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Dell’Aquila e il Leone #35 – Il Pagellone finale

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La stagione è terminata senza bisogno di ulteriori considerazioni generiche. Dopo i pagellini ad uno e due terzi della stagione fortitudina, è il momento del Pagellone finale che tiene conto sia dell’ultimo terzo dell’anno sia della prestazione complessiva. Per chi era ancora nel roster nei precedenti appuntamenti, voto e giudizio rimangono invariati rispetto all’ultimo. Non viene giudicata la proprietà come nessun aspetto stagionale lontano dal parquet.

Si procede, come sempre, in ordine di referto esclusi i giocatori dell’under 19 aggregati alla prima squadra ma con non più di un paio di presenze in stagione:

Brandon Ashley 5,5: La fuga senza preavviso non gli permette di raggiungere la sufficienza anche se sul campo si è rivelato una pedina importante in più occasioni. Prezioso atletismo sotto canestro alternato a prestazioni più opache. Abbastanza bene sul parquet, recidivo fuori dal campo. Taglio non ancora certo ma probabile (diventato certo il giorno successivo).

Branden Frazier 5,5: L’ultimo rinforzo biancoblu è stato protagonista di una mezza stagione altalenante, fatta di alti quando ce ne era meno bisogno e di bassi nei momenti cruciali. Buon attaccante capace, però, di sparire dalla partita a sorpresa. Mai riuscito ad inserirsi bene negli schemi della squadra preferendo affidarsi alle proprie capacità lanciando ombre sul suo ruolo, una point-guard al bisogno, male adattata a playmaker.

Jon Axel Gudmundsson 5: Inserito perché presente fino a gennaio anche se promesso partente da tempo. Difende più di molti compagni di squadra ma il suo posizionamento in campo mai ben definito, di fatto, lo taglia dal roster.

Pietro Aradori 5,5: Va fatta una scissione tra le statistiche personali e l’impatto sui compagni di squadra. Se i suoi numeri non possono certamente definirsi insufficienti, manca quando non doveva mancare. L’ultimo minuto della partita contro Napoli lo deve gestire lui, prendersi da leader la responsabilità del tiro ed invece si nasconde dietro il difensore lasciando a Procida la patata bollente. Rimarrà alla effe? Scendere di categoria significherebbe salutare, di fatto, i palcoscenici dell’LBA forse per sempre con 15,1 punti di media.

Stefano Mancinelli NG: Mai sceso in campo, non è possibile giudicarlo. Curiosità sul suo futuro, da giocatore?

Jabril Durham 4,5: Prima parte di stagione più che sufficiente per l’unico playmaker del roster prima del crollo a partire da febbraio. Irriconoscibile ed incapace di aiutare la squadra. Si eclissa senza più spuntare fuori. Infine fa come Ashley non appena la nave affonda. 

Gabriele Procida 5,5: Non è affatto facile giudicare il giovane talento biancoblu, candidato al draft NBA. A volte fa esplodere il suo atletismo mettendo in mostra doti notevoli, altre decisamente no. Più di un infortunio a limitarlo, rimane un dubbio: troppa poca fiducia riposta in lui da coach Martino? Se avesse giocato di più? Non è detto sarebbe stato decisivo. Il punto interrogativo sulla sua stagione rimane. 

Robin Benzing 5: Il voto scende in concomitanza delle ultime giornate. Se le sue migliori prestazioni coincidono con le vittorie biancoblu, le sconfitte con le sue peggiori. Ed infatti alla fine non è più lo stesso. Rimane un ottimo attaccante dalla distanza e probabilmente continuerà a giocare a buoni livelli; migliorasse il gioco vicino a canestro i buoni livelli diventerebbero buonissimi.

James Feldeine 5,5: Sfortunato e infortunato, sono più le gare saltate di quelle disputate (non più di 5-6 complete). Le sue prestazioni non sono male, anzi è spesso prezioso quando c’è. Quando, cioè quasi mai.

