Cosa aspettarsi o, meglio, in cosa sperare per la effe? In un qualche cambiamento massiccio di gioco, in una rivoluzione degli schemi, in una trovata geniale del coach, in un pizzico di fortuna in più e che il riassetto societario possa riflettersi anche in una risposta sul parquet. Vedremo se potrà bastare.

 

 

 

 

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