Fortitudo Bologna
Hic Sunt Leones – Space Jam
Hic sunt leones. Bene anche contro Cento, la Fortitudo si prepara all’ultima trasferta in questa partenza in stile tour de force
Hic Sunt Leones – Va bene, possiamo riconoscere il fatto che Cento ieri sera fosse più vicina all’armata Brancaleone che ai Chicago Bulls ’95-’96. Ciò non toglie, tuttavia, che ieri sera la Fortitudo ha avuto chiare indicazioni che la strada battuta al momento è quella giusta, lontana dalla palude che Cagnardi&Co. stavano iniziando a percorrere nelle prime due giornate.
Quella di ieri è una serata dai protagonisti che non ti aspetti (ma Cusin che schiaccia da quante ere geologiche non si vedeva?), dove l’effetto Paladozza salta, dati gli scambi amichevoli con gli amici supporters della Sella Cento (Delfino escluso) e dove, nel finale, le ruote girano grazie alla discesa conquistata nei quarti precedenti.
Hic sunt leones, anche quelli che non ti aspetti
Procediamo con ordine. Una settimana fa chi era al Palazzo ricorda bene i mugugni nemmeno troppo mascherati tra gli spalti di Piazza Azzarita. Lo disse anche Cagnardi dopo la prima vittoria stagionale contro Orzinuovi: all’entrata, l’allenatore temeva una qualche reazione della Fossa date le ultime uscite. Poi, l’exploit. W contro l’imbattuta Orzinuovi, W in quel di Cremona e altra vittoria nel “derby” (bisogna accontentarsi) con la Benedetto. Il clima è cambiato parecchio, nel giro di 7 giorni. Il bilancio ora è positivo e sembra che la labirintite che aveva affetto alcune delle teste di serie in veste biancoblù abbia lasciato spazio alla Fortitudo che tutti conosciamo.
Errore. O meglio, imprecisione. Ieri sera le luci della ribalta se le sono prese un paio di giocatori che il Paladozza non è solita applaudire a scena aperta, dato l’utilizzo col contagocce (e spesso giustificato). Più che Nicola Giordano sembra di vedere sul parquet Nicola Jordan (il 360° a smarcarsi del quarto quarto è roba da draft NBA), e Cusin pare aver bevuto negli spogliatoi la Secret Stuff di Space Jam.
A 39 anni suonati il lungo zompa a destra e a sinistra con la stesa grinta degli anni migliori, bravo a smanacciare tutto quello che gli capita a tiro. Certo, ripetiamo, Cento non è arrivato al Paladozza con la stessa forma fisica dei Monstars, ma le indicazioni date dall’atipico duo delle meraviglie non possono che lasciar ben sperare in vista delle prossime uscite, soprattutto in termini di fiducia e rotazioni della squadra. Hic sunt leones. Qui ci sono i leoni. Anche quelli che non ti aspetti.
Crescita
C’è invece chi, in tutto questo, di passi avanti ne aveva già fatti rispetto all’esordio in quel di Milano. Menzione d’onore al ritrovato Mian, che dopo la palma da MVP livornese sembrava aver perso la via che aveva illuso Fortitudo e fortitudini. Macché, nessuna illusione, l’esperto ex Trapani aveva solo bisogno di smaltire la prima settimana da papà-bis per ritrovare i guanti di velluto nel tiro dalla lunga che aveva riposto nel cassetto. Contro Cento dall’arco è un monologo e Cagnardi lo lascia fare, con negli occhi l’immagine di come potrebbe funzionare il duo con Aradori una volta che lo sfortunato MVP italiano dell’ultima stagione potrà rimettere piede in campo.
Anche a Kenny Gabriel sembra essere passata la sindrome di Bob Aggiustatutto. Parlando poco di punti (comunque 10), è bene sottolineare come l’ala forte americana abbia, man mano, preso le misure a quella che ai nastri di partenza sembrava una categoria forse non nelle sue corde. Dopo il miliardo di tentativi da 3 tra Milano, Rimini e Orzinuovi, Kenny sembra aver messo da parte la voglia di fare qualsiasi cosa per mettersi a disposizione della squadra. Ieri un primo tempo quasi da spettatore, ma la crescita soprattutto da un punto di vista mentale è evidente. Un po’ di qua, un po’ di là, senza strafare. Good job, Kenny.
Concentrazione
Diciamolo ancora, affinché sia definitivamente chiaro a tutti. Cento non ha fatto grandi cose, ieri sera, da poter permettere alla Effe di alzare le sciabole e gridare verso il mare “all’arrembaggio“. Quello di ieri è un ulteriore tassello di un puzzle che si sta costruendo, ma il cui disegno è ancora di difficile comprensione. Di squadre che volano a quota altissima ce n’è solo una (Rimini), le altre inseguono a testa bassa e la Fortitudo è tra queste, inserita nel gigantesco gruppo che occupa dalla 4^ all’11^posizione della classifica a quota 6. Un bel delirio. Ma è troppo presto per dire eyes on the prize, occhi sul premio, quello finale. La strada è lunga e piena di pericoli.
Domenica si viaggia, cara Fortitudo, e occhio a non volare troppo alto sulle ali dell’Aquila, dato che stavolta si va davvero lontano e contro una squadra affamata di punti. Ennesima trasferta in questa partenza (quarta in 6 gare) in casa di uno che la pallacanestro e soprattutto la Fortitudo la conosce bene. A Nardò c’è l’ex coach Dalmonte, già tornato in Emilia un paio di mesi fa in occasione della preseason, dove entrambe le squadre non avevano fatto vedere i fuochi d’artificio. Ma erano tempi diversi. La Fortitudo vuole chiudere il tour de force con altri 2 punti mentre Nardò ha voglia di allontanarsi dai bassifondi della classifica. É bene non aspettarsi, quindi, una gara come quella con Cento. Per le orecchiette ci sarà tempo. Ora un ultimo sforzo, Effe.
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