Basket
Una bella domenica prima dello “scontro fra titani”. L’editoriale del lunedì
Non era una partita banale, quella di ieri tra Virtus Segafredo e Allianz Trieste, anche se per come è finita alcuni la hanno considerata quasi un allenamento. La squadra di Dalmasson non sta attraversando uno dei suoi periodi migliori, ma ha in organico quella tipologia di giocatori che quest’anno hanno saputo far soffrire le Vu Nere e la scelta di far rifiatare i propri uomini migliori poteva esporre i bolognesi anche a situazioni difficili. Viceversa, responsabilizzando giocatori fin qui tenuti non di rado ai margini la Virtus ha proprio dominato gli avversari, concedendo loro solo qualcosa in avvio per poi prendere la gara in pugno e condurla in porto con sufficiente tranquillità. Il segreto ancora una volta è stato una difesa che ha letteralmente mandato in confusione gli avversari, tenuti a 67 punti segnati contro i loro quasi 80 di media. Ancora, la Virtus ha confezionato 23 assist, restando perfettamente in media nonostante l’assenza di Markovic e Teodosic, a dimostrazione del fatto che è il proprio gioco, non solo l’estro delle sue star, a dotarla di tanta spettacolarità, ed anche che Adams e Pajola non sono un semplice ripiego, in regia. Abass si è saputo ergere da protagonista, mvp per continuità nella partita assieme ad un Adams che ha collezionato, oltre ai 16 punti, 6 assist, 18 di valutazione ma soprattutto, giocando 28 minuti, un plus/minus di +24 che è tutto un programma (il secondo della squadra, Alibegovic, è fermo a 14). Nella sostanza, con lui in campo la Virtus ha sistematicamente allungato nel punteggio. Una discreta soddisfazione per tutti, dal coach all’ultimo dei giocatori e per i tifosi in apprensione in vista di una gara 3 che i virtussini non vivono da tempo quasi immemore, per lo meno a questi livelli. L’Unics Kazan si è dimostrato rivale alquanto tosto per caratteristiche fisiche e di organizzazione della difesa, seppure quest’ultima non la avesse in stagione forse ancora mai messa in luce ai livelli di questa semifinale. Per la verità in precedenza l’Unics era parso squadra capace di andare a fiammate, che può alternare attimi devastanti a momenti di relativa rilassatezza in cui possono emergere le sue fragilità. Contro la Virtus si è fatto trovare pronto come non mai; tuttavia, non possiamo trascurare il fatto che in entrambe le partite ha concesso alla Virtus la possibilità di vincere, occasione colta a Bologna e non a Kazan, dove la Segafredo ha fallito i tiri decisivi che avrebbero potuto modificare le sorti della gara, in gioco fino agli ultimi istanti nonostante l’ampio divario creatosi precedentemente. Con ciò non intendo dire che mercoledì sarà una passeggiata, ma sostanzialmente che saranno gli uomini di Djordjevic, a mio parere, a decidere l’esito dell’incontro: se sapranno affrontarlo con la giusta mentalità, con l’imprescindibile intensità difensiva, con la necessaria attenzione ai rimbalzi, con un gioco di squadra invece di affidarsi alle invenzioni dei singoli, da riservare agli inevitabili momenti di impasse, consapevoli della maggior reattività fisica dei russi e della loro propensione a rendere difficile ogni avvicinamento a canestro, ritengo che questa Virtus possa avere le armi giuste per superare il turno ed avviarsi in finale di Eurocup. Sarà pure una gara di nervi, ancor più che a Kazan, e auspichiamo arbitri all’altezza, cosa che là dalle parti del Volga non ci era parso che fosse. Non dico mica casalinghi, ma attenti, competenti e di carattere, quello sì. E a chi dovesse storcere troppo il naso nel malaugurato caso di una sconfitta ricordo fin d’ora che tre anni fa la Virtus era una neopromossa che non arrivava ai playoff; poi ha vinto una Champions League FIBA, lo scorso anno è stata frenata dalla pandemia, ora sarebbe arrivata comunque in semifinale della seconda competizione europea. Nello sport si può vincere come si può perdere, se si trovano avversari più forti, e questa è una cosa che si può scoprire solo nel momento in cui avviene lo scontro. Tutti conosciamo quale sia l’obiettivo posto dalla società alla squadra, per cui si tratterebbe di un fallimento, certo, ma non è sempre possibile raggiungere il massimo dei risultati alla prima occasione. Fondamentale sarebbe non gettare alle ortiche quanto costruito, in ogni caso, fin qui: una squadra che ha saputo far rivivere in pieno il mito della Vu Nera e la ha riportata al centro dell’attenzione mediatica, ad un passo dal ricondurla sui parquet a lei più consoni, quelli della più importante tradizione europea.
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