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Dell’Aquila e il Leone S3 #38 – Go West

Ultima puntata della rubrica attorno al mondo della Fortitudo. Verso un futuro pieno di avventure in quel di “Basket City”

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Dell'Aquila e il Leone Fortitudo copertina finale
Dell'Aquila e il Leone Fortitudo copertina finale

Dopo tre stagioni e 113 episodi, “Dell’Aquila e il Leone” giunge ai titoli di coda. Il mondo Fortitudo è affascinante, pieno di sfaccettature e vicende da raccontare, non di rado al limite dell’incredibile.

Giunti al termine dell’anno sportivo con l’epilogo più fortitudino possibile (sì, mi riferisco alla sconfitta in finale), è il momento di ripercorrere i fatti più iconici di questo triennio. Lo si fa, ovviamente con la caratteristica ironia di cui la rubrica si è sempre servita.

Senza Aquila e Leone

Tutto parte nell’autunno del 2021, quando la stagione della Fortitudo non parte nel migliore dei modi. Dimissioni di Repesa dopo la prima giornata, chiamata di Antimo Martino ed un roster che fatica ad assimilarsi. In tutto questo la storica aquila sullo stemma scompare e viene temporaneamente sostituita da una EFFE scudata. L’aquila torna, il mordente manca, i risultati pure.

Fuga da Basket City

L’inizio del campionato si conferma complicato sul parquet ed altrettanto insidioso fuori. Nella pausa nazionali di novembre, Brandon Ashley prende l’aereo senza permesso e scappa in America. Si dice che il compagno di squadra Benzing, diretto al ritiro della Germania, lo abbia incontrato sul medesimo volo. Leggenda o verità, Ashely non tornerà più a Bologna e non sarà l’unico a svincolarsi dai biancoblu.

Ma non c’è pace quaggiù

I derby sono un poco più combattuti del previsto anche se l’epilogo sorride sempre ai cugini bianconeri. Non c’è pace quaggiù canta la Fossa dei Leoni sulle note di “Diavolo in me” di Zucchero mentre porta a compimento una delle coreografie più iconiche degli ultimi anni. La si prende sul ridere mentre Pavani abbandona la nave e il campo dice che salvarsi sarà complicatissimo.

Sogni di Rock’n’roll

Nessuna sorpresa con la A maiuscola. L”1 maggio 2022 la Fortitudo viene battuta al Paladozza da Napoli e retrocede in A2. E’ tempo di rimpianti e paura verso un futuro più che mai incerto. Questa sponda di Bologna, si sa, è da sempre rock’n’roll, è terribilmente abituata a soffrire ma ama sognare. La missione è salvare una generazione di tifosi, anche perché la Virtus, intanto vince l’Eurocup e  si prepara al ritorno in Eurolega.

La Effe al centro del villaggio

Si riparte dalla seconda serie italiana e lo si fa ricercando la territorialità e la bolognesità della società. Si amplia il consorzio che sostiene la Fortitudo e si decide di ripartire dai figli adottivi dell’aquila come Aradori e Fantinelli. Oltre a loro, un po’ alla spicciolata arrivano tanti italiani (tra cui vecchie conoscenze fortitudine) e due punte americane, come la categoria richiede. Assestarsi richiede un po’ di tempo, coach Dalmonte, anche lui di ritorno, lo sa ed infatti la partenza è a diesel.

Luce accesa, luce spenta

I biancoblu fanno intravedere delle qualità, le quali però si alternano a troppi momenti di blackout, spesso anche all’interno della stessa partita. L’andamento della squadra, infatti, va a rilento, assestandosi a metà classifica ma senza trovare il giusto apporto da chi dovrebbe fare la differenza, ovvero gli americani a roster.

