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7 Gennaio, il punto su Basket City. Alla ricerca della propria vera identità

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Teodosic è a 4 assist dai 200 in serie A; è tutt’altro che improbabile – visto che viaggia a 6,7 a partita – che questo traguardo possa essere raggiunto già sabato sera in quel di Trento, dove invece a Toto Forray mancano solo 4 punti ai 1500 segnati, tutti con la maglia trentina. Classici dati che piacciono agli appassionati di statistica, ma che non dicono quanto importante sia, in verità, la gara per entrambe: Trento, infatti, con una vittoria potrebbe accedere alle Final8 di Coppa Italia, per cui la Segafredo si troverà in trasferta una formazione che potrebbe metterci l’anima, divenendo, così, un test tutt’altro che indifferente per verificare la forma della squadra di Djordjevic. I temi, oggi, sono: il completamento dell’inserimento di Belinelli, la conferma di un approccio agonisticamente significativo, la reale profondità delle rotazioni bianconere, considerato che mercoledì 13 arriverà alla Segafredo Arena l’Olimpia/Cedevita Lubiana. Mancando ancora sia Pajola che Tessitori che, ovviamente, Nikolic, bisognerà che gli altri dosino le forze, e perché questo accade occorrerà che ciascuno sia disponibile ad entrare in partita pure in questo campionato giunto alla conclusione del girone d’andata. Si potrebbe capire la tentazione a scendere sul parquet con la mente rivolta all’Europa, tanto arrivare terzi o quarti in questa fase conta poco o niente, se non il rischio di trovare Milano in semifinale invece che la domenica alle finali di Milano. Viceversa, ritrovare completamente la marcia giusta pure in campionato sarebbe importante per abituarsi a mantenere la concentrazione in mesi in cui distrarsi potrebbe rivelarsi ferale. La Segafredo sta ottenendo riconoscimenti appaganti dal punto di vista dell’ego personale (il miglior assist, la più bella schiacciata, e così via) ma qui è ancora tutto da fare e se da un lato è vero che gli appuntamenti fondamentali saranno a primavera inoltrata è altrettanto vero che intanto a quegli appuntamenti bisogna arrivarci, e nelle condizioni migliori possibili, poi portarsi a casa un trofeo (minore, come la Coppa Italia? Pur sempre un trofeo) comincerebbe in ogni caso a dare un senso a una stagione non ancora pienamente liberata da spade di Damocle esterne al movimento cestistico. Insomma, a Trento la Virtus Segafredo dovrà svelare un po’ di più di quale pasta sia realmente fatta, senza doversi disperare in caso di sconfitta ma con la consapevolezza che non sarebbe un bellissimo segnale, se si ha l’ambizione di puntare davvero in alto, arrivati a questo punto.

In casa Fortitudo Lavoropiù invece credo ci si debbano porre interrogativi proprio sulla identità che si vuole dare alla squadra. Le recenti uscite hanno confermato che un equilibrio si sta trovando, con un roster però che vede escluse alcune delle pedine che dovrebbero essere quelle fondamentali. Verrebbe da dire: bene, quando torneranno anche queste chissà che risultati. Ma ne siamo proprio sicuri? A me pare che le vittorie dell’era dalmontiana siano dipese da elementi come spirito di sacrificio, compattezza difensiva, assenza di protagonismi che non so quanto siano nelle corde di chi è mancato. La Fortitudo capace di vincere le ultime tre gare è tutt’altra cosa rispetto a quella del periodo precedente, sebbene la mutazione sia cominciata a Pesaro, si tratta di verificare se la tuta da operario che ha saputo indossare stia altrettante bene indosso a tutti gli assenti. Nel frattempo, è giusto sognare una difficilissima qualificazione alle Final8, dal momento che fino a ieri si temeva la retrocessione, anche perché vorrebbe dire aver dato una bella paga a una squadra come Trieste fin qui poco produttiva in trasferta ma vittoriosa a Sassari, ad inizio campionato. Nel frattempo, sono rientrati nel gruppo Fantinelli e Saunders, mentre molti dubbi permangono su Banks. Dicono le cronache che Happ, Mancinelli e Aradori sono ancora fermi. Il quintetto più forte, sulla carta, si dovrebbe costituire in infermeria, ma sarà proprio così?

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