Malachi Richardson 5,5: Tagliato perché ritenuto di troppo, sulle ali ci sono già Procida e Aradori. Il suo avvio di stagione non è negativo, si ritaglia uno spazio che però non  riesce ad essere quello di leader offensivo. Non riesce a mantenere la lucidità necessaria in momenti topici della gara (vedere partita contro Milano) per poi lasciare Basket City poche settimane dopo. 

Matteo Fantinelli 5,5: L’empatia verso la persona potrebbe portare al 6, poi, però, va anche giudicata la prestazione del giocatore. Una bellissima notizia vederlo rientrare nel finale di stagione ed è ancora più bello vederlo spendersi con grinta per la salvezza. Non riesce, però, ad incidere quasi niente.

Tommaso Baldasso 4,5: È un brutto primo terzo di campionato quello del classe 1998. Non si dimostra in grado di dare una mano ai compagni, oltre a qualche tripla sparsa nell’arco dei 40 minuti. L’exploit nel match contro Treviso è una storia a parte. Esce dal contratto con la Fortitudo quando è chiamato dall’Olimpia. A Milano trova un suo spazio. 

Vasilis Charalampopoulos 6: L’unico voto positivo è per il greco che, dopo una partenza a rilento, trova la giusta collocazione in campo, sia in attacco che in difesa. Avrebbe forse meritato maggiore spazio anche se la sua resa potrebbe essere legata proprio al suo ruolo, a lungo di bakcup.

Leonardo Totè 5: Un insufficienza di manica larga. I problemi fisici lo hanno martoriato da settembre e quando pare tornato a pieno regime, o quasi, l’atteggiamento viene meno. E’ evidente la sua voglia di cambiare aria e così fa durante la pausa Nazionali.

Goeffrey Groselle 5: L’ennesima insufficienza non gravissima. Quasi tutti i giocatori biancoblu, infatti, hanno vissuto dei buoni momenti durante l’anno. Quelli di Groselle coincidono con l’inizio e la fine, fino troppo isolato nel giorno della retrocessione. Fatica terribilmente contro tanti pari ruolo avversari e non ha quasi mai un cambio. Si trova a giocare tantissimo, ad essere venduto senza poi esserlo e a sbagliare troppi liberi. Qualcuno in più segnato avrebbe fatto il bene di tutti.  

Jacopo Borra NG: Non sarà stato all’altezza degli altri ma dello spazio in più lo avrebbe meritato, sia anche solo per la stazza a rendere più difficile l’andare a canestro dei pivot avversari. Pochissimi minuti, non giudicabile né sufficiente né insufficiente non per colpa o merito suo.

Antimo Martino 5: “Ha fatto quel che ha potuto”, ha detto lui e hanno detto molti altri. Vero se ci si ricorda dei pre-partita nei quali raccontava come si fossero allenati in pochi durante la settimana e gli infortuni non dessero tregua alla Fortitudo. La gestione delle rotazioni lascia, però, molti rammarichi. Da Procida a Borra, da Charalampopoulos a Durham. Non aveva tanto di meglio ma, vista la situazione, qualche azzardo maggiore avrebbe potuto farlo.

Jasmin Repesa 5: Da lui doveva partire il nuovo ciclo biancoblu spinto dall’entusiasmo della piazza che ancora ha ben impressi i ricordi dello scudetto del 2005. Molto limitato nella preparazione estiva a causa di un roster dimezzato da problemi fisici e prestazione in Supercoppa da dimenticare. Ripete più volte che ci sarà bisogno di tempo prima che questa Fortitudo sia pronta e competitiva, però poi il tempo non lo concede a sé stesso. Ok i problemi di salute personale, ci mancherebbe, rimane il fatto che c’è modo e modo per congedarsi da un incarico.

Con il Pagellone finale ci si avvia verso la conclusione di questa rubrica. Tra pochi giorni un ultimo appuntamento bonus, con un occhio rivolto alla prossima, incertissima, stagione. 

 

 

 

 

 

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