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15 novembre: il punto su Basket City. Prove di maturità

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Non è poi mica male trovarsi ad una gara dalla fine dei turni di andata imbattuti in testa alla classifica. La Virtus Segafredo sta affrontando l’avventura europea con un piglio che potremmo definire d’altri tempi, se non fosse che si intravede, nella crescita del suo gioco, il carattere di una squadra molto interessante, in prospettiva. La vittoria con Cantù, domenica scorsa, e quella di ieri sera con Strasburgo nel cuore dei tifosi hanno dissolto quasi completamente ogni dubbio, forse permettendo loro di cominciare a sognare anche oltre ogni ragionevolezza. Lo si legge nei commenti sui social, lo si vedeva negli occhi festanti a fine partita. In realtà, la saggezza di Pino Sacripanti ancora una volta andrebbe presa alla lettera: “Alla squadra ho fatto i complimenti, ma possiamo godercela fino a mezzanotte. Dopo si tornerà a pensare a Torino. So che sembro sempre insoddisfatto, ma dobbiamo resettare ed essere pronti a portare a casa quei due punti che sarebbero importantissimi prima della pausa”. Infatti: diamo a Cesare quel che è di Cesare, ma si resti ancorati ai fatti concreti: se in Coppa l’andamento è più che soddisfacente e riesce difficile pensare, a questo punto, di non riuscire a passare alla fase successiva, in campionato, invece, è ancora tutto da dimostrare. La classifica è sibillina: parla di un settimo posto solo due punti dietro al quarto, ma pure solo due punti sopra al quattordicesimo. Lo sbaglio sarebbe non capire che ogni errore, in un classifica così corta, potrebbe essere pagato molto caro. È un bel campionato, quello di quest’anno, sia per l’equilibrio che per taluni momenti tecnici di pregio. Al PalaDozza ci si sta divertendo, è innegabile, anche perché la squadra si muove nel modo giusto per catturare i propri tifosi. Contro Strasburgo tutti e nove i giocatori entrati in campo hanno sputato l’anima per contrastare l’enorme fisicità degli avversari e ciascuno ha dato il proprio importante contributo in termini sia di difesa che di attacco. Punter, ieri MVP, è riemerso da un leggero oblio realizzativo (ma non era mai mancato come impegno agonistico), Taylor convince sempre più per la “presenza” nella gestione del gioco, la coppia di lunghi si guadagna partita su partita quella considerazione che inizialmente faticava ad ottenere, M’Baye e Aradori, indiscutibili sul piano del talento, mostrano di crescere su quello dell’intensità come chiedono tecnico e tifosi, Baldi Rossi e Cournooh confermano la propria capacità di essere decisivi pur uscendo dalla panchina, infine Pajola sta dimostrando come col lavoro si possa cresce sotto ogni punto di vista, ma soprattutto che quando il gioco si fa duro non ha alcun timore di cominciare a giocare. È probabile che ieri Cappelletti sia stato preservato in ottica campionato e sempre per non frenarne il recupero fisico, ma su di lui si è già intuito che si potrà contare. Così in BCL. Ora, il campionato propone un calendario che rappresenta un test quasi più impegnativo di quello che è stato fin qui: se, infatti, contro le “grandi” ci si può accontentare, in parte, di giocare bene, contro le pari quota si deve vincere, e in definitiva per il restante girone di andata si potrebbe quasi ipotizzare un percorso senza inciampi. O con alcuni, la cui qualità spiegherebbe molto circa le potenzialità di questo gruppo. Poi, vedremo se saranno Final Eight, magari non con un settimo/ottavo posto.

Si fa sempre più interessante pure la situazione in casa Fortitudo. La vittoria a Piacenza è venuta dopo quella con Mantova ed in entrambi i casi la squadra non ha approcciato bene la gara ma ha saputo venirne fuori con una certa sicurezza. È quello che di solito sanno fare le “grandi”. Il tasso tecnico fortitudino nel campionato LNP onestamente non ha rivali. Probabilmente non è all’altezza di quello che ventun anni fa permise alla Fortitudo di vincere undici partite di fila e poi conquistare la promozione, ma è vero anche che l’A2 di allora presentava avversarie mediamente più forti. Risulta sempre più evidente, insomma, che il destino di questa squadra è soprattutto nelle proprie mani, dei suoi giocatori e del suo coach. Quest’ultimo sta convincendo come nelle più rosee aspettative, gestire un gruppo come il suo non è semplice, con veterani prestigiosi che potrebbero diventare mine vaganti nei momenti di difficoltà. Martino invece ha fin qui dimostrato di poter reggere il timone con sicurezza, anche quando, come a Piacenza, pareva girare tutto storto. Domenica, a Montegranaro, sarà una prima prova di maturità, sebbene il campionato sia ancora così lungo che anche una sconfitta potrebbe essere assorbita con relativa tranquillità. Detto che ovviamente è sempre meglio vincere, potrà apparire una bestialità, ma il modo col quale si dovesse superare una eventuale sconfitta come test sarebbe quasi più significativo di una vittoria. Questo campionato ha già dimostrato che essere tanto più avanti a Natale non è necessariamente garanzia di vittoria finale; nell’altro caso, misurarsi dopo una sconfitta potrebbe rivelarsi propedeutico in vista dei quasi inevitabili cali di tensione che dovessero esserci con l’avanzare della stagione. A meno che non le si vinca tutte: allora, ogni discorso diventerebbe superfluo, sarebbe record trionfale. Meglio, però, armarsi di un ombrello, giacché una stagione senza pioggia è sempre assai improbabile.

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