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24 Maggio, il punto sui PO Virtus

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Credo che la bella vittoria della Virtus Segafredo a Brindisi in gara 1 di semifinale abbia sorpreso un po’ tutti, non tanto per la vittoria in sé, quanto per come è arrivata. Nelle scorse occasioni di incontro la formazione di Vitucci era stata quella che in campionato aveva sistematicamente messo maggiormente in difficoltà gli uomini di Djordjevic, per la fisicità, l’aggressività del suo gioco, che può divenire simile ad un rullo compressore se la si lascia entrare in fiducia, come accaduto, appunto, in stagione regolare tra Segafredo e Happy Casa. Ieri sera, al contrario, proprio qui ha vinto la Virtus: non ha mai permesso agli avversari di mettersi in ritmo nel modo a loro più consueto. Ovviamente, la differenza l’ha fatta la difesa dei bolognesi, rognosa, arcigna per quasi tutta la gara, ma innanzi tutto fin dai primi minuti, una mezza novità in casa Virtus. Già il quintetto di avvio ne suggeriva l’indicazione: l’ingresso di Abass al posto di Belinelli o Teodosic la diceva lunga sull’impostazione che Djordjevic voleva dare alla partita, mentre dall’altra arte sembrava quasi che non ci credessero e stessero aspettando il momento in cui la roccaforte bolognese sarebbe crollata. Ma non è accaduto, nonostante una piccola flessione nel terzo periodo, lasciando letteralmente attoniti Harrison e compagni. A quel punto, è riapparsa la migliore versione di Teodosic, genio della pallacanestro che a questi livelli può solo elargire poesia cestistica, se il fisico lo sorregge. In questo senso, ieri Djordjevic non ha proprio sbagliato un colpo, anche nella gestione di uomini e minutaggi, prendendo anche decisioni inconsuete, rispetto a gare precedenti.
Ora, a questa Virtus Segafredo manca solo continuità in fase realizzativa se vuole provare a chiudere la serie con lo stesso piglio. Ieri troppi errori sia liberi da sotto che in campo aperto avrebbero potuto condure ad un ben atro risultato. Brindisi ha però sbagliato di più, indotta all’errore da una difesa granitica e alla lunga dalla incapacità di reagire a situazioni che, probabilmente, non si aspettava in quei termini.

È presto per valutazioni più impegnative, in generale nei play off è meglio vivere alla giornata, ancor di più con una squadra come questa Virtus mai definitivamente esplosa per quello che è il suo presumibile potenziale. Tuttavia ieri si sono viste cose interessanti, con ancora ampi margini di miglioramento sia sul piano del gioco di squadra che su quello della continuità di rendimento dei singoli. Ad esempio, considerata pure l’assenza di Tessitori, la squadra ha avuto davvero conferma di poter contare su un collettivo solido con l’aggiunta di due stelle di prima grandezza, naturalmente SanTeo e Belinelli, che se si accendono rappresentano quel qualcosa in più che alla lunga fa la differenza.

Domani si ricomincerà, al PalaPentassuglia, da uno 0-0; si può anche dire, retoricamente, che tutto deve ancora essere fatto. In verità, aver strappato il servizio all’avversario al primo turno è già, potenzialmente, un bel risultato. Ora la Virtus non deve sperperare quanto guadagnato ma, sì, anche chi non era poi così convinto – come pure il sottoscritto – ieri si è dovuto ricredere. Domani Brindisi muoverà un assalto all’arma bianca, questo è sicuro. Ci si aspetta, peraltro, una conduzione arbitrale che si dimostri un po’ più all’altezza del momento che sta vivendo il campionato. Ieri troppi fischi son parsi rivedibili, alcuni davvero incomprensibili, per non dire peggio. Questo è un problema di cui FIP e Lega devono assolutamente farsi carico, perché rientra negli ostacoli alla crescita che il movimento intero sta vanamente inseguendo da diversi anni a questa parte.

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