Fortitudo Bologna
Hic Sunt Leones – Artiglieria pesante
Col ritorno di Caja la Fortitudo ritrova la difesa e vince con merito contro Livorno: ora Avellino, giovedì sera, per vincere ancora
Hic Sunt Leones – E va bene, siamo solo alla prima uscita sotto l’ala benevola di Caja. Livorno non è la prima della classe e nemmeno la seconda, il Paladozza sold out è inespugnabile, e bla, bla, bla… Certo, lo scalpo labronico non è nemmeno paragonabile a quello della squadra contro la quale è andato in scena il famoso scempio di una settimana fa, ma è anche vero che in tempo di guerra ogni buco è una trincea, per cui prendere, insaccare e guardare avanti. Il famoso Caja 2 inizia nel migliore dei modi.
Hic sunt leones, finalmente
Non era una vittoria scontata e nemmeno contro una di quelle squadre che alla prima difficoltà solleva la sbarra, ti fa l’occhiolino e ti lascia più resto di quello che spetterebbe. Livorno è una squadra rognosa, trascinata nel bene e nel mala da uno di quelli che la Effe ce l’ha tatuata sulla pelle come Italiano, per cui era difficile pensare che i toscani avrebbero approcciato la partita senza nemmeno provare a ostacolare l’Aquila.
Un vero cuore Fortitudo, come lo stesso Banks, che per quanto un po’ per l’anagrafe, un po’ per il deserto o quasi dal quale ieri sera era circondato, alla fine dei conti ne è uscito con una prestazione onorevole.
Non si dovrà dar fondo all’enciclopedia degli aforismi per spiegare quel che è successo ieri. Nessuna secret Stuff alla Space Jam o colpo di stregoneria, ma solo, finalmente, un po’ di quella famosa fotta difensiva che tanto era mancata all’Aquila, specialmente dopo il granito che la squadra dello scorso anno esprimeva nelle retrovie.
Nessun muro di Berlino, certo: di passaggi a vuoto se ne sono visti, come l’inchiodata che Buca si è regalato nella ripresa. Tuttavia, questa volta il bilancio è positivo, chi peccava di pigrizia si è reso conto che con un sergente come Caja è difficile non rigare dritto e alla fine della fiera salta fuori che anche uno come Menalo, se vuole, sa difendere. Ci accontenteremo, per ora.
Top e flop
Capibanda: chi e perché? Il primo è scontato: il Santissimo Matteo Fantinelli, peraltro nel giorno il cui il Santo Signore ha deciso di metterlo al mondo (che, date le ultime prodezze, potrebbe anche diventare il giorno del patrono della Fortitudo), ha semplicemente fatto quello che sa fare sul campo. Il play. Senza diventare, come visto in altre occasioni, anche 2, 3, 4 e 5. Il risultato è una tripla doppia sfiorata di un rimbalzo (10-9-12). Mica male. Se c’erano dubbi in merito, invece, al come Kenny Gabriel avrebbe assorbito l’arrivo di uno come Caja, tanto bastone e poca carota, ieri c’è stata una chiara risposta. Gabriel fa lo stesso, identico gioco dell’era Cagnardi, con la differenza che ora la pioggia di triple entra dentro. A quel punto, che gli vuoi dire? Finché dura (e se dura il 7/12 dalla lunga, tanto meglio), va bene così.
Capovolgendo la medaglia, è doloroso constatare che il rendimento del povero Alessandro Panni non ha ancora accennato a migliorare. Certo, l’operazione di un paio di mesi fa non aiuta, ma a questo punto dell’anno è possibile che forse la vera problematica risieda altrove, cioè nella mente del numero 11. Lo ha detto anche Caja: Panni è un giocatore ben diverso da quello che si vede in campo ultimamente (“Panni ti stende” è uno slogan indimenticato). Un po’ di fiducia, un po’ di quel cinismo che lo ha contraddistinto, come la bomba che chiuse i giochi in gara 3 contro Trapani. Ma non solo. Serve riavvolgere il filo rosso di Arianna per uscire dal labirinto. Ma hic sunt leones e il play classe ’91 è uno di questi.
Continuare
Ricapitolando: Paladozza sold out, ritorno trionfale di Caja, una difesa ritrovata. Si sono viste domeniche peggiori, e non serve tornare con la mente troppo indietro, dato che la Caporetto contro Torino risale giusto a due settimane fa. Sicuramente al momento non c’è una Effe al 100%, ma, come detto da Caja nel postpartita, al massimo al 60%. E ne manca di robina buona, come Aradori, che forse tornerà sul parquet dopo un paio di apparizioni fugaci contro Verona e Rieti, o come Cusin, che potrà restituire a Freeman quei due minuti d’ossigeno che servono come l’aria al centro. Poi tutto il resto: Menalo potrebbe trovare in Caja l’acqua per far crescere il tronco alla sua piantina, così come Battistini, Giordano (anche se, dati i precedenti, più complicato) e lo stesso Panni, che alla corte del coach pavese ha sempre reso al proprio meglio.
«Ci vediamo giovedì», si legge dal labiale di Artiglio mentre la Fossa gli tributa un saluto, a fine gara, che avrebbe fatto commuovere anche cuori di ghiaccio come quello di Kawhi Leonard. Altra sfida sulla carta accessibile, dato che Avellino viaggia sulle stesse lunghezze della Effe in classifica. Sperando che non ci siamo alluvioni, case, libri, auto, viaggi e fogli di giornale, questa volta, a impedire alla sfida di andare in scena. Perché il Caja 2 è appena iniziato.
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