Basket
È una Fortitudo che va davvero “in direzione ostinata e contraria” – 19 ott
Lo ha citato per ben due volte in altrettante conferenze stampa e, forse, per la sua Fortitudo non potrebbero esserci parole migliori. Dopo la sconfitta contro Mantova, il coach biancoblu aveva asserito: “andiamo avanti in direzione ostinata e contraria”, apostrofando un noto verso di De Andrè in Smisurata Preghiera. Lo stesso aveva detto nel prepartita della gara contro Verona. I biancoblu sono davvero una squadra controcorrente, che va “in direzione ostinata e contraria”, rispetto ai canoni della pallacanestro italiana attuale. Creare una squadra confermando quasi tutto un roster, che solo un anno fa giocava nell’ex B2, non è da tutti, anzi queste situazioni si possono davvero contare sulla punta delle dita. L’aver fatto ciò è il simbolo perfetto di un progetto che Boniciolli e il suo staff hanno ben impresso in mente, un progetto in cui credono fortemente. Lo stanno portando avanti, gara dopo gara e allenamento dopo allenamento: una crescita della squadra step by step, riassumibile in un concetto espresso dallo stesso coach biancoblu nella prima conferenza stampa prepartita di stagione. Quell’ “’iniziamo un cammino e sappiamo dove vogliamo arrivare” già faceva intuire le idee chiare, non che ci fossero dubbi a riguardo, sia chiaro. La Fortitudo non è una squadra che rientra nel novero delle cosiddette “usa e getta”, come accade a molti club nel panorama della pallacanestro italiana, e non solo. I biancoblu non fanno parte di quei club che quest’anno hanno ricostruito il roster quasi da zero e che fra un anno si ritroveranno a fare la stessa cosa. Questa situazione può avvenire quando ad un club serve una rivoluzione, vedi Milano, ma il più delle volte accade per mancanza di un progetto a lungo termine. Progetto: ecco un’altra parola chiave della filosofia boniciolliana. La Effe ha puntato su un nucleo forte, un nucleo in cui molti giocatori erano esordienti in A2, creando un roster, in cui il ruolo di playmaker è stato affidato ad un giocatore meraviglioso come Leonardo Candi, classe ’97. Un sintomo della cultura della crescita dei giovani e di quella filosofia che non ti porta a guardare la carta d’identità di un giocatore per metterlo in campo, ma solo quello che il giocatore può darti in quel momento per vincere la partita (cito ancora le parole di Boniciolli in un post partita della scorsa stagione, ndr). Proprio quella cultura che da sempre è stata alla base del modo di intendere il basket di un grande mentore come Bogdan Tanjevic e che, oggi, rischia di smarrirsi nella pallacanestro italiana. Non è da tutti dare fiducia ai giovani evitando di nascondersi dietro la solita frase “si rischia di bruciarlo”, ed ancora meno esempi ci sono di fiducia e di minutaggio elevato concessi ai giovani italiani. Boniciolli anche in questa situazione va in direzione ostinata e contraria, seguendo le idee del grande maestro Tanjevic che lo ha cresciuto cestisticamente a Trieste. E, proprio Trieste, per ironia della sorte, sarà il prossimo avversario della Fortitudo. Tornando al roster, stavamo parlando di Candi: sfido chiunque, a quell’età, e all’esordio in A2, a passare in tre giorni dal fare fallo su Di Bella sul tiro da tre, al prendere uno sfondamento decisivo contro Verona. Carattere e forza mentale da vendere per il ragazzo a cui Boniciolli ha, di fatto, affidato le chiavi del gioco, con Gennaro Sorrentino. Ma, cosa più importante, Candi è uno dei pochissimi “play puri” della scuola italiana, forse al pari solo di Ruzzier, altro giocatore che Boniciolli conosce bene. Una squadra composta da tutti italiani, fatta eccezione per Radic, Daniel e Flowers, con il giusto mix fra giovani e giocatori esperti: un altro elemento rilevante di questa Fortitudo.
Tutta la grinta di Jonte Flowers trascinatore della Fortitudo (foto Orsini)
Le motivazioni hanno fatto la differenza con Verona poi, dal punto di vista fisico, ci ha pensato il grande lavoro svolto da Raul Parisi a permettere ai biancoblu di trovare le energie a cavallo tra il terzo e il quarto quarto. A livello di motivazioni come non citare Gennaro Sorrentino e Andrea Iannilli. Cito loro per primi perché sono i due giocatori che hanno avuto più difficoltà nelle prime due gare e che, invece, con Verona hanno dato un apporto decisivo, dimostrando che la mentalità vista sabato è quella giusta. Poi si potrebbe parlare anche del duo Raucci-Italiano, entrambi all’esordio in A2: due giocatori che a livello di intensità potrebbero dare ripetizioni a molti altri giocatori. Poi, Jonte Flowers e Radic i veri terminali offensivi della squadra, ma anche il carattere di capitan Carraretto e, a breve, il recupero di Montano: tutti elementi che alla lunga potranno rilevarsi decisivi nel cammino e nella crescita di questa squadra. Boniciolli e il suo staff, al quale quest’estate si è aggiunto un altro validissimo coach come Stefano Comuzzo (i due erano già stati insieme alla Fortitudo, ndr), stanno inculcando alla squadra la giusta mentalità e una cultura del lavoro, un mix che porterà lontano questa squadra.
L’abbraccio tra Candi e Carraretto dopo la vittoria con Verona (Foto Orsini)
La programmazione e il progetto a lungo termine con un nucleo solido e già consolidato, la cultura della crescita dei giovani e la fiducia nei giocatori italiani: queste le caratteristiche che rendono il progetto della Fortitudo un progetto che va in direzione ostinata e contraria rispetto ai canoni attuali della pallacanestro italiana. Con tutti i rischi e i vantaggi che ne comporta, Boniciolli lo sa benissimo, ma ha le chiavi, lui con il suo staff, per condurre in porto il progetto. La vittoria con Verona è stata il giusto compenso per il lavoro svolto durante la preparazione estiva. Ora inizia un altro campionato, soprattutto a livello di consapevolezza nei propri mezzi, ma sempre in direzione ostinata e contraria.
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