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29 Novembre: il punto su Basket City. Gli enigmi in casa Virtus, le certezze in ambiente Fortitudo

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Non c’è stato nemmeno il tempo di digerire il magone per la forse imprevista sconfitta di Pesaro, in casa virtussina, che è arrivata la tegola del prolungamento dell’infortunio di Kelvin Martin. Per l’esterno bianconero si parla di una situazione da rivalutare fra tre settimane, il che ha scatenato media e tifosi a proposito di una sua eventuale sostituzione. La società ufficialmente non ne parla, il parere più diffuso è quello di cercare un giocatore straniero da poter comunque sempre impiegare in coppa anche una volta rientrato Martin, venendo, probabilmente, a minare certi equilibri all’interno dello spogliatoio, anche perché a questo punto forse nessuno degli stranieri avrebbe il posto assicurato al 100% in campionato. Niente di che, si potrebbe dire, si tratta di professionisti che dovrebbero saper accettare una situazione simile, ma lo sport non è  fatto solo di numeri e statistiche, la componente psicologica è fortissima e in questa fase di costruzione del gruppo Virtus potrebbe rivelarsi poco conveniente introdurre una simile variante. A meno di non prendere qualcuno a gettone, ma è raro che queste soluzioni si rivelino davvero provvide, oltre ad essere ovviamente costose. Il roster bianconero non è poi così poco profondo come continuamente si sente dire in giro. Certo che l’assenza di Martin è pesante, ma perché sottrae alla squadra la sua forza fisica e di carattere, lo priva del primo dei trascinatori, tanto da essere subito diventato il beniamino dei tifosi, non perché la panchina si è tragicamente accorciata. Chiaro, uno in più fa sempre comodo, essendo tra l’altro la squadra impegnata su due fronti, ma dovrebbe essere uno in grado di sostituire Martin nel suo ruolo a tutto tondo, cosa pressoché impossibile a meno di trovare un crack che oggi pare fuori portata. Vediamo invece la situazione con un briciolo di positività: visto come stanno le cose sia in coppa che in campionato, queste settimane potrebbero rivelarsi fondamentali per la crescita della coppia più giovane, Pajola e Cappelletti, che, con un eventuale slittamento di ruolo di Punter e Cournooh, avrebbero a disposizione tanto spazio per crescere e porre in evidenza le proprie potenzialità. Anche su questo si discute tanto, forse troppo, sui social e nei bar; oggetto del dibattito, innanzi tutto, il diciannovenne Pajola, che tanti vorrebbero dato in prestito “per farsi le ossa” in una serie minore, considerazione che cozza contro alcuni dati di fatto: della attuale nazionale italiana, chi si è veramente “fatto le ossa” in A2? Giusto Ricci, poiché in realtà si è dovuto costruire una carriera partendo dal basso, ovvero da ambienti periferici rispetto alla pallacanestro maggiore. Gli altri o sono cresciuti o sono diventati giocatori di livello una volta giunti in A1 (vedi un Brian Sacchetti), perché le serie minori abituano a ritmi, fisicità, tecnica differenti. Quasi nessuno dei campioni nella storia della pallacanestro italiana si può dire che si sia formato pienamente in A2 e allora perché sottoporre il più promettente fra i giovani del vivaio bianconero a questo esilio? Pajola e Cappelletti, insieme, garantiscono oggi un cambio per il ruolo di play molto interessante, viste le caratteristiche quasi complementari fra di loro, con i quali i giocatori “rodati” a disposizione di Sacripanti restano pur sempre dieci. Almeno fin quando non dovessero giungere notizie davvero brutte sullo stato di salute di Martin o dello stesso Brian Qvale, alle prese col completamento del suo lungo recupero, forse la Virtus farebbe meglio a stare ferma, con l’occhio allungato sul panorama tecnico internazionale, senza dubbio, ma convinta della positività di un gruppo che ha preso una sberla a Pesaro quasi più brutta che con Cremona, per certi aspetti, giustificabile peraltro con gli alti e bassi che non può non avere una formazione ancora distante dal completamento della propria identità sportiva. Non è impossibile che in prospettiva le notizie migliori possano arrivare proprio da Pajola e Cappelletti, per cui avanti con fiducia, che fin qui i dati raccolti devono far stare tranquilli i tifosi che non abbiano già cominciato a cullare velleitari quanto ingiustificabili sogni di gloria.

Anche in casa Fortitudo in questo momento non si può forse stare pienamente tranquilli, nonostante il periodo dorato che si sta vivendo: nove su nove in campionato, quattro punti ma soprattutto tanta distanza tecnica sulle seconde. L’infortunio a Hasbrouck potrebbe tuttavia suonare come un campanellino d’allarme, anche se si spera che la lesione muscolare al bicipite femorale sia veramente lieve. Fondamentale sarà non accelerarne la ripresa, perché il campionato è ancora lungo, ci sarà di mezzo una Coppa Italia che rappresenta uno scoglio sia fisico che psicologico non indifferente e una truppa con tanti anni sul groppone andrebbe gestita con la massima parsimonia. Oggi come oggi di Hasbrouck la Fortitudo può forse fare a meno, anche perché il campionato fino a fine gennaio non propone scontri che sulla carta dovrebbero impensierirla, eccezion fatta, forse, per la partita prenatalizia con Forlì, peraltro al PalaDozza. Anche qui avanti tutta, dunque, con la consapevolezza che il più è da fare ma le basi giustificano pienamente l’entusiasmo dei tifosi.

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