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30 Gennaio, il punto su Basket City. I conti aspettiamo a farli in primavera

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La cosa che più colpisce, dell’attuale Virtus targata Segafredo, è che diverte il pubblico, non solo i propri tifosi, come non si vedeva da tempo immemore da queste parti, e non solo da queste parti. Aver associato in cabina di regia due giocatori che sembrano godere più dell’assist che del canestro personale sta trascinando nel gioco un po’ tutta la squadra, a volte in modo anche esagerato perché non sempre produttivo, ma quando riescono giocate come quella di ieri sera, contro Trento, con i ripetuti extra-pass tra Weems e Hunter con chiusura per la tripla di Pippo Ricci, il meno che possa accadere è che vengano giù le tribune per il boato del pubblico. Questa Virtus di Djordjevic, Markovic e Teodosic è una macchina spettacolare che sta poco alla volta avviluppando tutti i propri giocatori dentro una filosofia di gioco tutta ancora da verificare a livello di risultati, perché in effetti non ha ancora conquistato niente da mettere in bacheca, ma sta riportando su di sé l’attenzione dei media anche internazionali. Per la verità, tutto discende da un atteggiamento difensivo che è il principale motore di tanta spettacolarità e soprattutto quello che garantisce che il tutto non sia fine a sé stesso, perché servirebbe a poco fare 90 punti subendone 95. Sotto questo aspetto, ritengo vadano dati i giusti meriti all’intero staff di allenatori e preparatori, anche perché un’altra caratteristica di questa Virtus sono i progressi individuali dei singoli, che presuppongono un lavoro in palestra di grande spessore. Un esempio fra tutti la crescita di Alessando Pajola, che si sta conquistando minutaggio e considerazione da parte di tutti. Ora, però, bisognerà fare i conti della serva: a cosa porta tutto ciò? Nello sport, con buona pace di De Coubertin, alla fine conta vincere, contano i risultati che entrano negli almanacchi, e qui bisognerà avere pazienza, un po’ tutti, sia tifosi che società. Gli obiettivi di stagione erano una buona posizione nei playoff in campionato e una Eurocup prestigiosa, possibilmente con la conquista della finale in ottica futura partecipazione all’Eurolega. Alzare adesso l’asticella, sull’onda dell’entusiasmo, sarebbe un errore. Questa squadra deve mantenere serenità per poter progredire e compiere i passi che le servono per tornare nell’empireo del basket europeo, cosa che può accadere solo per gradi, se non si vuole dar vita ad un gigante dai piedi d’argilla. Mancano diverse cose alla Virtus, oggi, per sedere accanto a Real, Efes, CSKA e Barcellona, a livello di organico ma non solo, e l’ultima cosa che le si augurerebbe sarebbe ritenere troppo in fretta di aver raggiunto questo sogno, perché il risveglio potrebbe rivelarsi catastrofico. Quindi, se da febbraio si dovesse uscire senza trofei in bacheca, ma con la qualificazione alla fase finale di Eurocup, bene così, secondo i piani originari, e pazienza per Coppa Italia e Intercontinentale (anche se quest’ultima sarebbe gradita, visto che difficilmente dovrebbe ricapitare di potervi partecipare e chiuderebbe il “percorso della rinascita”). Ci si accontenti, per ora, di quanto consolidato: il bel gioco, un roster promettente e in netta crescita, l’affetto di un accresciuto numero di tifosi, il fatto che ogni trasferta garantisca ormai il sold out alle società ospitanti, cosa che non capita nemmeno all’Olimpia Milano. Poi, a maggio si tireranno le somme, che di questo passo potrebbero anche rivelarsi più che lusinghiere, ma senza mettere, per ora, più pressione di quanto sia razionalmente naturale.

Un analogo discorso si dovrebbe fare in casa Fortitudo Pompea, fatte le debite differenze, ovviamente. La squadra è stata costruita per salvarsi, e basta. Inutile illudersi di poter raggiungere chissà quali obiettivi, è bastato poco per tornare sulla terra dopo la bella cavalcata autunnale. Anche la vittoria con Varese in fondo dovrebbe essere presa come un brodino ristoratore, non molto di più. La squadra non ha giocato granché bene, tanti difetti son riapparsi e in definitiva la vittoria è derivata anche dal fatto che i lombardi hanno buttato alle ortiche, nel finale, diverse occasioni per imporsi, palesando altrettante, se non addirittura maggiori, carenze tecniche o per lo meno di personalità. Quest’ultima è la prima che deve ritrovare la Effe, dove però ricominciare a credere in sé stessi significhi soprattutto ritrovare l’entusiasmo di ottobre/novembre, derivante dalla felicità di risultati in origine inattesi. Oggi la Fortitudo sembra un po’ bloccata invece dalla sorpresa opposta, ovvero dal fatto di non riuscire laddove si cominciava a dare per scontato il contrario, e questo procura crisi di fiducia che si pagano, vedi incidente casalingo con Pesaro.  Si lascino perdere proclami esagerati, mire velleitarie di successi in Coppa Italia o in campionato. Soprattutto, si cerchi di non fare una corsa con la rivale cittadina, che nel momento storico appartiene ad un’altra dimensione agonistica, come ha dimostrato il derby natalizio e raccontano le cronache. Anche qui, peraltro, si aspetti maggio per fare i conti, con la massima attenzione a quello che nel frattempo succede dietro le proprie spalle, per evitare sorprese, che non dovrebbero esserci, ma non si sa mai. Poi, a tarda primavera si verificheranno le disponibilità per il futuro per stabilire i prossimi ruolini di marcia. Quello attuale è in ampio credito, si cerchi di non disperdere al vento quanto ottenuto   

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