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Manu de Dios

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Si spengono le luci, Manu esce dal campo. Dopo la promozione in A1 con la Viola Reggio Calabria nel 1998, il giovane di Bahìa Blanca sfiora l’impresa: la semifinale che sfugge per un soffio e quinto posto assoluto nei playoff l’anno successivo. Inizia così a splendere sullo Stivale la stella di questo ventiduenne argentino, che dopo aver regalato tante gioie ai tifosi della Viola, decide di proseguire la sua avventura europea a Bologna, sponda Virtus. Orfana di Danilovic, la formazione bianconera attraversa un periodo di crisi all’inizio della stagione 2000/2001: sconfitta in Supercoppa contro Roma, all’esordio in Eurolega contro l’AEK Atene ed alla terza di campionato contro la Snaidero Udine.

Sembra il preludio di un disastro annunciato.

Ma in panchina c’è un certo Ettore Messina, uno che di vittorie ne sa qualcosa e grazie al suo sapiente lavoro la squadra si compatta e comincia a macinare gioco e risultati. Arrivano ventuno vittorie consecutive in campionato, la Coppa Italia strappata alla concorrenza di Biella, Roma e Pesaro, il Tricolore vinto senza nemmeno una sconfitta contro la Roseto di Boni, la Benetton di Nicola e Brown, la Fortitudo di Myers e Fucka. Ma il diamante più fulgido su questa corona di vittorie è solo uno: il trionfo in Eurolega. Dopo aver superato agevolmente il girone con un record di 9-1, le V nere divorano ai sedicesimi l’Estudiantes di Felipe Reyes e Carlos Jimenez, ai quarti si sbarazzano di misura dell’Olimpija Lubiana, in semifinale annichiliscono la Fortitudo con un perentorio 3-0.

In finale la Kinder Bologna trova la Tau Ceramica, che ci tiene a mettere subito le cose in chiaro: al PalaMalaguti finisce 65-78, con un Foirest da 20 punti ed un Alexander da 21 punti e 19 rimbalzi. In gara due la musica cambia: Abbio, Andersen e Jaric combinano per 41 punti, Rigaudeau fa la voce grossa e ne mette 23, la Virtus vince 94-73 e si vola in Spagna in perfetto equilibrio.

Alla Fernando Buesa Arena regna l’equilibrio solo per i primi dieci minuti, dopodiché i bianconeri prendono il largo, trascinati da uno straripante Ginobili, capace di mettere a referto 27 punti con uno strepitoso 66% dal campo e trionfano per 60-80. Però non ne vuole sapere di capitolare la squadra iberica, che, nonostante un Griffith da 18 punti, con i 55 punti di Bennet, Timinskas e Alexander manda ko la formazione petroniana, rimandando i discorsi per il titolo a gara 5.

Per l’ultimo scontro della serie si ritorna sotto le due Torri, ma questa Virtus è troppa roba per la Tau: vantaggio minimo bianconero nel primo quarto, che si espande a macchia d’olio con il trascorrere della gara. A fine partita saranno 16 i punti totali per “El Narigòn”, che combinati con i 18 di Rigaudeau, i 14 con 10 rimbalzi di Griffith ed i 16 di Jaric permetteranno alla Kinder Bologna di portare a casa il titolo di campioni d’Europa, ultima squadra italiana a riuscirci.

Da giocatore semi sconosciuto a talento riconosciuto a livello mondiale, per Manu si aprono le porte dell’NBA ed un periodo d’oro che lo porterà a vincere quattro titoli con i San Antonio Spurs, un oro olimpico, un argento ai mondiali del 2002 e due ori ai FIBA Americas Championship, nel 2001 e nel 2011.

Ieri, 27 Agosto 2018, ha ufficializzato il suo ritiro, dopo 23 anni di carriera.

Oggi, in mezzo a mille emozioni diverse, annuncio il mio ritiro dalla pallacanestro. GRATITUDINE IMMENSA verso chiunque (famiglia, amici, compagni di squadra, allenatori, staff, tifosi) sia stato coinvolto nella mia vita negli ultimi 23 anni. È stato un viaggio favoloso. Di gran lunga migliore dei miei sogni più selvaggi”.

Esce dal campo per l’ultima volta Manu, ma la sua stella continuerà a brillare per sempre.

Perché, certe luci, non si possono spegnere.

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