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Il 17 gennaio la SEF Virtus compie 150 anni

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Tantissimi i virtussini che hanno inciso in più di una delle tante sezioni che in un secolo e mezzo hanno scandito la vita della Società; tante le famiglie che hanno legato il loro nome alla Virtus. Quella che segue è solo una piccola carrellata, qualche esempio che permette di capire cosa ha rappresentato la Virtus per lo sport e per la città di Bologna.

 

I fratelli Vannini: Primo che si dedicava all’atletica e rappresentò la Virtus alle Olimpiadi Militari nel 1919 a Joinville; Mario terzino della sezione calcio che giocava in serie A nella prima parte degli anni ’20; Venzo per vent’anni bandiera della pallacanestro virtussina, dal 1932 al 1952.

 

Giuseppe Muzzioli, che amava firmarsi Giuseppe Peppino Muzzioli, ma a Bologna, dove era nato l’11 giugno 1904, era per tutti e lo sarà sempre “Teresina”, per quel suo aspetto fisico tondeggiante che ricordava le curve femminili. Aveva cominciato praticando l’atletica con le Vu Nere, dimostrando da subito una grande velocità e ottenendo nel 1920 a Montecatini e l’anno dopo a Forlì e Prato brillanti risultati. Ma già in quest’annata si dedica anche alla sezione calcio della Virtus, dove le sue doti lo impongono come ala, che unisce allo scatto un tiro saettante. Nelle due stagioni successive realizza in entrambe due reti, quanto basta per farsi notare dal mago Felsner che lo porta al Bologna, dove diventerà una colonna, firmando anche gol decisivi per vincere scudetti. Terminata la carriera, la sua passione per lo sport non lo fa abbandonare le competizioni, diviene, infatti, protagonista delle corse al trotto, ma ben presto si ammala e il 23 luglio 1941 perde la sua gara più importante e a soli 37 anni lascia la moglie, la figlia e una città intera orfana di uno dei suoi campioni più illustri.

 

La famiglia Gazzoni, che oltre ad aver dato tanto al Bologna calcio ha contrassegnato anche la storia della Virtus: il commendatore Ferdinando Gazzoni Frascara nell’assemblea dei soci del 30 aprile 1959 viene nominato Presidente della SEF Virtus (rimarrà in carica fino al 23 febbraio 1961). Nella stessa assemblea viene nominato vice presidente il figlio di Ferdinando, Giuseppe, il quale assume poi nel 1960 anche la carica di commissario straordinario della sezione pallacanestro, sostituendo Giorgio Neri, che a suo volta lo rileverà nel 1961. La stagione 1960/61 è anche quella in cui la famiglia Gazzoni abbina il marchio Idrolitina alla Virtus pallacanestro; l’esperienza si ripeterà nelle stagioni 1986/87 e 1987/88 con il marchio Dietor.

 

La famiglia Gandolfi: Fiero fu grande giocatore delle giovanili, tanto da segnare 52 punti in una partita, poi arrivò anche alla prima squadra, ma fu soprattutto il presidente dello scudetto del 1976. In realtà aveva come primo nome Franco. Era figlio di Fermo, che aveva come fratelli Franco, Fiero e Forte, a testimonianza della marcata matrice virtussina della famiglia: infatti, le quattro F, che compaiono nello stemma della Virtus a fare da cornice alla V nera, stanno proprio a significare fermo, forte, franco e fiero.

 

La famiglia Negroni: Mario Negroni era Segretario Generale della Virtus quando i ragazzi dell’atletica andarono nel suo ufficio (addossato alla prima colonna della navata centrale, occupava lo spazio di un’ex cappella e negli scaffali erano allineati, gli scatoloni con sopra le date, a partire dal 1871, anno di fondazione), a chiedere un campo per cimentarsi con la palla al cesto, come si chiamava allora; fu poi presidente della sezione pallacanestro dopo la seconda guerra mondiale, nel 1946 e 1947; poi riprese il suo ruolo di Segretario Generale e si adoperò anche per trovare un nuovo campo che sostituisse la Santa Lucia non più disponibile, così nacque il mito della Sala Borsa. Suo figlio Cesare, classe 1920, aveva già cominciato prima della guerra, poi nel 1947 e 1948 vinse due scudetti; lasciato il campo continuò a seguire la sua Virtus: abitava a Rimini, lavorava alla Sacramora, ma puntualmente compariva in Piazza Azzarita quando giocava la sua Virtus e spesso seguiva la squadra anche in trasferta (ricordo personalmente la sua eccitazione prima di partire per Cantù per la bella di semifinale in programma il lunedì di pasqua 1977). Morì “sul campo”, un infarto lo portò via subito dopo la conclusione di un Virtus Cantù il 26 novembre 1980. Carlo Negroni nacque cinque anni dopo Cesare, ma lo superò per talento e titoli, ha, infatti, vinto cinque scudetti (1947, 1948, 1949, 1955 e 1956), è stato capitano delle V nere, ha giocato in Nazionale, dove esordì il 9 gennaio 1948 a Parigi segnando allo scadere del supplementare il libero della vittoria per 36 a 35, non un caso perché è sempre stato un giocatore che dimostrava particolare freddezza nei momenti decisivi. Insomma diventare giocatori in casa Negroni era un fatto naturale, visto il ruolo che aveva il padre Mario Negroni nella Virtus. Quest’ultimo era la Virtus prima della palla al cesto, ne ha aiutato gli inizi ed è stato il presidente ai tempi dei primi successi, Cesare ha giocato in Santa Lucia e in Sala Borsa, Carlo in Sala Borsa e al Palasport, ma il padre e i due figli si trovarono anche contemporaneamente a vincere scudetti.

