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Fortitudo Bologna

Fortitudo, il rientro di Aradori è vicino: «Sembra tutto pronto»

Il numero 4 biancoblu vicino al ritorno in campo: potrebbe giocare alcuni minuti già questa domenica contro Verona al PalaDozza.

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Infermeria Fortitudo - Aradori è clinicamente guarito
Pietro Aradori (©Fortitudo Flats Service Bologna)

Assente da diversi mesi per infortunio, Pietro Aradori è vicino al ritorno in campo. Nelle ultime settimane la guardia numero 4 ha accelerato ed i tempi di recupero si sono ridotti. Ospite di Sport Club su E-Tv, il giocatore si è espresso sul suo possibile rientro già questa domenica contro Verona, per la settima giornata di A2, e su un primo bilancio di questo inizio di stagione.

Le parole di Pietro Aradori

Quale potrebbe essere la data del rientro? – «Mi sto allenando con la squadra dalla settimana scorsa. Dovrei rientrare domenica prossima. Già da un mese sto facendo lavoro individuale, poi da poco anche con il gruppo. C’è stato grande lavoro dello staff medico Fortitudo e di tutti i fisioterapisti: abbiamo lavorato bene e un passo alla volta. Sembra tutto pronto».

Il valore di questa squadra rispetto allo scorso anno? – «Questa Fortitudo è più completa. Ma non è scontato che questo porti ad una stagione migliore. Ci sono più rotazioni, ma anche l’anno scorso tutti hanno portato il proprio importante mattoncino. Ora sta a noi fare in modo che tutto vada nella giusta direzione».

Su Coach Cagnardi – «Ogni allenatore porta le proprie caratteristiche. Sia Caja che Cagnardi hanno le proprie convinzioni. Alcune idee sono simili, altre diverse a partire dalla gestione degli uomini».

Su Gabriel-Ogden e il roster – «Ogden era meno conosciuto di Gabriel ma ha fatto una grande stagione. Un giocatore totale che è andato in una squadra ambiziosa. La carriera di Kenny parla per lui, ma non è scontato scendere di categoria e fare una grande stagione».

Un primo bilancio di questo inizio di stagione? – «Siamo stati parecchio sfortunati. Alla prima ci è mancato Mian. Poi un campo difficile come Rimini buttandola un po’ via per colpe nostre. A Nardò abbiamo condotto dall’inizio alla fine e dovevamo portarla a casa. Abbiamo fatto più trasferte che casalinghe».

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