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Oggi compie 74 anni Enrico Ferrari, che arrivò a giocare una partita nella Virtus

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Ci sono giocatori che non hanno fatto molta carriera, ma una volta passati da casa Virtus, sono rimasti affezionati a quei ricordi e a quella maglia per tutta la vita. È il caso di Enrico Ferrari, nato a Bologna il 4 settembre 1946. La sua storia d’amore con le V nere inizia con il reclutamento al Palazzo dello Sport. “Eravamo un centinaio di ragazzi, avevano montato anche due canestri laterali oltre a quelli canonici e ad esaminarci c’era Stefano Bonaga. Ci disse di fare un’entrata di destro e una di sinistro, dopo le quali un gruppo di ragazzi fu già escluso; fu poi la volta del tiro in sospensione e fu fatta un’altra selezione. Alla fine rimanemmo in una decina e ci chiesero l’età: io, essendo del 1946, fui accolto con più entusiasmo di quelli del 1944 e del 1945. Ce ne andammo felici, con il borsone che ci avevano dato”. Nel 1962 la squadra juniores in cui gioca Enrico disputa a Milano il Torneo Baggioli: sconfitti in semifinale dal Simmenthal, la Virtus giunge terza battendo l’Ignis Varese. Un episodio della finalina lo racconta ancora Ferrari: “Stavo andando da solo in contropiede, quando intravidi l’ombra minacciosa di un avversario catapultarsi verso di me, allora temendo guai, mi arrestai in lunetta e feci canestro in sospensione. L’allenatore Ferriani, che mi voleva bene e aveva considerazione di me, quella volta mi sgridò fortemente, nonostante il canestro, perché sarei dovuto andare fino in fondo”. Enrico non era un grande realizzatore, ma nell’esordio in campionato, allo Sferisterio, contro la Lazio segnò otto punti, in una facile vittoria per 111-19. Era una squadra fortissima: Ciamaroni, un centro con buona mano, Mario Nanetti oggi si definirebbe un’ala forte, la scheggia Bonaga, capace di giocare con entrambe le mani, avendo imparato ad utilizzarle ambedue in seguito ad un infortunio, il play Mucciarelli e la stella Tesoro; poi i cambi, tra cui spiccava la bella mano di Montanari Pancaldi e lo stesso Ferrari, che l’anno dopo fu promosso titolare. La squadra tornò al Baggioli, disputato in quell’occasione a Varese, ma perse entrambi gli incontri, contro i locali della Prealpi ed il solito Simmenthal. In campionato Enrico disputò pochi incontri, a causa di un infortunio patito contro la Stella Azzurra, quando cadde a causa di un avversario che gli fece “ponte”. L’ultima stagione di Ferrari in bianconero viene descritta ancora dalle sue parole: Nell’anno successivo disputai con la squadra B il campionato di serie C, con allenatore Franco Sanguettoli, che non mi vedeva molto, inoltre avevo altri pensieri, persi mio padre per malattia, dovetti cominciare a lavorare, la pallacanestro era passata decisamente in secondo piano (in una gara contro l’Atlas feci addirittura 1 su 12 nei tiri liberi). Ebbi comunque la soddisfazione di debuttare in prima squadra, per sostituire l’infortunato Augusto Giomo in una trasferta a Livorno. Perdemmo 82-80, Lombardi fece 37 punti e Pellanera, il giocatore cui m’ispiravo, 17. Fui poi inserito nella formazione che, a Bologna, incontrò Biella, ma in realtà al campo la Virtus si presentò con solo nove giocatori, io non c’ero”.

Proprio ieri ho risentito Ferrari e mi ha raccontato di quando, nella stagione 1963/64, la Virtus andò a Bolzano per diffondere un po’ la pallacanestro in quelle zone: le V nere vinsero e, eccezionalmente Enrico mise a segno ventidue punti. Ferrari, però, non è rimasto solo ancorato al passato, segue ancora con passione la sua squadra del cuore: “Ho visto la partita di Cremona e la squadra mi sembra ancora più forte dell’anno scorso; mi è molto piaciuto Abass… speriamo di battere Milano”.

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