 

La famiglia Dondi Dall’Orologio: il capostipite Galeazzo fu alfiere della prima Virtus dopo la promozione dal 1935 al 1946, vincendo un titolo nel suo ultimo anno da giocatore e poi svolgendo ruoli anche da allenatore, con un altro titolo conquistato nel 1947, e dirigente; il figlio Giovanni militò negli anni ’60 per qualche stagione in bianconero per un totale di 24 partite, mentre il nipote Marco nel 1995 con 2 presenze diede un minimo contributo allo scudetto; il fratello di Marco, Luca, ha giocato nelle giovanili negli anni ’80.

 

Pier Giovanni Canepele, per tutti Vanni: una lunga milizia come tennista nella Virtus, vincitore di tre titoli italiani di singolare e uno di doppio tra il 1938 e 1949, nonché giocatore di Davis. Vanni aveva anche la passione del basket, tanto da essere presente nella prima sfida internazionale del basket petroniano che si svolse il 17 gennaio 1932, quando una rappresentativa bolognese affrontò il Kalev Tallin, uscendo sconfitta per 12-86. A quel tempo Canepele militava nel Galvani, ma nella stagione 1938/39 giocò per la Virtus, disputando 12 gare e realizzando 56 punti.

 

Giarella, il mitico massaggiatore: Natale Tancredi, ma se lo chiamiamo così, difficilmente qualcuno lo potrà riconoscere. Natale era da sempre il mitico “Giarella” e lo era già molto tempo prima della nascita della Virtus Pallacanestro. Aveva gareggiato per la Virtus, sezione Atletica, nel primo decennio del 900. Nel 1927 è iscritto nell’albo d’onore avendo compiuto i vent’anni nel sodalizio. Poi con l’avanzare dell’età diventò il massaggiatore di tutti gli atleti Virtus delle varie sezioni. Morì nel 1958, Per commemorarlo si disputò negli anni seguenti una corsa campestre la Coppa Giarella, riservata agli studenti mai tesserati, con sempre grande partecipazione. Pochissime le testimonianze che riportano il suo vero nome “in aggiunta” al soprannome: una foto che lo ritrae atleta e una lastra che riporta anche il suo nome nel Sacrario del Cestista al Santuario della Madonna del Ponte a Porretta.

 

Giorgio Neri: da tennista vinse due Coppe Facchinetti, nel ’47 e nel ’52; nel ’54 diventa Presidente della Sezione Tennis, carica che mantiene per 20 anni. Nel ’59, per meno di un anno, e per un periodo del ’61, è commissario Straordinario della Sezione Pallacanestro. In quegli anni svolge ripetutamente la funzione di Capitano (appellativo che gli rimarrà poi per sempre) della squadra azzurra di Coppa Davis. Nel 1972 è eletto Presidente della Federtennis, della quale fu anche Presidente Onorario. Ha ricevuto nel ’92 la Racchetta d’Oro. Giorgio Neri ha ricoperto inoltre la carica di Presidente provinciale del CONI e quella di Consigliere del Bologna F.C., responsabile del settore giovanile. Fra i ragazzi che ha cresciuto ci sono cinque titolari che hanno vinto lo scudetto nel 1963-64. Fu anche Presidente Onorario della Virtus Tennis. Stella d’oro del CONI, della SEF Virtus è stato Segretario Generale e Vicepresidente.

 

Giuseppe Sermasi, presidente delle sezioni basket e scherma, vice presidente della SEF, ma anche nipote di un grande cestista, Gelsomino Girotti, protagonista dei primi due scudetti bianconeri, nonché nazionale.

