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Questa Virtus non è un bluff. L’editoriale del lunedì

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Siamo alle solite: la Virtus perde una partita (in casa? È giocare in casa quando non ci sono i tifosi?) e immediatamente si alzano le urla stridenti del volgo virtussino percosso e affranto; i social si riempiono di post catastrofisti, gli eroi di ieri si tramutano in scappati di casa. È vero che non è solo una partita, ma la terza sulle ultime tre in casa in campionato, fra l’altro contro formazioni che non godevano certo dei favori del pronostico. È altrettanto vero, però, che Brindisi si è confermata sorprendentemente concreta e tecnicamente interessante, con Harrison, Thompson e Willis che sono giocatori di ottimo livello, tanto che la Happy Casa è poi seconda solitaria in classifica, sconfitta unicamente la prima giornata a Venezia. È pure vero che alla Virtus è mancato poco per riuscire a ribaltare il risultato, arrivando inaspettatamente, per come erano andate le cose fino a quel momento, a -2 a tre minuti dalla conclusione, quando tuttavia ha subito un altro mortificante 16 a 8, condito di tiri da 3 falliti, falli antisportivi ed espulsione di Teodosic. L’esatto contrario di quello che accadeva lo scorso anno, con la nuova Virtus che si affacciava alla ribalta più per il carattere che per la qualità del gioco, maturata poco per volta. Altra cosa chiara è che le scusanti generiche relative al periodo Covid-19 valgono per tutte le squadre, però la positività emersa la scorsa settimana di un giocatore bianconero non può non avere minato particolarmente l’ambiente, oltre ad avere boicottato il diario degli allenamenti.

Se invece scendiamo sul piano dei numeri, il dato più inquietante rimane quello dei punti subiti ieri, 98, dopo i 95 contro Cremona. Tuttavia è un falso mito che questa Virtus subisca sempre caterve di canestri, visto che la media generale dice poco più di 79, contro i quasi 83 segnati. È vero peraltro che la difesa in alcuni casi subisce senza reagire, cosa sulla quale si sta interrogando, immagino, lo staff tecnico. È un  po’ come la storia dei tiri da tre subiti, o dei rimbalzi: solo due volte la Segafredo ha perso nettamente il confronto dall’arco, con Reggio Emilia e Venezia (dove però ha comunque vinto), perché anche con Brindisi ha totalizzato un 42% contro 39, mentre con Cremona la differenza era stata solo di 3 lunghezze, dal 48 al 51%, così come ai rimbalzi la Virtus è stata – un po’ incredibilmente – battuta solo da Reggio e Cremona, dato che pure Brindisi alla fine ne ha totalizzati 1 di meno.

Tutto bene, allora? Certo che no. I problemi ci sono, ma sembrano più che altro di natura mentale. Tecnicamente questa squadra non sembra niente di meno di quanto progettato in estate, per quanto diversi giocatori palesino ancora una forma discutibile. Ricci e Gamble sono ancora lontani dalla costanza di rendimento fornita la scorsa stagione, come Markovic (la cui importanza sul parquet però si sente ogni volta che non c’è); Weems invece ci sta arrivando, benché sbagli ancora troppi tiri aperti anche importanti; Hunter pure sta crescendo di rendimento. I nuovi sono ancora lontani dal pieno inserimento, ma Adams sta ripetutamente confermandosi tra i migliori in campo. Discorso Teodosic, finora meno beatificato di quanto ci aveva abituati a vedere: sabato è stato tra i motivi della sconfitta finale, l’impressione è che non accettando caratterialmente il possibile insuccesso, in taluni frangenti non reagisca nel modo più produttivo, anzi, col suo nervosismo finisca per mettere in difficoltà la squadra. Ma come si fa a contestarne la sostanza, per una serie di episodi inadeguati alla sua fama?

Non credo che Djordjevic debba insomma intervenire sul piano tecnico, come si sente reclamare a destra e a manca, quanto piuttosto sulla testa dei ragazzi che facendo forse fatica a gestire in questo particolare periodo il doppio impegno coppa-campionato danno l’impressione di privilegiare la prima, a scapito del secondo. La qual cosa potrebbe avere anche un senso, perché ogni errore in Europa rischia di costare enormemente, a differenza di quanto potrebbe essere in campionato, almeno per un po’. Tuttavia, la reiterazione delle sconfitte potrebbe alimentare un pessimo elemento caratteriale e a questo occorre porre un freno. Ma scopro l’acqua calda, alla Porelli lo sanno meglio di chiunque di noi che osserviamo dall’esterno. Si lasci che Djordjevic e compagnia lavorino con la serenità che può provenire da un sano supporto esterno, piuttosto che dalle critiche “costruttive” di centinaia di esperti improvvisati. Questa Virtus è una squadra che ha ancora molte frecce al proprio arco, per quanto ora abbia evidenziato alcuni dei possibili limiti. Peraltro non è ancora, non può considerarsi assolutamente una riedizione di quella del 2001, come forse qualcuno si era illuso che potesse essere. Ma nemmeno, a mio parere, la si può definire un bluff, o ritenerla da modificare nell’organico, addirittura da rifondare tecnicamente come si legge qua e là dopo un inizio sì balbettante, ma tutt’altro che privo di elementi positivi. Uno su tutti, la maturazione progressiva del cinno di casa (che proprio oggi compie 21 anni), Alessandro Pajola, chiamato paradossalmente a indicare la strada ai più esperti compagni, col suo spirito combattivo.  

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