Basket
21 Marzo: il punto su Basket City. Tutti pazzi per Chalmers
È evidente come l’attenzione dei media e in buona parte dei tifosi in questi ultimi tempi si sia rivolta pressoché interamente sul “personaggio” Mario Chalmers, il due volte titolato NBA, l’amico di Lebron e di Ray Allen che addirittura lo è venuto a trovare in palestra. Non poteva essere che così, parliamo di una figura di atleta che in casa virtussina ha fatto riemergere ricordi e sensazioni dei bei tempi – per ora – andati. Non sono noti i suoi costi effettivi, ma se l’operazione voleva avere una ricaduta sul piano del marketing, ci pare che la cosa stia funzionando perfettamente: mezza Europa sportiva ha avuto sulla bocca, indirettamente, la Virtus Bologna, molti media nostrani hanno aggiunto la sua foto accanto a quella dei calciatori; insomma, per una squadra a caccia di visibilità e considerazione le cose non potrebbero andare meglio. A Nanterre, prossima avversaria in BCL, stanno promuovendo la partita come l’incontro con la “Virtus dei campioni”, con tanto di foto di Chalmers con trofeo NBA in mano. Questo sul piano dell’immagine. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, invece, è ancora tutto da scoprire quale potrà essere il contributo del campionissimo: giunto a Bologna in versione “pensionato che si tiene però in forma”, si è intravisto col Le Mans che è assolutamente di un altro pianeta, ma il problema rimane quando sarà fisicamente in grado di reggere un minutaggio significativo e soprattutto quando avrà le gambe per poter rendere davvero efficace il proprio strepitoso bagaglio tecnico. Sinceramente, sabato contro Pesaro in campionato io lo lascerei ancora in tribuna non essendoci in teoria necessità della sua presenza, per preservarne l’integrità e completarne la preparazione in vista della trasferta di mercoledì a Parigi; assieme a lui, per il turnover tra i lunghi terrei fermo invece Kravic, sempre per non correre alcun rischio vista la sua ormai chiara indispensabilità nella Virtus ridisegnata da Djordjevic. L’ostacolo marchigiano non è da prendere sottogamba, ha nel roster almeno un paio di fenomeni capaci di vincere una partita praticamente da soli (come è in effetti già successo) e un centro di tutto rispetto, così come non ci si può scordare che all’andata la Virtus è stata abbastanza ingloriosamente sconfitta dalla VL preboniciolliana. Tuttavia, quella era tutt’altra Segafredo rispetto a quella vista nelle ultime uscite, rigenerata dalla rivoluzione tecnica, una squadra che non può mettersi preoccupazioni incontrando in casa la penultima in classifica, reduce da sei sconfitte consecutive, che subisce oltre 90 punti a partita, in trasferta addirittura 95. Piuttosto, resterebbe da interrogarsi su alcuni dettagli della situazione interna bianconera: a che punto siamo sul versante lunghi? È tutto risolto sul piano societario o potrebbero esserci ulteriori scossoni? L’arrivo di Chalmers è stato occasionale, o deriva da un mutamento significativo sul piano degli obiettivi a durata relativamente breve? Tutte domande cui pare impossibile ottenere risposta a breve; accontentiamoci, per ora, di seguire gli eventi, con l’augurio però che quanto accadrà di qui in avanti non sia più figlio, come ciò che è successo di recente, di manovre e manovrine degne di una soap opera.
Un ambiente invece che pare refrattario alla tranquillità continua ad essere quello della Fortitudo. Ora che si dovrebbero poter cominciare a programmare i festeggiamenti che accompagneranno la promozione diretta (salvo un suicidio sportivo francamente inimmaginabile), e soprattutto a riflettere su quali basi tecniche impostare l’avventura al piano superiore, arriva la tegola Delfino, con un’accusa alquanto grave proveniente dall’Argentina. Le dinamiche della vicenda lasciano intendere come sia estremamente probabile ogni estraneità del giocatore nella controversa cessione di una proprietà ad un latitante, certo però che l’arrivo di Delfino fin qui non si è proprio potuto ancora considerare questo grande valore aggiunto per la squadra. Lasciamo, anche, qui, comunque, che sia il tempo a lavorare, benché nel caso di Carlos non sia possibile trascurare il numero delle sue ormai quasi 37 primavere.
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