Basket
Dell’Aquila e il Leone #36 – Una generazione di tifosi da salvare
Ultimo episodio stagionale di questa rubrica che ha raccontato tutta la stagione dell’Aquila ed è pronta a farlo anche nell’immediato futuro.
Proprio futuro è una parola che non passa inosservata tra le fila biancoblu. Mentre i cugini virtussini festeggiano ai vertici d’Europa, sono tanti sono i dubbi attorno alla Fortitudo: parteciperà alla A2? Da chi ripartirà? Domande che al momento non trovano risposte rassicuranti. Sebbene Melloni abbia parlato di matematica certezza circa il prossimo campionato di serie A2, le titubanze restano senza ulteriori informazioni all’orizzonte.
Si parla di Aradori come uomo simbolo sul quale ricostruire il roster, non escludendo che anche Fantinelli possa rimanere legato alla effe. Il Resto del Carlino prospetta il ritorno di Mattia Palumbo, in prestito a Forlì ma ancora sotto contratto. Il giovane Procida, che dovrà staccarsi di dosso, prima o poi, questo attributo, è improbabile rientri in un progetto di A2. In questo momento si trova a Los Angeles (come emerge dal suo profilo instagram) per lavorare in ottica draft NBA, le sue intenzioni sono chiare e se anche non venisse selezionato da nessuna squadra, troverebbe facilmente un posto in una squadra di livello superiore, magari evitando la terza retrocessione in tre stagioni.
Un passo alla volta, una questione dopo l’altra. Quando se ne saprà di più? Un altra domanda senza risposta evidenziando, però, una data, anzi un periodo, quello della prima decade di giugno. In quei giorni è previsto un incontro pubblico del Consorzio Fortitudo aperto alla città, in risposta alla richiesta di un incontro da parte dell’associazione “Il Fortitudino”. Intorno a quella data saranno conclusi gli iter sportivi e burocratici della società e qualcosa in più, per forza, si saprà.
Accantonando le incertezze, la questione da salvaguardare, oggi ma anche domani è questa: non perdere una generazione di tifosi. Si tratta di un rischio reale se si considera il contraltare cittadino. Basket City è sulla via per diventare Virtus City, un bello spot per la città sicuramente ma che appiattirebbe la sana rivalità che si respira tra le strade di Bologna, quella fatta di sfottò tra un derby e l’altro. Derby per un po’ non ci saranno e la potenza Segafredo sempre più forte fagociterà la passione.
Un bambino che nel 2022 comincia a giocare a basket, senza un background di tifo familiare ma pure con, legittimamente sarà portato ad ispirarsi a Teodosic, Weems e Pajola, a seguire le loro gesta e, quindi, a scegliere le Vnere.
Come può la Fortitudo arginare questo possibile problema? Agire a livello sociale, puntare ad una narrazione diversa e più lontana da quella dell’highlight, della spettacolarità, dei grandi palcoscenici. Cosa sulla quale, volente o nolente punta già. Infatti alla effe si avvicina un target giovanile. Un identikit possibile è quello del ragazzino che per la prima volta va a Palazzo con gli amici in cerca della balotta da stadio (o, appunto, da palazzo). Una politica futura di prezzo inclusivo è imprescindibile affinché questa calamita non si smagnetizzi. Parte di questa potenza è già stata persa ed è diventata bianconera, si tratta di non perderne di ulteriore.
Tema non da poco, sportivamente parlando, quello delle nuove generazioni di tifosi, non più polarizzati in due fazioni ma riuniti sotto la stessa bandiera. Ripeto, non è un male. Semplicemente si tratterà di una Bologna priva della storica rivalità.
Pensieri di fine stagione, e basi sulle quali lanciare la prossima.
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