Basket
Quando Carera “salvò” Danilovic
Cinque novembre 1992: al Palasport di Piazza Azzarita si gioca la seconda giornata del girone di Eurolega. La Virtus, sconfitta nettamente nel turno precedente a Zagabria, è chiamata a uno scontro fratricida: di fronte ha la Scavolini Pesaro di coach Bucci, allenatore che portò la Virtus al titolo tricolore otto anni prima. Sulla panchina bolognese Ettore Messina, che in quello scudetto della stella era vice allenatore. La sfida tra i due allenatori è solo uno dei motivi della gara: di fronte anche Myers, talento emergente del basket italiano, approdato in estate a Pesaro dopo essere stato inseguito anche dalle V nere, e Danilovic fresco campione d’Europa con il Partizan, che mentre Carlton giungeva nella città marchigiana, arrivava a Bologna con l’intento, neppure troppo celato, di riportare la Virtus ai vertici in Italia e tentare finalmente la scalata al massimo titolo europeo. Sasha è chiamato al riscatto, in Croazia non ha giocato bene, ha segnato il primo punto dopo undici minuti, quando il punteggio era già 25 a 7.
Poi il numero cinque serbo ha giocato una buona partita a Rimini in campionato, ma chiaramente la vetrina europea ha tutto un altro spessore. Invece al nono minuto Predrag ha già tre falli e non è in serata di tiro (alla fine 1 su 7). Fortunatamente i compagni iniziano bene e con una partenza sprint si portano sul 24-8 poco dopo la metà del primo tempo. All’intervallo la Scavolini ha ridotto il passivo, 38-29 e dopo sei minuti della ripresa quarto fallo di Danilovic e partita che torna in equilibrio. Negli ultimi secondi, quando il punteggio è in perfetta parità, il serbo sbaglia il tiro e Myers allo scadere regala la vittoria ai marchigiani 71-73. Solo otto punti e ventidue minuti in campo per il campione bianconero, mentre Carlton ne segna diciannove con anche il paniere decisivo e con il suo omonimo americano Pete Myers (20) è il grande protagonista della partita. Oltrettuto il Myers nazionale vive una settimana di grandissima gloria: la domenica precedente è stato protagonista nella vittoria di un punto contro Roma (arpionata con i liberi di Gracis a due secondi dalla fine), quella successiva realizzerà ancora sulla sirena il canestro del definitivo 90-88 a Milano. Niente male per un giocatore spesso accusato di perdersi nei momenti decisivi delle partite.
La Virtus, due giorni dopo la gara contro i marchigiani, ospita la Benetton, campione d’Italia. I bianconeri e Danilovic sono chiamati a una pronta risposta, ma i trevigiani sembrano una macchina perfetta in un primo tempo shock per le V nere: al 16′ 25-47, all’intervallo poco meglio, 32-50. Nel secondo tempo avviene l’incredibile, sotto la spinta di Coldebella, con la grande difesa di Morandotti, con la continuità di Binelli, unico a salvarsi nel primo tempo, con un 5 su 5 di Moretti più un addizionale, con un monumentale Carera, autore di tuffi per recuperare palloni e canestri in attacco, 6 su 7, la Virtus in sei minuti con un parziale di 26-8 pareggia a quota 56. Dopo sette minuti di equilibrio, ultimo vantaggio per Treviso sul 66-67 al 33′, la Knorr riprende la marcia trionfale e vince 95-86, con lo straordinario punteggio parziale del secondo tempo di 63-36. Nonostante i 37 punti di Teagle, ancora una volta la squadra veneta perde sul campo della Virtus, dove coglierà il primo successo della sua storia solo nell’aprile del 1996. In una serata di pochi punti degli stranieri, Wennington 8, Danilovic 9 (con 2 su 12), in doppia cifra cinque italiani: Brunamonti e Moretti 15, Binelli e Morandotti 14, Carera 13. Proprio Flavio è l’anima della rimonta: non solo la condisce con gli ingredienti abituali, lotta sotto i tabelloni, rimbalzi, blocchi, palloni recuperati (ben 6), ma in attacco è una furia, si sente ispirato, chiama il pallone, e lo recapita inesorabilmente nel canestro, con una serie di ganci di pregevole fattura: i suoi diciassette minuti in campo sono un esempio di furia agonistica.
Quella che all’intervallo sembrava una disfatta che avrebbe allargato la crepa nelle certezze della Knorr e di Danilovic, aperta contro la Scavolini, si trasformò non solo in un successo entusiasmante che proiettò le V nere sole al comando della classifica, ma anche in una delle grandi partite entrate nella storia delle V nere. Poi Sasha riprese a martellare il canestro, la Virtus rimase in quella posizione di vertice fino alla fine della regular season, da cui spiccò il volo verso lo scudetto numero undici, primo di tre titoli consecutivi. Carera tornò alle sue mansioni principali, lasciando nuovamente la ribalta offensiva ad altri: ormai era entrato nel cuore dei tifosi bianconeri. Carera e Danilovic erano appena arrivati a Bologna, ma il loro libro bolognese, ricco, di pagine indelebili non era che alla prefazione.
Virtus Knorr Bologna: Brunamonti 15, Carera 13, Morandotti 14, Binelli 14, Marcheselli, Coldebella 7, Moretti 15, Brigo, Wennington 8, Danilovic 9.
Benetton Treviso: Pellacani 2, Iacopini 13, Ragazzi 8, Rusconi 13, Piccoli, Esposito, Vianini 8, Mian, Kukoc 5, Teagle 37.
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