USA Calling

Quella che poteva essere una sensazione dettata da un approccio iniziale sbagliato diventa certezza. Davis e Thornton non riescono a dare il contributo loro richiesto o se ci riescono lo fanno troppo raramente. Ci si mette anche un comportamento decisamente sopra le righe della guardia a stelle e strisce e l’esigenza di mettere mano al portafogli è impellente. A rafforzare le plance arriva Candussi mentre per i playoff, l’ennesimo colpo di ritorno si chiama Adrian Banks.

Guida Galattica per fortitudini dal cuore forte

Proprio quando l’ambiente si è ricaricato in vista della post-season, ecco un altro colpo di teatro. Via Dalmonte e spazio al vice Angori. Non è facile essere fortitudini, servirebbe un manuale ad ok. Il tempo per indagare motivazioni e scelte della dirigenza biancoblu non ci sono perché la serie con Cento incombe e mette la Effe in pieno “mood playoff”. La possibilità di promozione si spegne in semifinale contro Cremona ma a sensazione è quella di una stagione chiusa con un bilancio più che positivo.

La nuova Effe

Anno nuovo, nuova Effe. Sale in sella Tedeschi e arrivano Basciano come GM e, soprattutto Caja in panchina. Mentre la costruzione della squadra riparte dai soliti Aradori e Fantinelli, arrivano anche dei nuovi americani e questa volta la differenza la fanno eccome. La fa pure il coach dall’esperienza decennale, dando subito un’identità forte alla squadra. In particolare, l’impronta difensiva biancoblu pare l’arma in più di questa nuova Fortitudo che sa solo vincere.

Chi fermerà la musica?

Le settimane passano e ci si chiede quando questa squadra commetterà un passo falso. Successo dopo successo, si cercano quali possono essere i punti deboli del roster bolognese e la risposta arriva dalla linea di backup. Mentre, infatti, il quintetto si assesta come uno dei migliori, se non il migliore, della categoria, tutti gli altri risultano parecchi passi indietro. Quel «la mia pazienza ha un limite» pronunciato da Caja dopo l’ennesima prova dispari tra titolari e comprimari ha alimentato voci di mercato mai realmente concretizzatesi in trattative.

2024: Ambizione Promozione

Termina l’anno solare e la Fortitudo viaggia in testa alla classifica del girone rosso a braccetto con Forlì. Le ambizioni non si possono più nascondere: si può tentare la promozione. Nonostante un andamento non proprio costante, il bottino messo in cassaforte nei mesi precedenti può far stare tranquilla Bologna, che intanto stravince il primo confronto stagionale con Trapani in Coppa Italia. Proprio in Coppa, però, la sfortuna ci vede benissimo. Infortuni per Aradori, Fantinelli e Freeman. Con tre quinti del quintetto fuori gioco, la finale è di Forlì ma il cammino in campionato, nella fase ad orologio, certifica la seconda posizione in chiave playoff.

Qui si arriva alla storia recentissima, ancora costellata dalla sfortuna che toglie di mezzo Aradori e una mano di Ogden alle Finals nuovamente contro Trapani. Entra in gioco un personaggio quale Antonini che accende la miccia del confronto. Il finale di stagione è noto a tutti, basti dire: tremendamente da Fortitudo.

Go West

Dal presente al futuro, con qualche incognita ma anche la certezza di un avvenire ambizioso, verso il ritorno ai palcoscenici più alti della pallacanestro italiani, dove tutta “Basket City” merita di stare. Sarà serie A tra un anno? Lo sarà tra due? Ci sarà ancora la coppia Fantinelli-Aradori a difendere i colori biancoblu? Bho. Di sicuro ci sarà un supporto straordinario che non dimenticherà di cantare:

“La prima volta che ti ho vista sai,
dell’Aquila e il Leone mi innamorai.
Son qui in Fossa a cantare per te,
da quel momento ci sei soltanto te.
Chiudo gli occhi e penso che,
passa il tempo passa e penso che,
quando un giorno morire dovrò,
voglio portare in cielo i tuoi color!”

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