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Fortitudo Bologna

Hic Sunt Leones – Tune Squad

La Fortitudo trova 2 punti d’oro contro Folrì, ma lascia pensare il commento di Caja sulle condizioni fisiche dei giocatori

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Hic Sunt Leones Fortitudo
Hic Sunt Leones (©Luca Feletti)

Hic Sunt LeonesFortitudinitas. Perdi contro l’ultima, poi vai a battere ai supplementari una delle teste di serie del campionato. Solite robe da Aquila, che a sto giro salva un Paladozza superpieno (anche se silente per i primi 10′) e una partita che, per come si era messa, avrebbe potuto facilmente avere risvolti ben diversi. Ma sia sempre beato e glorificato The-Show Freeman, che col compare a stelle e strisce è riuscito a trovare la soluzione a un rebus discretamente complesso.

Tra le defezioni dove sventola la bandiera Hic sunt leones, il silenzio rotto da un tamburo nel mentre della sfida e qualche pasticcio sul parquet, la partita non è iniziata a marcia ingranata, anzi. Poi, un po’ con i muscoli di Freeman, un po’ con Panni (evviva!) che ha timidamente messo da parte i fantasmi di inizio stagione, un po’ di riffa, un po’ di raffa, la Fortitudo salva le penne nell’azione finale di Forlì e grazie alla ritrovata mira di Gabriel manda a gambe all’aria un Forlì mai domo ma, forse, poco trascinato in campo, soprattutto dai suoi americani.

Matteo Fantinelli crediti Valentino Orsini

Matteo Fantinelli (©Valentino Orsini)

Fortitudo-Forlì: hic sunt leones

Non che si sia visto basket da stappare lo spumante e da comprare biglietti per Los Angeles 2028, che sia chiaro. Una partita (dell’infinità di supplementari che si sono visti nella 16esima giornata) terminata 76-71 con 5′ aggiuntivi lascia sottintendere errori, a volte anche brutti, da tutte le distanze. Sicuramente è andata meglio alla Effe che ai forlivesi, rei di una serata al tiro che definire storta sarebbe un eufemismo, ma si è comunque lontani, –issimi, dalla perfezione. Anzi, probabilmente se non fosse stata per la zampata mortifera di Freeman su Del Chiaro, tutto solo sotto al ferro a una manciata di secondi al termine, staremmo probabilmente raccontando una storia diversa. Pari salvato, overtime, vittoria. Amen.

La fortuna assiste i forti d’animo e si può dire che così sia stato anche in quest’occasione. L’Aquila gioca comunque una partita gagliarda, sporca, con le rotazioni ridotte all’osso e la casella sotto al canestro occupata praticamente in toto da Freeman nel corso della sfida. Se ci si mette anche un Fantinelli meno incisivo del solito, Gabriel senza occhiali per buona parte della sfida e Bolpin tornato nella propria versione di inizio campionato, si potrebbe definire la vittoria del “derby di questi tempi” un piccolo miracolo.

La stoppata di Freeman, decisiva contro Forlì crediti Valentino Orsini

La stoppata di Freeman, decisiva contro Forlì (©Valentino Orsini)

Come se fossimo ancora a settembre

Quello che forse ha fatto più scalpore, di tutto questo ambaradan di emozioni, è il discorso di coach Caja a fine partita. Senza grossi giri di parole, l’allenatore biancoblù ha sottolineato la mancanza di preparazione atletica tra le file della Effe, un po’ come se fino al suo arrivo, che non risale a più di un mese fa, le sedute della Fortitudo somigliassero più al primo allenamento della Tune Squad (ovviamente, prima del Vediamo se mi ricordo ancora come si fa). Smettendo di ipotizzare in merito al fatto che si nascondano Duffy Duck e il Diavolo della Tasmania negli scantinati del Paladozza, parole come queste stimolano domande in merito a come sia stata la Fortitudo prima del ritorno di Artiglio.

Elucubrare in relazione a quelle che sarebbero state le sorti della Fortitudo in circostanze diverse da quelle in cui si è trovata a settembre non è utile né lecito. Il timone è cambiato e con lui anche la rotta, come avvenuto spesso nel corso di questa stagione su diverse panchine. Ultima testa caduta è quella di Ciani, che nonostante la vittoria su Livorno non è stato risparmiato dal taglio da parte di Orzinuovi, squadra che, peraltro, naviga praticamente nelle stesse acque della Fortitudo. Ma è una sorte comune anche a Dalmonte, che giusto qualche giorno fa Nardò ha sollevato dall’incarico. Insomma, evidentemente è davvero difficile fare un lavoro davvero pulito in questo campionato.

Attilio Caja (©Valentino Orsini)

Attilio Caja (©Valentino Orsini)

Brindisi

Ora Brindisi, un’altra di quelle squadre che, come la Fortitudo, dopo i ripetuti scivoloni iniziali è riuscita, con pazienza, a rialzare timidamente la testa. C’è anche una non vecchia conoscenza biancoblù, Mark Ogden tra le file brindisine. Chissà come il Paladozza deciderà di accoglierlo: tra chi non ha apprezzato il suo “abbandonare la nave” a differenza di Freeman per accasarsi presso un’altra contendente, perlomeno ai nastri di partenza della stagione, e chi lo ringrazia ancora per la bella avventura nell’annata precedente. Lo disse Caja in un’intervista un po’ di tempo fa: «Gabriel è la bella copia di Ogden». Il mondo Fortitudo, dopo le ultime belle uscite dell’ala americana, sta iniziando a trovare accordo con la frase del coach pavese. Quello che il campo dirà, di belle e brutte copie, si vedrà domenica sera.

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