Basket
Il ritorno di Sugar Richardson a Bologna
Si è svolto oggi, all’Hotel I Portici di Via Indipendenza, l’incontro con la stampa di Michael Ray Richardson, meglio conosciuto come ‘Sugar’ dal popolo virtussino. L’evento, voluto dalla Fondazione Virtus Pallacanestro, ha riportato il play americano sotto le due torri a distanza di ventotto anni. Sugar arrivò a Bologna, per volere dell’avvocato Porelli, nel 1988 dopo aver disputato ben otto stagioni in NBA con le maglie di Warriors, Nets e, soprattutto, dei New York Knicks. Nelle tre stagioni in maglia bianconera, Richardson ha fatto innamorare i tifosi delle V nere con le sue giocate spettacolari ed ha anche contribuito ai successi in Coppa Italia del 1989 e 1990 e alla vittoria della Coppa delle Coppe, sempre nel 1990. La leggenda bianconera si fermerà a Bologna ancora per qualche giorno e, domenica sera, avrà l’occasione di rivedere il PalaDozza visto che assisterà al match tra la Virtus Segafredo e l’Happy Casa Brindisi. A rappresentare la Fondazione Virtus il suo presidente, Daniele Fornaciari, che ha sottolineato la grande soddisfazione di aver fatto tornare a Bologna Sugar che, oggi pomeriggio, dirigerà un allenamento delle giovanili. Anche Giovanni Setti si è detto emozionato per essere riuscito ad organizzare quest’evento che gli ha permesso di riabbracciare Michael, suo ex compagno di squadra ma soprattutto suo grande amico.
Sugar
“Per prima cosa voglio ringraziare tutti, per avermi dato l’occasione di tornare a Bologna. E’ sempre un onore essere qui perché Bologna è come una piccola New York e sono, soprattutto, molto contento di poter rivedere i volti delle persone che ho incontrato quando ero un giocatore”.
Si vede che sei felice di essere qua. E’ un’impressione oppure è veramente così?
“Bisogna essere sempre felici quando si ritrovano gli amici”.
Che ricordo hai del presidente Porelli?
Porelli era una persona speciale, unica nel suo genere e, sicuramente, il basket italiano con la sua scomparsa ha perso tanto. Io con lui non avevo un contratto firmato ma solo una stretta di mano.
Ora sei un allenatore
“Ho allenato per sette anni vincendo cinque titoli, mi piacerebbe allenare a Bologna. Per fare l’allenatore devi essere credibile così che i giocatori ti seguano e ti supportino in quello che fai”.
La Virtus giocherà la Final Four di BCL. Che ricordi hai della finale di Coppa delle Coppe del 1990?
“Quando hai l’opportunità di vincere un trofeo devi giocare al meglio perché non sai se ci sarà una seconda occasione. Bisogna essere concentrati e saper gestire la pressione”.
Che rapporto hai con Stern?
“Ancora oggi abbiamo un bellissimo rapporto. E’ grazie a lui che lavoro per l’NBA. Vado in giro per il mondo ad allenare giocatori giovanissimi rendendomi conto delle differenze che ci sono nelle varie nazioni. Ad esempio in India sono lontani dall’avere giocatori competitivi mentre in Africa ci sono molti giovani interessanti”.
Cosa pensi del basket di oggi?
“Il basket è cambiato molto, oggi si tira molto di più da tre. Ai miei tempi era molto più fisico mentre ora è molto più atletico. Il basket è uno show, i tifosi vengono alle partite per vedere la propria squadra vincere ma anche per assistere ad uno spettacolo ed è questo ciò che facevo”.
Sarà emozionante vedere la tua foto nella palestra Porelli?
“Si, sarà molto bello”.
Hai ancora rapporti con Messina?
“Lo vedo ogni volta che viene a Oklahoma, siamo buoni amici, conosce bene la pallacanestro e già allora voleva vincere”.
Avresti mai detto che Pozzecco e Esposito sarebbero diventati allenatori importanti?
“Sono stati entrambi buoni giocatori di basket e quindi capiscono il gioco e possono fare bene”.
Gli ex giocatori hanno dei vantaggi ad allenare?
“L’allenatore è come uno psicologo perché deve gestire molte personalità diverse facendo sentire tutti importanti. In NBA è molto difficile allenare perché, ora come ora, sono i giocatori ad avere il potere”.
Come ti descriveresti da giocatore?
“Quando giocavo, la Virtus era come Hollywood mentre la Fortitudo era la squadra dei lavoratori. E’ lo stesso tipo di rivalità che c’è in NBA tra Clippers e Lakers”.
Pensi che la tua Virtus abbia potuto vincere di più?
“La pallacanestro è come un puzzle. Nei momenti in cui giocavo spesso a causa di infortuni mancava qualcuno. La Virtus veniva da anni difficili ma, dopo il mio arrivo, abbiamo subito vinto qualcosa”.
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