Basket
La nuova Virtus Segafredo una fabbrica di bel gioco?
Mannion, Pajola, Teodosic, Belinelli, Ruzzier, Weems, Abass, Hervey, Alibegovic, Udoh, Jaiteh, Tessitori e Ceron: l’organico col quale la nuova Virtus Segafredo si presenta alla nuova stagione, cominciata ufficialmente la scorsa settimana con il raduno prima della partenza per Folgaria, troverà sicuramente la consueta percentuale di critici mai soddisfatti fra i tifosi, ma rimane una di quelle squadre di basket che a Bologna si era soliti ormai da anni considerare quasi un sogno proibito, una di quelle di cui si leggevano le cronache sospirando melanconici rimpianti. È ben vero, a dirla tutta, che anche lo scorso anno le Vu Nere si erano presentate con un gruppo di grande valore, che di fatto ha portato a uno degli scudetti più belli che io ricordi, pur avendo visti tutti quelli dell’”era moderna”, cioè dal ’76 in avanti; tuttavia, era evidente che in alcuni particolari la squadra di Djordjevic palesasse piccole magagne che il coach ha saputo abilmente aggirare, in particolare sotto canestro e sul tiro alla distanza. Ora, non è che il roster a disposizione di Scariolo sia perfetto – sempre che possa esisterne uno – ma che attualmente si fatichi ad individuarne punti deboli a me sembra palese. L’asse play-pivot, ad esempio, che nel basket rimane pur sempre il fulcro fondamentale, a meno di cattive sorprese è una delle cose più intriganti che possa offrire questa nuova Virtus. Un condensato di tecnica, fisicità, creatività garantito dalla presenza della coppia Mannion-Pajola supportata dal genio di Teodosic “al servizio” della triade Udoh, Jaiteh, Tessitori. Con Ruzzier che temo alcuni sottostimino ed invece sono arcisicuro che soprattutto in campionato saprà guadagnarsi minuti di grande sostanza. Un basket da corsa che saprà fare della difesa un proprio riferimento imprescindibile, il che potrebbe rivelarsi la vera arma tattica decisiva in tanti frangenti. A questi si aggiunge un cocktail di esterni, ali piccole e grandi (ma sarà interessante verificare il contributo che sia Hervey che Alibegovic sapranno dare sotto canestro) che potrebbe sembrare la parte meno modificata della squadra, ed invece credo potrebbe essere il contrario, con un Belinelli che immagino “semplice” specialista (chi ancora si lamenta per l’assenza di un sesto straniero, è sicuro che ne potrebbe venire uno più forte di lui?), Abass e Alibegovic attesi alla consacrazione, Hervey che è forse la scommessa più importante ma anche quella che potrebbe riuscire maggiormente decisiva. Il compito di Scariolo sarà dunque quello di valorizzare un simile gruppo, ma anche qui chi poteva aspettarsi di meglio di un allenatore che conosce il basket nei meandri più reconditi, è caratterialmente un vincente, ha la giusta esperienza e non può non essere intrigato da una nuova esperienza di club?
Tutto perfetto, dunque? Chiaramente no, non sarà così perché poi tra il dire e il fare può succedere di tutto; tra gli avversari, in particolare in Europa, ce ne saranno di agguerritissimi; occorrerà fare i conti con la fortuna e i possibili infortuni: ma lasciatemi dire che attendo questa Virtus con aspettative altissime prima ancora che per i risultati per quello che potrà offrire sul piano del gioco. Non so se la spettacolarità potrà essere la medesima dei momenti migliori di quella della scorsa stagione, ma quasi certamente potrà avere maggiore continuità e garantire minori cali di tensione agonistica. Staremo a vedere, bisognerà essere pazienti per le prime settimane (forse pure per i primi mesi) ma ricordiamoci che si vince veramente alla fine della stagione, non in autunno e neppure in inverno (anche se una Coppa Italia fa sempre un po’ gola). Una squadra rinnovata sotto così tanti aspetti potrebbe lasciare interdetti, ad avvio di stagione. Il popolo virtussino saprà attenderne la piena evoluzione senza produrre i mugugni così classici di certo tifo?
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