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18 Marzo, il punto su Basket City. Parola d’ordine: serenità. Ma se ne è capaci?

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Non sono stati giorni tranquilli, a Basket City. La sconfitta a Brindisi ha rinfocolato polemiche, in ambiente Virtus Segafredo, che evidentemente covano sotto la cenere e paiono sempre pronte a ravvivarsi. In quello biancoblu, invece, addirittura si sfiora lo psicodramma: una dietro l’altra sono uscite esternazioni presidenziali col tutt’altro che vago sapore di panico. In entrambi i casi non mi sembra sia il modo migliore di affrontare la situazione.

Mi fermo, un attimo, sul caso Fortitudo Lavoropiù. Che la stagione sia stata concepita con notevoli errori di valutazione è ormai assodato e lo dimostra la ridda di cambi in corsa che la società ha effettuato. Si pensava che tutto potesse risolversi come in una commedia hollywoodiana, con l’apparizione di un deus ex machina? I risultati subito positivi della gestione Dalmonte è chiaro come possano aver illuso di aver trovato la pietra filosofale, quando invece la realtà è fatta di dati concreti e le zucche si trasformano in carrozze solo nelle fiabe. L’organico attuale è frutto di un intervento di rappezzamento effettuato in corsa, è inevitabile che presenti alti e bassi di rendimento, anche perché Dalmonte non può lavorare su un gruppo allenato, preparato in virtù di un progetto preordinato. In questi casi, sono i singoli che tengono su la baracca, e qui forse sono arrivate le delusioni maggiori per chi sta dimostrando di non conoscere veramente la personalità dei giocatori arruolati, nessuno dei quali ha storia di grande combattente. Non, di certo, Aradori, la cui biografia parla di tanti ventelli maturati nelle prime parti di gara e secondi tempi a dir poco impalpabili; Saunders anche a Cremona, dove è esploso, si è dimostrato giocatore quasi perfetto nel sistema di gioco di Sacchetti, non certo quel solista che si è reinventato abbastanza maldestramente a Bologna; Banks, a questo proposito, è forse la maggiore delusione, ma è chiaro quanto stia patendo gli equivoci di una gerarchia nel ruolo che ne stanno condizionando le prestazioni; gli altri, o sono utili gregari o giovani inesperti, compreso Fantinelli che così giovane non è più ma non riesce ad avere il carisma che occorrerebbe in un caso come questo. Con un gruppo di questo tipo, che peraltro la Fortitudo ha costruito, non è che lo abbia portato la cicogna, ha senso arrivare a congelare gli stipendi quasi come una ritorsione? A meno che anche questo non sia un escamotage che celi altri problemi. Tuttavia, domani contro Reggio Emilia, messa mica tanto meglio, sarà una gara tra disperati: loro avranno il vantaggio (retorico) del cambio dell’allenatore, la Fortitudo avrà una spinta accelerata o frenata dalle prese di posizione della società?

Venendo viceversa in casa Virtus, attesa da una trasferta a Pesaro che nasconde insidie che secondo logica non sarebbero dovute nemmeno lontanamente adombrarsi, bisognerà capire come verrà affrontata la settimana più importante della stagione, almeno fin qui. Dopo Pesaro, infatti, ci sarà la doppia/triplice sfida con Badalona, una delle avversarie più temibili in Eurocup, che cela sì pericoli ben più elevati; in mezzo, un derby che potrebbe avere l’olezzo dell’angoscia quanto l’effluvio del castigatore; insomma saranno giorni di una tensione pazzesca che permetteranno di verificare la maturità di un ambiente che si affaccia al livello superiore con lecite ambizioni, ma in diverse occasioni ha evidenziato ancora una certa inesperienza gestionale. Sul piano strettamente tecnico, tra Virtus e Pesaro non esiste gara. All’andata la partita è durata dieci/dodici minuti, poi le Vu Nere si sono involate toccando, in leggerezza, addirittura quota 100. L’esperienza ha d’altro canto insegnato che questa Virtus rischia di toppare gli impegni meno gravosi, e viene da una serie di partite assai bruttine proprio in campionato. Pesaro ha ritrovato il timoniere, Repesa ha sconfitto il Covid, vivrà dell’entusiasmo di una situazione in cui non ha alcunché da perdere Sarebbe abbastanza grottesco, per la Virtus, trasformare in castigamatti un altro carneade. Vedremo poi se la panchina tornerà ad una gestione più “economica” dei suoi giocatori, in vista soprattutto del tour de force che attende la squadra. Parola d’ordine, in ogni caso: serenità. La sola che consente davvero di affrontare questi frangenti in modo fecondo; momenti, tra l’altro, che sono fondamentali, ma non ancora risolutivi in chiave di successo della stagione

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