 

I sei ragazzi dell’atletica Virtus che vollero iniziare anche a giocare a pallacanestro dando il via alla sezione: Riccardo Chiaffarelli, velocista che si cimentava nei 110 ostacoli, Gastone Colombo, Ermenegildo De Luigi, saltatore con l’asta, Vittorio De Simoni, saltatore in alto e nel triplo, Piero Grigioni, velocista nei 200 e 300 metri, nonché abile staffettista nella 4×100, Almo Padovani lanciatore di peso e disco. In particolare sono De Simoni e De Luigi ad andare dal segretario generale Negroni a illustrare il progetto.

Lucio Bertoncelli ha giocato negli allievi nel 1957/58; suo zio Dario in prima squadra per due stagioni, vincendo due scudetti, alla fine degli anni ’40; il cugino di sua madre, Sergio Ferriani vinse tre scudetti, giocando dal 1942 al 1954. Cognato di Sergio, avendone sposato la sorella, è quel Renzo Poluzzi che fu allenatore dal 1946/47 al 1949/50, con tre scudetti vinti.

 

Gigi Porelli, che già aveva fatto opera di risanamento alla sezione tennis, nel momento buio di fine anni sessanta della Virtus pallacanestro la riportò ai massimi fulgori, fungendo anche da presidente in alcuni periodi e presidente onorario fino alla morte; ma Virtus è anche sua moglie Paola che, dopo essere stata nuotatrice della Virtus in gioventù. per molti anni ha diretto la foresteria, voluta, sul modello dei college americani, da Gianluigi Porelli all’inizio degli anni ’70, dove alloggiavano i giovani cestisti provenienti da fuori Bologna che venivano a giocare nelle V nere: Gigi Serafini, Piero Valenti, Marco Bonamico, Massimo Antonelli, Loris Benelli, Mario Martini, Francesco Cantamessi, Matteo Lanza, Augusto Binelli, Clivo Righi, tanto per citarne alcuni; Paola era, però, una figura importante pure per giocatori destinati alla prima squadra, ma arrivati a Bologna ancora giovani, come Gianni Bertolotti, Renato Villalta e Claudio Coldebella. Anche i giovani giocatori bolognesi la consideravano un punto di riferimento, per esempio Davide Bonora, anzi fu proprio la signora Paola a sceglierlo bambino per la foto simbolo davanti alla chiesa di Santa Lucia, pubblicata nella quarta di copertina del libro “Il cammino verso la stella”, anno 1984. Non avevano figli Gianluigi e Paola Porelli, ma ai giovani giocatori della Virtus Paola ha fatto da seconda mamma, affettuosa, severa quando era necessario, sempre presente, pronta ad aiutarti, con discrezione e umanità; cucinava le tagliatelle, andava a parlare con gli insegnanti ai ricevimenti scolastici, forniva un’educazione, delle regole, una strada da seguire. Dalla morte del marito fu presidente onorario della Virtus pallacanestro fino al suo ultimo giorno di vita.

 

Alberto Buriani il presidentissimo, colui che riuscì, con l’aiuto di Mario Negroni, quando Arpinati volle riunire tutte le realtà sportive bolognesi nella Bologna Sportiva, a farle mantenere l’autonomia e il nome davanti, Virtus Bologna Sportiva, facendo valere una sessantina d’anni di gloriosa attività; pochi anni dopo era la Virtus ad assorbire l’altra società e proprio Buriani ne rimaneva il presidente. Prima, però, era stato Buriani, all’inizio degli anni venti, l’artefice del complesso del Ravone; ma Virtus è anche sua moglie, signora Tosca, che, alla morte del marito, nel 1945, si adoperò perché quel complesso, acquistato da Renato Dall’Ara, presidente del Bologna calcio, ma anche nel consiglio della SEF Virtus, potesse essere lasciato a disposizione della società contraddistinta dalla V nera; solo quasi quarant’anni dopo, al fallimento degli eredi di Dall’Ara, la Virtus riuscirà a tornarne proprietaria.

 

Valla e Testoni le due atlete della Virtus in finale all’Olimpiade di Berlino, Ondina prima premiata con l’oro e la gloria imperitura, Claudia solo quarta ma ad una distanza impercettibile dal primo posto.

 

Poi coloro che hanno iniziato il tutto: Emilio Baumann il fondatore, Cesare Augusto Puviani, primo presidente, Antonio Modoni che nel 1889 volle aggiungere quel nome Virtus a cui tanto siamo legati. 

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