Fortitudo Bologna
Fortitudo, luci e ombre: a trainare è la vecchia guardia, i nuovi innesti faticano
In questo inizio di campionato, la Fortitudo ha svelato diverse identità: in casa e in trasferta, tra veterani e nuovi innesti. Già contro Torino servirà però cambiare marcia.
Il campionato della Fortitudo non è iniziato secondo le iniziali aspettative, o quanto meno come molti tifosi speravano. Dopo otto giornate, la classifica lascia ancora molte incertezze e il bilancio di quattro vittorie e altrettante sconfitte non rispecchia, almeno momentaneamente, le attese di una piazza che ambisce ad una situazione di classifica di vertice.
Soprattutto dopo la scorsa stagione, specialmente dopo un mercato, sulla carta, eccellente, con diverse conferme e una panchina puntellata di ottimi innesti. Il rendimento altalenante, tra prestazioni di carattere in casa (vedasi contro Cento) e difficoltà in trasferta, racconta però di una squadra ancora in cerca di identità e continuità.
Identità multiple in casa Fortitudo
Nell’ultima sfida contro Rieti, la Fortitudo ha rivissuto lo scenario dei playoff di qualche mese fa, ritrovandosi però con un esito diverso. Una sconfitta di misura che ha sottolineato i limiti attuali della squadra, dalla fase offensiva a tratti carente fino a quella difensiva dal ritmo troppo altalenante. Partiamo dai dati. La Effe al PalaSoujourner, dopo un avvio brillante in difesa, con continui raddoppi e una limitazione quasi totale del potenziale di Johnson, è andata in netto vantaggio superando la doppia cifra.
Nel secondo tempo, però, Rieti è riuscita ad agguantare il risultato con grande intelligenza tattica. Meriti della formazione laziale da un lato, mai arrendevole, ma anche demeriti di una Fortitudo che è apparsa stanca, deconcentrata, demotivata e con enormi difficoltà a costruire gioco e trovare il canestro.
Molte incognite
Un tema su cui la Fortitudo dovrà lavorare è certamente quello dei rimbalzi. Il ruolo di leader nel pitturato, che ci si aspettava fosse interpretato da Gabriel, finora non ha avuto l’impatto sperato. Il lungo americano non è riuscito a portare quella solidità sotto canestro che, lo scorso anno, veniva garantita da Ogden.
L’ala ex Brescia ha sì 14.5 punti di media con 5.3 rimbalzi, ma è l’atteggiamento, spesso passivo, che suscita diverse perplessità. Fin qui, Gabriel ha alternato prestazioni da protagonista ad altre in cui era poco presente ed altrettanto poco lucido, cercando forzature personali dall’arco eccessive. Dando la sensazione di giocare più da gregario, che da vero e proprio leader.
Ma non è il solo ad aver avuto un impatto quanto meno altalenante. Mian, dopo un ottimo avvio ed una Supercoppa indimenticabile da protagonista, ha perso lentamente lo smalto abbassando le proprie statistiche: la sua media è di 7.6 punti a partita, tenendo conto però della lunga assenza dii Aradori che lo ha visto titolare per le prime otto giornate. Anche la panchina, da Battistini a Cusin, fatica, con medie da 4.9 punti per il primo e di 2 per il secondo. Fa parziale eccezione Sabatini, che al netto dell’eccessiva aggressività si è trovato spesso a togliere le castagne dal fuoco al gruppo con soluzioni vincenti (come nell’unica trasferta vinta a Cremona).
Il traino della Fortitudo: la vecchia guardia
Appare quindi evidente che a trainare la Fortitudo, in questo momento della stagione, siano i veterani ed i reduci della passata annata. Bolpin, top scorer a Rieti con 22 punti, Fantinelli e Freeman restano pedine insostituibili, visto l’impatto che hanno in entrambe le fasi del gioco.
Già a partire dalla sfida di domani, Coach Cagnardi dovrà lavorare per trovare l’amalgama giusta, risolvere i problemi sotto i tabelloni e cercare di stabilire una gerarchia in cui ogni giocatore trovi il proprio ruolo all’interno della squadra. Anche le prossime partite potrebbero essere decisive per capire la direzione di questa stagione. Per ora, la Fortitudo sembra ancora alla ricerca di una propria identità, alternando momenti di luce a ombre difficili da dissipare.
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