Fortitudo Bologna
Hic Sunt Leones – Il suicidio perfetto
La Fortitudo spreca un’occasione a Nardò, anche se con tutte le giustificazioni del caso. E, soprattutto, ci sono cose più importanti rispetto alle quali indignarsi
Hic Sunt Leones – Premessa. Ci sono cose più importanti delle quali indignarsi, discutere, chiacchierare, a Bologna e in Emilia-Romagna, dato che città e regione hanno l’acqua alla gola. Tutto è passato in secondo piano questa domenica, e nel calderone delle futili cose che ci distraggono da ciò che è davvero importante (come la casa, la famiglia e la saluto) c’è stato anche il basket.
Certo, se ne sono resi conto tutti che è stata una domenica “atipica” in casa biancoblù, in primis la Fossa, che ha coscienziosamente rinunciato alla traversata dell’Italia per mettere a disposizione le braccia che avrebbero sventolato “Hic sunt leones” per chi ne ha avuto veramente bisogno (e come rifaranno questo sabato, come specificato in un recente comunicato, per aiutare a Pianoro). Una trasferta domenicale “tutta da sola” per la Fortitudo, che sicuramente non si sarà offesa di essere rimasta orfana per qualche ora.
Chiusa la dovuta premessa, parliamo di pallacanestro, della partita con Nardò. O meglio, delle partite con Nardò. I 40′ di gioco in terra pugliese hanno visto la Effe giocare almeno tre sfide, l’una dentro l’altra, conclusesi tutte con il titolo degno di un film giallo-thriller “Il suicidio perfetto“. La squadra di Cagnardi fa, disfa, sale le scale e cade a precipizio, cucina il piatto perfetto poi brucia tutto. Prendete una metafora qualsiasi che si ricolleghi all’argomento: sarebbe calzante. Insomma, la Fortitudo si butta da sola e viene da chiedersi: perché?
Hic sunt leones, ma le trasferte…
Della Fossa abbiamo già parlato. L’assenza della tifoseria più calda d’Italia nella lunghissima trasferta pugliese si è sentita e non poco. Era da un tempo immemore, probabilmente, che la Fossa si vedeva costretta ad abbandonare i propri beniamini. C’è anche da dire, però, che il Pala Copertino non è esattamente la Štark Arena di Belgrado: il pubblico è stato sempre discretamente mite nel corso di tutta la gara. Non un ambiente caldo come quello di Pesaro o Livorno, per dire. Ed ecco che quindi può saltare agli occhi un dato interessante: prime 4 trasferte, solo 1 portata a casa dalla Effe. Tenendo conto che il futuro riserva partite in giro per l’Italia ben più complicate, è bene augurarsi che i biancoblù riescano a trovare una maggiore lucidità fuori casa. O perlomeno, approfittare delle trasferte in piazze meno “calde”, dato che di palazzetti roventi questo campionato ne ha in abbondanza.
Certo, una gara in trasferta è stata vinta, quella in casa della Ju-Vi Cremona. E le prime due sfide fuori casa, quelle contro Urania e Rimini, si sono rivelate, a posteriori, più complicate del previsto, vedendo la classifica delle due squadre. Milano ha avuto una partenza sprint (nonostante lo 0-3 rimediato nelle ultime 3 gare), mentre Rimini viaggia ancora a gonfie vele, nonostante la sconfitta rocambolesca maturata nell’ultima giornata (89-90 in casa contro Cividale).
La sconfitta in casa di Nardò va a sporcare una statistica che, senza aver perso questi 2 punti, non sarebbe poi così negativa. La squadra di Dalmonte arrivava affamata di vittorie, dato che gli unici punti rimediati in questo campionato erano arrivati contro la Libertas Livorno nella quarta giornata. Ma, soprattutto, la partita contro i pugliesi era stata praticamente già vinta dai biancoblù.
“Il suicidio perfetto”, che non vuol dire disfatta
Qui si apre il secondo capitolo, quello più sanguinoso, del giallo preannunciato. “Il suicidio perfetto – Hic Sunt Leones edition“, appunto. La prima è già andata in scena, e Fortitudo e fortitudini si augurano di cuore che non ci sia un sequel in programma. Ciò che fa riflettere, però, è il come si sia arrivati a ripensare con amarezza a una domenica che, ad ampi tratti, ha visto la Fortitudo mettere in pratica ciò che ha costruito di buono in questi mesi.
Soprattutto per un discorso d’esperienza, d’età e di maturità tra le file biancoblù, ci si sarebbe aspettati qualcosa di diverso (e di più) nelle fasi chiave dell’incontro. Lasciare anche solo uno spiraglio alla squadra di Dalmonte è stato fatale: Woodson e compagnia hanno risalito il tunnel, lasciando lo spazio alla Fortitudo di gettarcisi dento a fine partita. Da +10 al -5 finale, con tanto di tecnico a Gabriel fuori per falli, stoppate su stoppate e possesso finale perso per pestata sulla riga. Un crollo mentale, piuttosto che fisico. E un grosso passo indietro nell’atteggiamento. Il suicidio perfetto, appunto. Come non bisognava esaltarsi dopo 3 vittorie di fila, però, non bisogna disperarsi dopo una sconfitta, per quanto possa bruciare. La Fortitudo sta ancora cercando la propria identità, anche se ha sicuramente perso un’occasione in quel di Nardò.
Chi scrive ha trovato particolarmente interessante un podcast recentemente registrato, dove intervistato da Gentilini Teoman Alibegovic ha spiegato di non apprezzare la poca pazienza delle tifoserie di oggi, soprattutto nel calcio. Le scelte di una società vanno rispettate, giuste o sbagliate che siano. Il tempo dirà se aveva ragione o meno. Non deve essere una singola sconfitta, così come una vittoria, a definire il valore di una squadra o meno. A oggi la classifica dice 3-3. Alla stessa maniera, la Fortitudo ha dimostrato, a oggi, parte dei suoi limiti, così come una parte dei suoi pregi. La trasferta a Nardò ne ha evidenziato diversi difetti, che starà ora a squadra e allenatore limare e azzerare. Sarebbe ingiusto, però, gridare alla disfatta a fine ottobre, anche se si viene da un suicidio perfetto.
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